L'ambiente
È davvero difficile, e forse tecnicamente scorretto, iniziare una biografia non
cominciando dal primo vagito del protagonista: eppure, per questa volta, mi è
parso opportuno principiare questa cronaca partendo prima ancora della nascita
del protagonista poiché a lui stesso, in più d'una occasione e con toni sfumati
di poesia, è piaciuto di ricordare quasi nostalgicamente l'episodio del suo
concepimento "marino".
Tuttavia, per raccontare e far comprendere un avvenimento, è forse necessario
ricorrere al circostanziare delle date esatte. E la prima, forse più importante,
che annotiamo in questo inizio di percorso dietro il nostro "viaggiatore" è,
inconfutabilmente, quella celeberrima del sedici maggio
millenovecentocinquantuno, giorno in cui, nell'ufficio dell'anagrafe del comune
di Roma, viene registrato l'atto di nascita di Claudio Enrico Paolo Baglioni,
figlio del sottufficiale dei carabinieri Riccardo e della di lui consorte,
Silvia Saleppico.
Le cronache "agiografiche" più o meno
affidabili descrivono la famiglia di Claudio come il prototipo del nucleo
famigliare classico del quartiere Montesacro: questa, come quella di Centocelle
(rione in cui i Baglioni si trasferiscono di lì a qualche anno) è una periferia
un po' dimenticata, ai margini della grande città, nella quale è necessario
applicarsi sul quotidiano e dove i grandi dibattiti ideologico-politici del
periodo non hanno troppa presa sulla gente.
È un mondo, questo, fatto di semplice "sopravvivenza urbana", una realtà nella
quale, come detto, non è facile riuscire a interessarsi di ciò che accade oltre
il "limes" strutturale di questa periferia.
È tuttavia importante rimarcare che la crescita del giovane Claudio viene
influenzata anche da un altro ambiente "geografico", diametralmente diverso e
assolutamente distante, anche dal punto di vista dei rapporti sociali, da Montesacro: quella campagna umbra di cui i genitori del nostro sono originari e
verso la quale, molto spesso, destinano le loro "gite fuori porta", per far
visita ai parenti rimasti.
Questo è un teatro di grandi spazi aperti, di aria da respirare a pieni polmoni,
di gente contadina che sviluppa condizioni continue di interscambi con il
prossimo. Un ambiente tipicamente agreste insomma, con tutte le connotazioni di
apertura verso la natura e il suo svolgersi ciclico che evidentemente rimarrà
pienamente radicato nel ricordo del ragazzo, anche per la sua stridente
diversità con l'estrazione di provenienza.