biografia
a cura di Luca Tempini

Introduzione
 
Prologo
 
L'ambiente
 
Le prime note... di giorno
 
I tentativi
 
Cantante professionista
 
Le canzoni stonate...
 
L'influenza del cinema
 
Ragazzo nell'est
 
Quella sua maglietta fina
 
I giri di Camilla
 
La consacrazione definitiva
 
Il sabato del villaggio
 
Solo in compagnia di sé senza chiedere il permesso...
 
Un nuovo disco e un discografico nuovo
 
Canzoni e una piccola (grande) storia che continua...
 
Alé-oó
 
La canzone del secolo
 
La vita è adesso, il sogno, sempre
 
D'Assolo continuerò
 
Un trovatore perso un cantastorie muto
 
OLTRE
 
Appunti sparsi su quel che c'è
 
Sempre lo stesso, più grigio ma non domo
 
L'anima nuova di Claudio
 
Da me a te e dalla città allo stadio: un progetto lungo un sogno
 
Giri di "valzer" per un viaggiatore
 
Di nuovo "in viaggio" per sapere cosa c'è laggiù...
 
Sogno di una notte di note
 
Come per incanto
 
I concerti irregolari
 
L'uomo della storia accanto
 
Tutti in un abbraccio
 
'O scia'
 
Da cantautore a commendatore
 
Finale in... crescendo
 
Titoli di coda
 
Bibliografia e testi
 
Credimi, CREDITI
 

Giri di "valzer" per un viaggiatore

L'inizio del 1999 vede l'attribuzione a Baglioni del terzo posto (dietro Vasco Rossi e Ligabue) nel premio per il miglior tour dell'anno, ma è anche caratterizzato da un silenzio di notizie cui i seguaci di Claudio non erano più abituati da tempo. Anche la rassegna sanremese del febbraio successivo, nonostante le ricorrenti e insistenti voci, si svolge senza alcuna partecipazione né collaborazione fattiva da parte sua.

Abbiamo quindi notizia di un concerto privato tenutosi presso il teatro romano di Fiesole, il 2 giugno, dove il nostro tiene uno spettacolo al termine del congresso nazionale cardiologi ospedalieri, svoltosi nella vicina Firenze. Gli spettatori sono appunto costituiti dai 2500 medici lì convenuti.

È solo nel successivo giugno che egli si ripresenta in pubblico: lo fa il 7 dello stesso mese per promuovere una serata al Teatro dell'Opera di Roma, dal titolo emblematico di Loro sono là; i proventi del concerto saranno devoluti ai bambini dei Balcani, vittime di guerre reiterate e fratricide.
Già il titolo, che rammenta una delle sue più inusuali canzoni, lascia presagire una serata particolare, all'insegna dell'intimità e del privilegio riservato a pezzi meno famosi: la scaletta si sviluppa infatti attraverso molte canzoni mai eseguite prima fra cui Pace, Il pivot, Cincinnato e la stessa Loro sono là.
Claudio è solo sul palcoscenico e alterna il suono melodico e cadenzato del suo pianoforte gran coda a quello più sanguigno e frenetico della chitarra classica.
Il risultato è un concerto splendido, realizzato in una cornice straordinaria e adatta, per acustica, scenografia e intenti a valorizzare oltre ogni misura la voce particolarmente vibrante, calda e corposa di un grandissimo Claudio Baglioni. All'uscita del teatro gli spettatori, siano essi fan accaniti o semplici ammiratori, appaiono estasiati e toccati nel profondo dall'intensa performance tenuta da un artista che si offre ormai totalmente e completamente al suo pubblico in delirio. Molti sono quelli che si chiedono come mai l'artista non destini a quelle sedi, che sembrano davvero la sua cornice ideale, le prossime esibizioni dal vivo.

