Tutti in un abbraccio
Il primo giugno, anche per promuovere il
primo dei suoi concerti in programma ad Ancona il giorno
quattordici dello stesso mese, Claudio
presenzia allo stadio Del Conero dove si svolge la partita fra la squadra
locale e il Venezia; la presenza di Baglioni porterà fortuna all'Ancona che
si assicurerà l'incontro e si spalancherà le porte dell'agognata serie A.
Di questi giorni è anche una pubblicazione editoriale essenzialmente
fotografica che si fregia del carattere dell'ufficialità: A tempo di
musica è un lussuoso libro di istantanee, curato e realizzato da Alessandro Dobici, noto fotografo da tempo collaboratore di Baglioni.
Il giorno precedente all'esordio del tour, Claudio presenzia all'Università
di Ancona dove si sottopone al fuoco di fila dei giornalisti e della nutrita
schiera degli studenti, accorsi numerosi a questa particolare "lezione".
Ciò che è comunque evidente, e che si può desumere sia dall'atteggiamento
del cantante che da quello della stampa e dei fan, è il sentimento d'attesa
"fremente" per uno spettacolo che promette di essere scoppiettante e
sorprendente. Del resto, quasi tutti i quotidiani nazionali riportano
notizie riguardanti quello che viene ormai da tutti definito come l'evento
musicale dell'anno.
E in effetti, ciò che si presenta alla vista dei convenuti allo stadio Del Conero di Ancona, la sera del 14 giugno,
è un allestimento impiantistico di grande effetto: il palco appena rialzato,
che come una grande portaerei grigia si estende in diagonale per tutta la
lunghezza del campo e copre una superficie complessiva di duemila metri
quadrati, è sontuosamente illuminato da 500 luci motorizzate e sovrastato da
ben 100 casse acustiche per una potenza misurata in duecentomila watt. Per
rendere possibile una tale realizzazione, cento persone hanno dovuto
lavorare ininterrottamente per quindici giorni interi.
Mentre gli spalti stanno ancora riempiendosi dei ritardatari fino a colmare
gli ultimi spazi rimasti e mentre l'imbrunire sta man mano celando alla
vista i contorni limitrofi dell'adriatico, annacquandoli in un'unica distesa
diafana, ecco che gli altoparlanti diffondono, puntuali e improvvisi, la
calda voce di Baglioni: il cantante, tuttavia, rimane ancora celato mentre
la sua voce elenca i nomi e i cognomi dei collaboratori e degli assistenti
in forma d'appello.
Poi, proprio nel momento in cui i mormorii d'eccitazione sfumano in un
silenzio carico d'attesa, una figura bianca e con la chitarra a tracolla fa
il suo ingresso sull'ampio terreno verde. Il primo boato di contentezza
lascia il posto a un fragile silenzio, subito rotto dalle prime note di 51 Montesacro. Baglioni compie un giro di campo in completa solitudine,
realizzando un lungo medley di alcuni dei suoi brani più famosi. Poi, a
seguire, l'inizio del concerto vero e proprio. Sul palco prende posto,
accanto alla consolidata band, un gruppo di quaranta musicisti preposti
all'accompagnamento orchestrale dei brani. Ma ciò che è inusuale, per una
manifestazione di questo tipo, è quello che si scatena intorno alla lunga
pedana: centinaia di artisti, infatti, si alternano in un divenire colorato
di azioni mettendo in scena un'allegra babele di danzatori, acrobati,
pattinatori e gruppi circensi, precedentemente selezionati da Pepi Morgia
e
Luca Tommassini.
Si anima, dunque, uno spettacolo multiforme che sarà necessariamente diverso
di serata in serata poiché questi gruppi verranno sostituiti da altri, di
generi ed espressioni diverse, nell'ambito delle tappe successive.
Soprattutto durante lo svolgersi della "prima", però, questa vivace
compagnia di artisti risulta ancora un po' disarmonica rispetto a ciò che
avviene sul palco: non c'è, infatti, piena rispondenza coreografica fra le
canzoni e le evoluzioni dei performer, che risultano piuttosto
improvvisate; del resto, non potrebbe essere diversamente, poiché il tempo
delle prove è stato davvero limitato.
Comunque, lo spettacolo rilascia le consuete, innumerevoli suggestioni, e si
dipana secondo una scaletta piuttosto consueta che trova spazio per brani
classici da un po' di tempo abbandonati nelle esibizioni live. La tappa di
Ancona è impreziosita dalla presenza di Andrea Bocelli che, con la sua
limpida voce tenorile, sollecita Baglioni nella piacevolissima Con tutto
l'amore che posso, concedendo agli astanti incantati soffici e reiterati
brividi d'emozione.
Nonostante gran parte della stampa racconti di un grande e fulgido successo,
all'indomani dello spettacolo, e paradossalmente proprio tra i fan più
fedeli all'artista, serpeggia qualche velata critica al suo indirizzo:
secondo costoro, Baglioni avrebbe fatto ricorso, in qualche occasione, ad
alcune "voci di supporto", utilizzate soprattutto nell'ambito delle canzoni
di nuova produzione, peraltro pochissime e inserite in rapida successione.
