Da me a te e dalla città allo stadio: un progetto lungo un sogno
Ed eccoci dunque al 1998: anno fertile e controverso di idee e progetti
ambiziosi, di grandi risultati artistici ma anche di feroci e scomode polemiche:
tutto sommato un periodo da ricordare come fra i più intensi e produttivi di
tutto il percorso professionale di Claudio.
Esso inizia, in
effetti, in tutta tranquillità, con un concerto realizzato per un progetto
umanitario: promuovere fondi per concedere strutture mediche, sportive e
sanitarie agli adolescenti del Nisida Futuro Ragazzi, giovani con difficoltà sociali che faticano
nell'inserimento del quotidiano. Il 26 gennaio quindi, Baglioni è impegnato al
Teatro Augusteo di Napoli con l'ennesima delle manifestazioni benefiche.
Tuttavia, solo in primavera egli
ritorna a far parlare di sé in maniera prepotente poiché il suo nome si lega,
un'altra volta, a un importante evento di carattere sportivo: il
1998 infatti,
coincide con il centesimo anno di nascita dalla costituzione della F.I.G.C., la
Federazione Italiana Giuoco Calcio; in questo stesso anno sono anche in
programma i Campionati del mondo da disputarsi in Francia: per festeggiare
ricorrenza ed evento insieme, dunque, detta Federazione gli commissiona un inno
che possa accompagnare le imprese della nazionale azzurra e incorniciare un
secolo di imprese sportive.
Così il 22 aprile, in occasione della partita amichevole
Italia – Paraguay,
Claudio si esibisce sul terreno dello stadio Tardini di Parma, accompagnato
oltre che dai suoi strumentisti, anche da un'orchestra di quarantacinque
elementi, nell'inedito Da me a
te.
Certamente, al primo ascolto, la canzone stupisce; lontanissima dal ritmo
cadenzato e dai toni di marcia a metà fra il marziale e l'allegro da cui simili
composizioni non prescindono mai, il brano non è né orecchiabile musicalmente,
né immediatamente cantabile: nel testo non ci sono notti magiche, coppe della
vita, e altre banali amenità che ostentino il trionfalismo epico-sportivo: esso
punta piuttosto alla suggestione emozionale, al ricordo, all'aggregazione
sociale e anche (perché no?) sentimentale che una manifestazione sportiva di
questo genere dovrebbe stimolare nel pubblico. La musica appare quasi soffocata
nella metrica delle parole, e si muove su toni piuttosto bassi fino a impennarsi
improvvisamente per accompagnare una sorta di ritornello tutt'altro che classico
e comunque decisamente breve. Insomma il pezzo è davvero lontano da quello che è
lo standard classico degli inni e si presta difficilmente al coinvolgimento del
grande pubblico. In effetti molti, anche tra i fan, addebiteranno alla canzone
il fatto di essere priva di quella certa "freschezza" e di quella piacevole
spontaneità che è invece solitamente propria delle composizioni del cantautore.
Tuttavia essa pare comunque originale e innovativa poiché tende a descrivere
l'effetto delle emozioni piuttosto che la loro causa; non vuole essere semplice
colonna sonora di una sola stagione ma brano che descrive le suggestioni e le
universalizza, dando loro il valore "rigenerante" che, grazie alle imprese
sportive, esse riescono a infondere in ciascuno.
Comunque l'inno azzurro si divulga e viene passato per le varie emittenti
nazionali e non, mentre da quel momento in poi, a ogni partita della nazionale,
la Rai trasmetterà una breve clip con il "refrain" della canzone a fare da sigla
accompagnatrice di ogni incontro.
In questo stesso periodo si
consolidano e trovano conferma dallo stesso artista le voci che danno come
sicura una sua esibizione da tenersi addirittura allo stadio Olimpico di Roma,
tra l'altro mai concesso nella sua interezza, prima d'ora, a manifestazioni di
questo tipo: non solo Baglioni conferma l'evento ma indica addirittura una data,
il 6 giugno, come quella del probabile concerto.
Frattanto il cantautore cavalca
pienamente il momento di grande popolarità che continua ad avvolgerlo e accetta
di essere ospite quotidiano di Radiodue per una ventina di minuti, nella
trasmissione Mezzogiorno con.... Tale appuntamento, che prende il via il
18
maggio, andrà a concludersi solamente il successivo
18 luglio a compendio di un corollario di
aneddoti, divertenti battute, spiegazioni musicali, risposte a interrogativi del
pubblico e svariata musica non solo di sua produzione.