Di lì a pochi giorni, per l'esattezza il 12, Claudio dà quindi appuntamento ai suoi "clabber" per il 5° raduno, tenutosi al Cinecittà Village. Quello che presenta agli associati, convenuti a Roma in un pomeriggio di calura estiva soffocante, è uno spettacolo ancora una volta denso di sorprese e imperniato, visto anche il luogo nel quale si svolge, su un meccanismo simile a quello della consegna degli Oscar cinematografici; infatti egli presenta tre canzoni candidate per ogni categoria, accennandone il ritornello: da esse trae la vincitrice, in un evidente gioco di assimilazioni al mondo cinematografico. Così Quanto ti voglio ottiene il riconoscimento per il miglior soggetto, Acqua dalla luna per i costumi, Notte di note per la fotografia, Gagarin per il miglior attore e così via.
Dalle quattordici e trenta sino al tramonto, Claudio regala un intrattenimento davvero straordinario per continuità e piacevolezza, alternandosi a sei gruppi musicali tra i quali i Chiodo fisso, band nella quale figura anche il figlio Giovanni.

È quindi la piazza Vittorio Veneto di Torino a vederlo protagonista dei festeggiamenti per il Centenario della Fiat che si svolge il 25 luglio nel capoluogo piemontese.

Poi, un improvviso silenzio che lascia presagire l'elaborazione e la definizione del nuovo disco ormai alle porte; in effetti, all'inizio del successivo ottobre, tutti i principali giornali annunciano la presentazione di tale lavoro che verrà fatta direttamente dall'autore durante la giornata di sabato 30, negli hangar di quattro aeroporti italiani: Firenze, Milano, Napoli e Catania. Solo successivamente si apprenderà la ragione di questo strano battesimo: la canzone che inaugura l'opera si intitolerà, infatti, Hangar.
Tra l'altro, per promuovere il disco, viene organizzato un bizzarro concorso con la collaborazione di una nota azienda di telefonia mobile: collegandosi a un dato numero verrà proposto un enigma da risolvere: fra tutti coloro che forniranno l'esatta risposta, verranno estratte duemila persone: esse saranno invitate a partecipare alla presentazione del disco prevista, come si è detto, negli hangar dei vari aeroporti.

Alcuni quotidiani fanno anche riferimento a un progetto cinematografico che potrebbe vederlo addirittura attore protagonista in un cortometraggio ispirato ai temi del disco. Progetto che, seppur vagheggiato dallo stesso Baglioni, è però destinato a non avere un seguito pratico.

A una decina di giorni dalla data prevista per la presentazione, si rende ufficialmente noto che il titolo del disco è Viaggiatore sulla coda del tempo e che dal 20 ottobre sarà possibile ascoltare un breve frammento di uno dei brani: esso viene associato allo spot pubblicitario di quello stesso marchio telefonico che aveva sponsorizzato il precedente concorso e che, pare, finanzierà anche la giornata negli aeroporti.
A seguito di questo accostamento promozionale, sono in molti a storcere il naso poiché non intendono accettare che il volto del proprio beniamino sia associato a un prodotto da mettere in vendita. Tuttavia, la moderna progettazione del marketing e la realizzazione di progetti di ampia portata non possono obiettivamente più prescindere dal mondo pubblicitario: Baglioni lo comprende immediatamente e si adegua a una nuova frontiera pionieristica che di lì a qualche mese coinvolgerà moltissimi dei suoi colleghi.

Così, dapprima in lieve sottofondo, poi in maniera sempre più esplicita e chiara, il suddetto spot lascia distintamente ascoltare una melodia piuttosto orecchiabile, accompagnata dall'inconfondibile voce di Claudio che fa da colonna sonora alle evoluzioni ammiccanti della modella australiana Megan Gale. Tale tema musicale si rivelerà poi essere quello del ritornello della canzone guida dell'album, Cuore di aliante.

Fra una rivelazione e l'altra si apprende che il disco uscirà per la metà di novembre, lo stesso mese nel quale è stata finalmente fissata l'attuazione dello spettacolo televisivo, che vedrà Fabio Fazio ancora accompagnato, come in un remake di Anima Mia, dal nostro cantautore. Si divulga anche notizia dell'improvviso cambiamento del titolo di tale show, che si chiamerà ora L'ultimo Valzer, riprendendo il nome di un film di Martin Scorsese.