Interrogato sulla questione durante un'intervista radiofonica rilasciata
qualche giorno dopo al giornalista del Corriere della Sera Mario Luzzatto
Fegiz, però, Baglioni smentisce recisamente l'accusa, e dà appuntamento al
suo prossimo concerto: il leggendario stadio Giuseppe Meazza di Milano,
infatti, lo ospiterà di lì a poco.
Come lo stesso cantante aveva lasciato supporre, lo spettacolo di San Siro,
corroborato dal rodaggio anconetano, riesce decisamente meglio: Claudio
appare più allenato anche se, molto probabilmente, è l'intera acustica dello
stadio milanese a rispondere in maniera adeguata.
Unico neo dello spettacolo è la cornice quasi diurna nella quale si svolge
una buona parte dello spettacolo: l'inizio anticipato a causa delle
disposizioni comunali, infatti, non consente di godere appieno di una
coreografia che ha soprattutto nelle luci il suo riferimento principale.
Alle canzoni del nuovo album proposte durante la prima tappa (Sono io,
Tutto in un abbraccio, Grand'uomo, Mai più come te) si aggiunge una
spiritosissima interpretazione di Serenata in sol, con tutti i musicisti
allineati in fila a improvvisare una sorta di "trenino". È durante la
presentazione di questi brani che fa la sua comparsa Giovanni: il figlio di
Claudio si unisce con la sua chitarra a quelle di Paolo Gianolio e Danilo Minotti, al piano del mitico
Walter Savelli, alle tastiere di Luigi Boscariol, al basso di
Paolo Costa e alla batteria di Lele Melotti nell'accompagnamento musicale delle nuove canzoni.
Il coinvolgimento e l'entusiasmo del pubblico, stimabile intorno alle
quarantamila unità, raggiunge il diapason allorquando Laura Pausini, ospite
della serata, s'unisce al padrone di casa nell'esecuzione di una E tu...
nella quale gli acuti dei due cantanti sono fuochi d'artificio che accendono
lo stadio e scaldano anche i cuori più algidi.
Quando la serata si conclude con la sferzata di Via, l'entusiasmo è
incontenibile e il pubblico si scatena gioioso in un'onda anomala che stringe
lo stadio "tutto in un abbraccio".
Il 21 giugno Claudio fa il suo debutto
da commissario tecnico sulla panchina della nazionale cantanti, impegnata
allo stadio Giglio di Reggio Emilia nell'incontro benefico contro i piloti
per raccogliere fondi a beneficio dei bambini dell'Iraq.
Impeccabile, in un doppio petto scuro elegantissimo, sembra davvero un
"mister" votato al conseguimento della vittoria.
È di questi giorni, inoltre, la notizia che alle date del tour già in
calendario se ne aggiungerà un'altra da tenersi allo stadio Arena della
Vittoria di Bari il giorno 8 luglio.
Il giorno 23 è invece il turno dello
stadio Euganeo di Padova, dove nemmeno un violento acquazzone riesce ad
arrestare la crescente passione dei diciottomila accorsi: fortunatamente il
temporale è di breve durata e il concerto si può tenere senza grossi disagi.
L'ospite della serata è l'intramontabile Gianni Morandi, ancora capace di
stupire in una sublime interpretazione di Poster e della sua Un mondo
d'amore, entrambe cantate in coppia con Baglioni.
Qualche giorno dopo, la giuria del premio Lunezia, prestigioso
riconoscimento assegnato all'autore di canzoni con il più alto requisito di
intuizioni letterarie, annuncia la vittoria di Claudio Baglioni e del suo
Sono io, l'uomo della storia accanto. Il premio verrà consegnato alla metà
di luglio ad Aulla, in Lunigiana, e
precederà una breve esibizione del vincitore.
Il tour procede ormai speditamente, rastrellando consensi ovunque ed
entusiasmi assortiti: Firenze non fa eccezione e il
27 giugno convoglia un pubblico festante
che, abituato al pulviscolo d'orato dell'arte, è capace di cogliere ogni
sfumatura di uno spettacolo che dell'arte varia fa il suo esplicito
manifesto: in un Franchi quasi colmo, è Biagio Antonacci a fare da
comprimario nel seducente incedere di una Io me ne andrei e di una Se io,
se lei ritmate sino al parossismo.
Il giorno successivo, profilandosi ormai il concerto dell'Olimpico, Claudio
è ospite della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università La
Sapienza di Roma, dove risponde alle domande di studenti e convenuti.
Distillatore copioso di emozioni live, piazzaforte di quello che con un
termine botanico potremmo definire “habitat naturale" del pubblico
baglioniano, l'Olimpico apre i battenti a sessantacinquemila persone che
riempiono lo stadio della capitale nel caldo torrido del
primo luglio romano.