Il 25 maggio, allegato a
La
Gazzetta dello Sport, viene distribuito il CD singolo contenente la versione
integrale di Da me a te, mentre è dello stesso periodo la pubblicazione del
libro fotografico C'era un cavaliere bianco e nero, documento che raccoglie
immagini recentissime del mondo baglioniano dall'uscita di Io sono qui in poi.
Intanto, svariate fonti di stampa
danno ufficialità al concerto del 6 giugno, dato ormai per sicuro, e certificano
anche di una polemica a distanza con Eros Ramazzotti che si sarebbe esibito
nello stesso luogo di lì a pochi giorni e che presumibilmente avrebbe gradito di
inaugurare personalmente l'Olimpico; comunque, seppure sgradevole, l'alterco va
assumendo dimensioni subito sfumate.
Sempre nel solco del percorso che
intende seguire per avvicinarsi il più possibile alla gente e nell'ottica della
marcia verso lo show ormai programmato, Claudio si reca alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Roma e successivamente al carcere di
Rebibbia,
realizzando anche brevi performance artistiche; ma è il primo di
giugno che, con
un improvviso "coup de théâtre", compie una sorta di simpatica pazzia e
sbigottisce qualche decina di persone abitudinarie della tratta romana che da
Piazza Risorgimento porta a Valle Aurelia: con la chitarra a tracolla, Baglioni
sale sul bus 51 (un numero evidentemente non scelto a caso) e, fra lo stupore e
il clamore generale, improvvisa un "live" gustosissimo.
Mentre la prevendita dei biglietti
procede speditamente e sfonda a pieno regime il numero degli ottantamila
tagliandi, tanto che viene presa in seria considerazione l'idea di un secondo
spettacolo, alla vigilia dello stesso la Columbia pubblica un secondo CD dal
titolo Da me a te, comprendente ben 12 canzoni tratte dallo stesso tema:
inno - canzone (da me a te) - pastorale - etnica -
corale (alé-oó,
1981/1998) - strumentale - metallica - ballata (un azzurro lungo un
sogno) - sinfonica - parlato (prima del calcio di rigore) - canto -
marcia.
Si tratta di pezzi solo strumentali eseguiti con arrangiamenti diversi; fanno
eccezione canzone che è il brano già conosciuto, corale che
sostanzialmente unisce il tema di Alé-oó con quello di Da me a te,
ballata che costruisce
un testo diverso sulla consueta melodia e parlato, un vero e proprio
"excursus poetico" sulle emozioni derivate dai vari mondiali di calcio: quest'ultimo si rivela racconto parlato di indubbia e intensa emozione.
La mattina dell'evento, alla sua
trasmissione radiofonica, Claudio definisce un po' scherzosamente questo
6
giugno come il D-Day, quasi che da esso dipenda il resto della sua carriera.
Certamente il doppio appuntamento consecutivo (la pressante richiesta ha infatti
convinto a bissare la data) è molto sentito dal cantautore: quello che si
appresta a realizzare non è un semplice concerto ma dilata i suoi confini al
margine della rappresentazione spettacolare, quasi versata all'espressione
coreografica prima ancora che musicale; ottantamila persone, la diretta
televisiva, le difficoltà di realizzazione, le immancabili polemiche; tutti
accessori che finiscono per costruire una cornice particolarmente elaborata e
capace di creare aspettative enormi. Come se non bastasse, vengono a mancare,
all'ultimo momento, le autorizzazioni per l'accesso al prato: soltanto 1500
persone potranno infatti accedere al "parterre" e non le 5000 che il cantautore
avrebbe voluto garantite per accontentare tutti gli affiliati al Clab, di cui,
tra l'altro, si svolge il 4° raduno proprio nella giornata precedente il
concerto; essi, dopo aver presenziato a queste prove, avrebbero dovuto assistere
allo spettacolo dal campo ma l'improvvisa e discutibile ordinanza convince
Baglioni a non operare antipatici sorteggi per privilegiare soltanto qualcuno:
si finisce così col decidere che nessuno potrà avervi accesso. A seguito di
questa risoluzione saranno in parecchi, anche fra i clabbers, a puntare l'indice
contro l'organizzazione di Clab e lo stesso artista; nemmeno la concessione
dell'ingresso gratuito, esteso anche per il concerto del giorno successivo
basterà a evitare l'innesco di un'altra coda polemica.