Come dettagliatamente anticipato e promesso, intanto, Claudio opera un'estenuante spola fra gli hangar dei quattro aeroporti, nel giorno previsto, muovendosi a bordo di un ATR42.
Ad attenderlo, nei capannoni allestiti per l'occasione, cinquecento privilegiati che possono ascoltare da vicinissimo, in anteprima e in versione integrale, la registrazione dell'album. Tuttavia il cantautore non si limita al puro ascolto dei pezzi ma li spiega uno per uno e, alla fine, si esibisce anche in alcuni brevi frammenti "live" di successi precedenti.

Il giorno successivo, domenica 31, Baglioni si dedica invece a privilegiare i clabbers, anch'essi chiamati al preascolto del disco. Tale manifestazione ha luogo presso il Palaghiaccio situato nel comune di Marino in provincia di Roma. Qui, oltre all'ascolto delle canzoni, egli opera un vero e proprio concerto, fra canzoni consuete e altre meno comuni.

Claudio, dunque, spiega compiutamente davanti ai suo fan più affettuosi la struttura del nuovo lavoro: esso è, tanto per cambiare, un altro concept album, dove l'io narrante è un "viaggiatore eterno" che decide di diventare tale dopo troppo tempo di titubanze paurose, di "rimessaggi nell'hangar". Egli trova la forza di lasciare le sue certezze per gettarsi nel difficoltoso vortice della vita, su una strada che lo spinga a darsi nuove risposte. È un cammino attraverso il tempo e la sua dimensione inafferrabile, il completamento in proiezione futura di quella trilogia iniziata con la trattazione "dello ieri" di Oltre e proseguita con quella "dell'oggi" in Io sono qui. La dimensione del "viaggiatore" è decisamente onirica e determina una trama che si intreccia a flashback di memoria. Il risultato è quello di un disco certamente di non immediata acquisizione che si svolge, in buona parte, nella dimensione immaginaria. L'intento è proprio quello di non presentare un prodotto pronto al consumo ma piuttosto da capire e scoprire a poco a poco, dopo vari ascolti. I pezzi sono anche difficili da interpretare tanto che lo stesso cantante ha varie volte detto, più o meno scherzosamente, di essersi arrabbiato con il suo alter ego di autore per queste difficoltà interpretative.
In effetti si tratta di un lavoro piuttosto complesso, pieno di citazioni letterarie e filosofiche che tuttavia non appesantiscono ma definiscono l'atmosfera dell'opera, cesellandola. I testi sono molto ricercati, sia nella costruzione sintattica che in quella formale e, come per i due lavori precedenti, si fa spesso ricorso all'uso adeguato di simbolismi e metafore. Sebbene la ricercatezza quasi esasperata di termini ed espressioni stilisticamente eleganti tolga un po' spazio alla continuità della trama, l'impalcatura del progetto pare comunque essere sostanzialmente chiara e concettualmente approfondita.
Molto spazio è concesso alla melodia e la cura del suono pare essere davvero maniacale: è la musica che detta i tempi delle canzoni, obbligando la composizione testuale ad adeguarsi nei tempi e negli spazi da essa definiti. Una musica che mai come ora è miscellanea di toni acustici e sintetici, spesso vicini alla sperimentazione per quanto appaiono azzardati e portati all'esasperazione. Ne escono comunque melodie ampie, circolari, chiare come disegni di maniera, che si muovono su un impianto ritmico intessuto di intrecci: dall'oriente al mediorente, dal latino all'hip hop, dal pop italiano alla citazione celtica. I meriti di tali, originalissimi risultati sono anche da distribuire agli arrangiatori del disco: Corrado Rustici e Paolo Gianolio.