Il concerto nella sua città è sempre sentito in modo un po' particolare da
Claudio, tanto che qui egli non risparmia alcunché della sua inesauribile
vena d'artista. A detta di molti, in effetti, questo è lo spettacolo
nettamente migliore fra tutti quelli di quest'ultimo tour. Ciò che risulta
non riuscitissimo, tuttavia, è il momento dedicato agli ospiti: anziché
riservare lo spazio a uno dei suoi colleghi come in tutte le altre
occasioni, qui la passerella è concessa a un nutrito numero di personaggi
svariati, perlopiù indipendenti dal mondo della canzone. Se si esclude
Renato Zero, infatti, fanno la loro comparsa sul palco Leonardo Pieraccioni,
Fabrizio Frizzi, Roberta Capua, Clarissa Burt, Teo Mammuccari,
Enrico Brignano e Pino Insegno che danno vita a un'interpretazione un po'
cacofonica e confusa della sempiterna Poster. Le poche note rilasciate
dall'inconfondibile voce di Renato Zero, alternata per una sola strofa a
quella di Claudio, istillano in molti il rimpianto per quello che, se
prolungato, avrebbe potuto essere un duetto straordinario. Ad ogni modo,
anche questo momento di voluta confusione contribuisce a far crescere
l'entusiasmo, già alle stelle dopo il precedente intervento di Giovanni,
presenza ormai continua negli spettacoli itineranti del padre.
Agli scoppiettii di Via, che innescano il favoloso finale, si aggiungono
quelli altrettanto festosi dei fuochi artificiali che colorano la notte di
luci, rumori ed emozioni assortite.
Da segnalare, fra le centinaia di figuranti sulla scena, anche alcuni
tecnici di Canale 5, intenti a registrare l'evento per una prossima
programmazione televisiva.
Pochi giorni dopo (5 luglio) il concerto
va di scena in un altro dei feudi baglioniani: Napoli. Anche al San Paolo,
gremito da trentacinquemila persone, il cantautore dà prova di un
notevolissimo stato vocale e dipana una a una le consuete canzoni
affidandosi all'ormai collaudata scaletta. Questa volta, a costituire
suggestiva integrazione alla sua voce sono i controcanti "strumentali" e
ritmati dei Neri per caso che accompagnano Baglioni in Poster e in una
riuscitissima 'A città 'e Pulecenella.
Fila via liscio anche l'appuntamento pugliese di tre giorni dopo. Claudio è
molto affezionato a Bari, come dimostra l'ormai celebre intervento del
Petruzzelli risalente ad alcuni mesi prima: più di sedicimila persone, del
resto, ricambiano quell'evidente affetto tributandogli un'accoglienza
festante. Le tribune del Delle Vittorie sono macchiate capillarmente
d'arancione, il colore con cui il pubblico ha scelto di caratterizzare, dopo
il periodo giallo, rosso e blu, questi grandiosi spettacoli; l'ospite è Ron,
accolto calorosamente dai suoi corregionali sin dalle prime note di Amore
Bello, cui segue, sempre in duetto con il "padrone di casa", la splendida
Non abbiam bisogno di parole. Da segnalare che a pochi chilometri da
Bari,
presso il castello di Barletta, si sta svolgendo contemporaneamente il
concerto di Youssou N'dour, il celebre cantante africano molto amico di
Baglioni e con il quale, ai tempi di Oltre ci fu addirittura una
collaborazione artistica (Le mani e l'anima).
L'ultima tappa di questo ennesimo e faraonico girovagare per i grandi stadi
italiani spetta alla Sicilia e nella fattispecie a Catania. Il giorno
12 luglio l'Angelo Massimino ospita più di
venticinquemila persone, gremendosi al limite della capienza.
Anche nella città etnea, Baglioni stupisce ed esalta con il suo istrionismo
da "incantautore" per più di tre ore ininterrotte.
Così come la voce tenorile di Andrea Bocelli aveva inaugurato gli show, ora
quella sopranile di Filippa Giordano, che si esibisce in Poster e in una
stupefacente Fratello sole, sorella luna, li conclude, racchiudendoli in
un percorso di suggestiva liricità.
Dopo otto concerti colmi di musica, colori, atmosfere ed espressioni
artistiche di ogni tipo che hanno richiamato più di duecentotrentamila
spettatori da ogni angolo d'Italia, il sipario viene calato anche
sull'evento estivo che ha calamitato tanta parte della popolazione musicale
italica. All'orizzonte, tuttavia, come una promessa d'appuntamento lanciata
a innalzarsi contro il blu notturno del cielo, arriva la notizia di un tour
autunnale, stavolta da ambientarsi nei palasport di tutta la penisola. E
così, nella sera chiara d'emozione, da lontano arriva ancora, elettrica e
squillante, l'armonia di un prossimo suono di fanfara: il pubblico di
Catania può sfollare sereno andando incontro all'orizzonte scurito dalle
tenebre e ai gorgoglii spettacolari del suo vulcano. Il saluto sincero e
riconoscente di Baglioni alla sua gente contiene, ancora una volta, il dolce
sapore dell'arrivederci.
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