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Come si è già detto la canzone d'inizio si chiama Hangar. Il viaggiatore è come parcheggiato nel grande garage, in attesa di decidersi a partire verso la ricerca. Tuttavia per farlo deve riuscire a rinnegare persino sé stesso, lasciare ogni cosa che ha, abbandonare la donna che ama. E la scelta è dolorosa ed esistenziale, il suo dubbio logora l'anima, strugge la mente, si scontra con la volontà. Ma il desiderio si è fatto troppo pressante e la sopportazione della monotonia ha ormai tracimato il bicchiere della pazienza: "il ruvido bisogno" di incamminarsi è pressante e non più rimandabile. Il brano tratteggia frammenti di profonda e acuta insoddisfazione dell'essere, e manifesta un disagio cupo del vivere quotidiano. Tale esasperante difficoltà è sottolineata da un'incessante e quasi ossessiva cadenza regolare del ritmo che si ripete continuamente durante il dipanarsi delle strofe. La musica parte quasi in sottofondo per poi aprirsi in ampi profluvi di melodie, seguendo uno schema piuttosto tipico dell'ultimo Baglioni. Davvero degna di nota la costruzione poetica del verso "Tu sei la sola cosa nobile dei miei giorni plebei" che sembra ricalcare l'impronta letteraria della lirica greca.
 

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L'uomo decide allora di compiere quella metamorfosi in viaggiatore che gli è obbligatoria per colmare la voglia di nuovi orizzonti: Un mondo a forma di te è la destinazione finale, l'isola di utopia, il sogno smisurato che non è possibile realizzare ma ch'è necessario concepire per fare piccoli passi avanti verso la sopravvivenza quotidiana. Il brano esprime anche tutta la dolorosità del distacco, vero grimaldello lirico che dà corpo e spessore alla canzone. La penna con cui il futuro viaggiatore spiega alla sua donna le ragioni della partenza, diventa "punta di spada a doppio taglio", strumento di stimolazione di un dolore che non è solo fornito ma anche ricevuto da chi la adopera. Egli dispiega le ragioni di una partenza inevitabile e non imputabile a lei, ma a un mondo dominato dall'egoismo che non è più possibile sopportare, dominato com'è dalle ingiustizie perpetrate sempre e solo a danno dei più deboli. Lo scopo sarà proprio quello di provare a riportare se stesso e quante più altre persone sarà possibile coinvolgere "sulla rotta del cuore". In questo senso il viaggio si realizza proprio attraverso il disco medesimo, che diviene strumento di sensibilizzazione verso tematiche di militanza antirazzista e d'intolleranza verso il dominio universale dell'economia.
Il testo si dispiega attraverso suggestive alternanze metaforiche di ampio respiro poetico ("e intinsi dentro il blu la punta di una spada", "viviamo come zebre poi, rinchiusi dietro gli steccati, illusi di sembrare dei cavalli bianchi") che si snodano su una melodia piuttosto regolare e contraddistinta da un certo "soft pop".
 

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Sì io sarò è la prima vera tappa del viaggio che si dimostra, all'inizio, entusiasmante ed "esagerato". Esso è quasi caratterizzato da una dimensione epica, addirittura omerica: qui si distingue a chiare lettere la voglia dell'estremo, dell'impresa temeraria, della volontà di riuscire a stupire se stessi. C'è anche la necessità di ritrovare la "giustizia naturale", che si è contaminata, nel corso degli anni, a causa delle "bugie dei codici"; essi hanno spesso ipocritamente distinto il bene dal male e confuso la legge con la giustizia. L'uomo acquista una consapevolezza che lo porta a comprendere quanto sia terapeutica la ricerca e la determina come elemento fondamentale del viaggio; più ancora del ritrovamento di ciò cui essa anela di scoprire. La musica è ripresa da quella Koinè, composta qualche tempo prima e presentata al World Food Day Concert e rivela successioni di melodie particolarmente "aperte" alla cantabilità baglioniana.
 

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Ormai partito definitivamente, il viaggiatore rivolge tuttavia un pensiero ardente alla sua "Domani", la donna di ieri che, come spiega lo stesso nome attribuitole, egli cercherà di rincontrare in un futuro prossimo. Ne esce una canzone piacevolmente sinuosa, forse l'unica permeata di uno spirito "leggero" e incline a ricalcare alcune peculiarità dei vecchi successi. Stai su è infatti una canzone d'amore in piena regola, che si svolge con lo schema tipico della "preparazione" e si rilascia quindi in un ritornello classico. L'innamorato rassicura l'amata di credere ancora nella loro storia nonostante la lontananza fisica che li divide, poiché il ricordo e l'idea conservata da ciascuno spingeranno entrambi a ritrovarsi. Segnaliamo la citazione letteraria "se del domani no, nessuno ha la certezza" evidentemente mutuata dalla celebre poesia di Lorenzo de' Medici.
 

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Anche la successiva Caravan, complice una musica particolarmente allegra e abbastanza orecchiabile, pare essere brano dotato di una certa leggiadria. In realtà però, il testo rivela riflessioni abbastanza approfondite circa il significato dei ricordi e la valenza che si è soliti attribuire loro nella memoria: si vorrebbe predisporre un filtro che permetta di elaborare solo quelli piacevoli, finendo con lo scartare quelli che si rammentano come più difficili e meno buoni; tuttavia subito ci si arrende all'impossibilità di operare in questo senso e si finisce con l'accettare qualunque cosa come un ricordo di vita vissuta e la si lascia entrare a bordo a proseguire il viaggio con noi. Si comprende che qualsiasi cosa che sembra appartenerci, sia pure il più inutile degli oggetti, ci crea invece dipendenza, ci suggestiona e ci influenza fino a farci rendere conto che siamo noi stessi a essere loro proprietà. E che, in ultima amara e reale analisi, essi finiranno per sopravviverci. Questo pezzo doveva anche fungere da sigla finale allo show L'Ultimo Valzer, ma successivamente si decide di abbandonare l'idea e lasciare la sola Cuore di aliante come unico inedito estratto dal nuovo CD da cantare durante la trasmissione.
 

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Nell'intensissima e difficoltosa Mal d'universo, contornata da una musicalità allo stesso tempo avvolgente e istericamente oppressiva, il viaggiatore palesa tutta la sua incertezza improvvisa dovuta alla convinzione di aver preso una strada sbagliata e di non poter nemmeno rientrare; di essersi perduto nell'immensità dell'universo e di non aver più punti di riferimento con cui orizzontarsi. Fa dunque appello al ricordo di "Domani" affinché ella possa guidarlo e indirizzare i suoi sensi intorpiditi per potersi nuovamente ritrovare. Come Beatrice per Dante, il ricordo di "Domani" è la salvezza del Viaggiatore e gli consente alfine di poter uscire dall'impasse nella quale l'immaginazione l'aveva portato e di giungere direttamente alla scoperta, alla comprensione, alla rivelazione di sé e del tutto.
 

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Nonostante il fiume della conoscenza abbia irrigato la mente del nostro protagonista, egli si riscopre solo e ha la necessità di potersi mettere in contatto proprio per poter divulgare questo nuovo entusiasmo. La storia offre l'espediente per parlare della comunicazione e delle sue nuove strade telematiche nelle quali sembra quasi possibile toccarsi. Qui il contatto che si può ottenere è solo virtuale e potrebbe essere anche dolosamente falsato dalla volontà di uno dei due interlocutori o addirittura di entrambi. "Chissà se il cosmo chiuso dentro le tre doppie vu è verosimile o è un facsimile"? Chi c'è in ascolto offre una riflessione sulla nuova frontiera telematica e le sue prerogative evolutive ma anche sulle sue distorsioni connesse. Dotata di una melodia particolarmente coinvolgente, strutturata a fasi di ampi ritornelli "aperti" essa risulta essere fra i brani più facilmente assimilabili dell'intero lavoro.
 

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Giunto alla metà della sua strada il Viaggiatore accusa dunque momenti difficoltosi e denuncia una solitudine evidente; è tempo di bilanci, di valutazioni su tutto il viaggio della vita, su Opere e omissioni sostenute. Egli si strugge di pensieri gravi e tratteggia recriminazioni evidenti; comprende che a pesargli davvero, nell'analisi del bilancio della vita, non sono tanto le opere compiute e nemmeno quelle che non si sarebbero volute compiere; sono piuttosto quelle non realizzate a definire il rimpianto più doloroso e indigesto. Il brano sembra essere fra i più autobiografici e sentiti del disco: dotato di passaggi musicalmente portentosi che determinano un'atmosfera particolarmente suggestiva e fanno leva su di un incedere melodico crescente, esso definisce frammenti testuali che regalano una chiara efficacia narrativa e un grande vigore estetico. Curiosa la strofa "come un artista d'arte varia che sul finale arranca", evidente richiamo alla definizione polemica con cui Vasco Rossi lo apostrofò ai tempi della esibizione dell'Olimpico.
 

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Altra canzone dalle sfumature decisamente filosofiche è la struggente Quanto tempo ho, che versa inquietudini straripanti: essa denuncia l'ansia umana sugli interrogativi che circondano la vita, sull'impossibilità di conoscerne gli sviluppi. "E intanto vivo un'esistenza senza data di scadenza su": è questa la reale angoscia dell'esistenza: non conoscere il momento della sua fine e non poter sapere se ciò che si intende compiere in futuro potrà venire ultimato. Caratterizzata da una musica pressante che sottolinea compiutamente gli elementi drammatici del testo, essa definisce forse il momento più difficoltoso e buio di tutto l'iter del nostro Viaggiatore.
 

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Ormai per strada da troppo tempo, il nostro protagonista accusa nostalgie crescenti: quella più opprimente e insopportabile è quella della sua donna che vorrebbe presto raggiungere. Egli comincia allora a vagheggiarne il ricordo, idealizzandola e dando contorni sfumati a un'immagine che diviene musa ispiratrice e "Grazia" dispensatrice di effluvi dolci e terapeutici. Ella diviene così icona della bellezza femminile, centro di un universo costituito dalla dolcezza. Questo è il principale soggetto della bellissima A Domani. Il testo tratteggia espressioni diafane e si concede a piene mani all'esercizio estetico della poesia. La donna è dunque ormai divenuta quasi irreale, è una figura che può conformarsi a tutte le donne, ideale supremo di una femminilità totalizzante modellata sulla perfezione ideale e sull'esempio della scultura classica "fidiana". Il tema musicale è finalmente sereno e rilassante, a richiamare elementi principalmente melodici che si esaltano nel ritornello.
 

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Con Cuore di aliante termina il viaggio. Tuttavia quel ritorno che si immaginava esattamente circolare e che si pensava potesse congiungere precisamente la fine con l'inizio non può avvenire poiché il ritorno si realizza sì nello stesso spazio e nel medesimo modo, ma in un tempo diverso, concedendo alla sua dimensione un carattere più "a spirale" che circolare. L'uomo si rende allora conto che è impossibile poter cavalcare il tempo e raggiungerlo. Al massimo si può riuscire a vederne furtivamente la coda. Per difenderci dal suo trascorrere ineluttabile è dunque opportuno calarsi sul piano dell'illusione e batterlo a colpi di fantasia, utilizzando la musica, l'arte, l'immaginazione o qualsiasi altra risorsa ciascuno sia in grado di utilizzare. Pezzo pieno di citazioni filosofiche (concetti presocratici e platonici), quella che diventa la canzone guida dell'album fa leva su una musica che varia continuamente e che si dimostra davvero trascinante e ben strutturata.
 

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Seppure la canzone precedente chiuda "il viaggio sulla coda del tempo", resta tuttavia un ultimo brano che si discosta in maniera netta dal tema: A Cla'. Esso appare completamente diverso anche per la struttura costruttiva e formale, poiché il testo è immediato e discorsivo, lontano dai presupposti delle poetiche precedenti. È un dialogo serrato fra il Claudio adulto e il Cla' bambino, nel quale l'uomo maturo sembra evidentemente rimpiangere l'ingenuità di un infanzia semplice e, forse proprio per questo, ancora assolutamente felice. L'elemento musicale muta a seconda della sceneggiatura, sottolineando con un crescente davvero emozionante le parti più significative.
 

A distanza di pochi giorni dall'appuntamento di Marino, esattamente venerdì 5 novembre 1999, Claudio esordisce in prima serata accanto a Fabio Fazio con lo spettacolo L'ultimo Valzer. Lo show è imperniato sul nuovo millennio. C'è grande attesa per il debutto che è annunciato da settimane e ha il sapore dell'evento. La Rai ha davvero investito grandi risorse, a cominciare da uno studio avveniristico progettato da Gae Aulenti. Le attese e le aspettative sono enormi anche perché Baglioni presenta pubblicamente per la prima volta la sua Cuore di aliante. La prima puntata scivola in effetti via piacevolmente, fra interventi esilaranti di un effervescente Teocoli, la conturbante bellezza di Viviana Greco e un buon contenitore di musica, reso prezioso dai vari artisti che si esibiscono con Claudio. Da Year of the Cat con Al Stewart, a Sotto il segno dei pesci con Venditti, da una struggente versione de I vecchi con Samuele Bersani a Get Back nell'epilogo con i Pooh. Divertentissimo è poi il farsesco finale strutturato con una parodia di Enzo Biagi interpretato da Fazio, alle prese con una surreale intervista al nostro cantante.
Tuttavia i commenti della critica, il giorno successivo, non sono particolarmente lusinghieri, né lo è la rivelazione degli indici di ascolto che penalizzano la trasmissione a vantaggio della concorrente Fininvest, Scherzi a parte. In effetti L'ultimo Valzer non è particolarmente agile, né presenta la stessa originalità della precedente Anima mia con cui viene inevitabilmente confrontata. Inoltre ora la parte riservata alla musica è molto più seria e continuativa rispetto al programma sugli anni '70. Si punta decisamente, in sostanza, su una qualità che in prima serata difficilmente produce sempre risultati clamorosi, a maggior ragione quando deve confrontarsi con un programma di storico successo e di matrice popolare come Scherzi a parte. Lo stesso Claudio non è esente da critiche piuttosto dure che fanno leva sul suo atteggiamento "divistico" e su una presunta difficoltà vocale. Gli stessi fan, del resto, sono disturbati dal fatto che, dopo l'esibizione dell'Olimpico, anche il ritornello della Cuore di aliante interpretata in studio sia evidentemente in playback.
Lo spettacolo prosegue tuttavia all'insegna della massima professionalità, per tutte le sei puntate previste (5 novembre, 12 novembre, 19 novembre, 26 novembre, 3 dicembre e 17 dicembre) non riuscendo a raggiungere punte di ascolto elevatissime ma restando fedele alla sua concezione originale: a margine è anche opportuno ricordare dei dissapori palesati da Baglioni nei confronti del primo regista che poi verrà sostituito, nonché dello stesso Teocoli che deciderà di non portare a termine il programma stesso. Ad ogni modo ricordiamo momenti musicali intensissimi e particolarmente emozionanti quali Questo piccolo grande amore con Claudia Cardinale, Chi fermerà la musica ancora con i Pooh, Il mare d'inverno con Loredana Bertè, Io me ne andrei con Carmen Consoli, Il battito animale con Raf, Strada facendo con Irene Grandi, Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers con Paolo Villaggio, Domani è un altro giorno con Ornella Vanoni, 04/03/1943 con Lucio Dalla, Oggi sono io con Alex Britti, Quante volte con Alex Baroni, Una lunga storia d'amore con Gino Paoli, Canzone intelligente con Cochi e Renato, Amore bello con Paola e Chiara, Io che amo solo te con Paolantoni, Le ragazze di Osaka con Eugenio Finardi e La forza dell'amore con Enzo Jannacci.
Nonostante L'ultimo Valzer non sia stata in effetti una trasmissione "cult", non crediamo sia possibile liquidarla come trasmissione fallimentare solo per il fatto che non ha conseguito i risultati clamorosi che servivano per risultare vincitrice assoluta della stagione televisiva. Questo soprattutto perché, se non altro, essa ha cercato di battere una strada originale e, laddove non è riuscita, ha comunque dispensato a piene mani il gusto sempre particolarmente ardito della sfida alla qualità.

Il 12 novembre, intanto, esce in tutti i negozi di dischi Viaggiatore sulla coda del tempo, che presenta una copertina apribile e un Baglioni in primo piano in posa plastica. I colori tendente al verde-azzurro e l'ambientazione quasi lunare ripercorrono le atmosfere surreal-futuristiche già ritrovate nello studio dello show televisivo. L'interno è costituito da una sequenza di fotografie nella stessa direzione cromatica della copertina che ritraggono oggetti antichi dotati di accessori moderni, quasi a voler suggellare una sintesi fra passato e futuro. Inoltre il disco contiene anche una parte multimediale a cui si può accedere direttamente risolvendo un quesito che rivela l'ennesima password. In questa sezione c'è una dettagliata spiegazione della storia che sta dietro alle varie canzoni.
Il disco si avvale inoltre di insigni partecipazioni nazionali e internazionali nelle esecuzioni strumentali, quali quelle di Corrado Rustici (chitarre, tastiere e programmazioni) di Benny Rietveld (basso), di Steve Smith (batteria), di Luciano Luisi (piano), di Luca Rustici (programmazioni), di Paolo Gianolio (chitarre, basso, tastiere), di Gavin Harrison (batteria), dello stesso Baglioni (piano, tastiere), di Lola Feghaly, Moreno Ferrara, Antonella Pepe e Silvio Pozzoli (cori).

Dopo poche settimane il prodotto ha già venduto più di 300.000 copie ed è balzato in testa alla classifica dove, per varie settimane, rimane ai primissimi posti. Nel corso dei mesi successivi il CD arriva a contare sino a 600.000 copie vendute, riscuotendo il solito grande successo.

Considerando queste ultime cifre è quantomeno grottesco, come fa qualche giornalista particolarmente critico, considerare l'esistenza di un "caso Baglioni" come se l'artista fosse invischiato in chissà quali crisi artistica: in realtà il grande successo accumulato in trenta lunghi anni di carriera ha suscitato in qualche "avversario" sentimenti di naturale invidia e rivalsa. Così alla prima occasione di successo soltanto parziale, per altro conseguito in campo televisivo e quindi su terreno non prettamente inerente al suo margine professionale specifico, qualcuno scrive di "flop artistico", di "viale del tramonto", di "successo esaurito", ecc. La risposta ai detrattori sta, come al solito, nel successo delle vendite e nell'entusiasmo senza fine di tre generazioni di pubblico che si apprestano a seguirlo nuovamente e a stupire ancora per voglia, numero di partecipanti e tracimante affetto la stessa stampa, tutti gli addetti ai lavori e addirittura, come lui stesso avrà a più riprese modo di dire, il cantautore medesimo.

Una prima immediata smentita a coloro che credono di intravedere un calo di popolarità del nostro è offerta dalla notte dell'ultimo dell'anno, nella quale egli è chiamato a presenziare nel corso della Notte del millennio, addirittura in piazza S. Pietro. Accanto agli Harlem Gospel Singers e ai Pueri Cantores, Claudio si esibisce con il suo gruppo nel gelo pungente di uno scenario splendido per atmosfera scenografica e implicazioni spirituali. Il pubblico è numerosissimo, nell'ordine di svariate decine di migliaia e costituito da pellegrini, turisti e appassionati di musica, senza che l'appartenenza a una categoria debba per forza di cose escludere l'altra. Claudio interpreta alcune delle sue liriche più adattabili al contesto, da Ninna nanna nanna ninna a Noi no a Fratello sole sorella luna, introducendo il momento solenne della benedizione papale "Urbi et Orbi" di mezzanotte. Poi accompagna gradualmente il finale della serata che verrà ricordata come un vero e proprio evento nel quale musica popolare e sacra si sintetizzano a conciliare la stessa unità d'intenti e avallare il rispetto dei valori umani. Presumibilmente davvero il modo migliore per terminare un millennio colmo di successi e cominciarne uno nuovo, altrettanto copioso.