A ogni buon conto, nonostante le molteplici difficoltà strutturali e le
improvvise avversità burocratiche, con maniacale e consueta puntualità, alle ore
21, il camion giallo si presenta all'ingresso dello stadio, carico di strumenti
e musicisti. A bordo di questo, il cantautore intona Strada facendo e
finalmente il tanto desiderato spettacolo può avere il suo sospirato inizio.
Esso prosegue, con un solo, breve intervallo, per una durata di oltre tre ore e
si snoda attraverso molta parte del percorso musicale attuato dal suo artefice
nel corso di tutta la carriera; i brani proposti sono riletti modernamente
attraverso suggestivi arrangiamenti studiati dallo stesso Baglioni e da Paolo
Gianolio che sul palco ricopre il solito ruolo di chitarrista. Accanto a loro,
ormai compagni consueti, si scorgono Danilo Rea e Walter Savelli alle tastiere,
Davide Romani al basso, Gavin Harrison alle percussioni; a essi si aggiunge un
corredo di un quintetto d'archi e di fiati.
Inoltre, accanto agli storici musicisti e con grande sorpresa di tutti compare
per la prima volta su un palcoscenico, con una chitarra a tracolla e un evidente
imbarazzo dipinto sul volto, l'esile figura adolescente di Giovanni Baglioni.
Ma, come detto, quello che si
svolge in questa notte afosa di inizio giugno è un vero e proprio show, studiato
nei minimi particolari dal regista Pepi Morgia e impreziosito dalla conturbante
coreografia di Luca Tommassini: sull'enorme palco a forma di stella si alternano
ben 20 ballerini che interpretano le canzoni senza risparmiare energia né,
quando i vari brani lo richiedono, espliciti riferimenti erotico-sessuali.
A rendere ancora più indimenticabile il suggestivo finale, c'è la sorpresa di
Fabio Fazio che fa la sua annunciata comparsa sul palco e improvvisa un giro di
pista su una Citroën 2CV gialla e nera che vuole evidentemente ricordare
Camilla, celebre protagonista di Gira che ti rigira amore bello; il tutto
mentre vengono eseguite alcune delle vecchie canzoni più famose.
Ancora il tempo per l'esecuzione di qualche altro brano e di fare i doverosi
auguri agli azzurri in partenza per la Francia e la "lunga notte dell'Olimpico"
va a esaurirsi, lasciando negli spettatori quella sensazione di sottile euforia
malinconica che si accompagna alla fine di un evento tanto a lungo vagheggiato.
Per alcuni esso potrà replicarsi dal vivo già il giorno successivo, altri
potranno invece rivivere quelle stesse sensazioni attraverso la opportuna
registrazione della diretta di Raidue o di Radiorai.
Certamente, la macchina dell'organizzazione messa in piedi da Adriano Aragozzini
per la realizzazione dell'evento non ha lesinato spese, né i vari autori,
ballerini e musicisti hanno risparmiato energie.
Quanto al protagonista, egli è riuscito, a stupire, a regalare illusioni, a
distribuire promesse d'emozione, a "far sulla corda salti da capogiro", a
rinvigorire per l'ennesima volta la sua invidiabile fama di grande mago.
Eppure, nei giorni successivi, si
alternano nuovamente stralci di reiterata polemica: dalle registrazioni
televisive si nota chiaramente che le canzoni dell'ingresso eseguite sul camion
e quelle intonate immediatamente prima del finale con Fazio, a bordo di
Camilla, sono chiaramente in playback: qualcuno comincia ad avanzare dubbi che
anche alcuni "cantati" sul palco potessero effettivamente esserlo stati; il
cantautore si giustifica non negando, ma adducendo il fatto che in determinati
spazi dello stadio non era stato possibile realizzare un impianto di
amplificazione funzionale e che comunque, le parti registrate erano, di fatto,
limitatissime. In parecchi si sentono tuttavia delusi da quello che avevano
sempre ritenuto e considerato come il "paladino dell'antiplayback" sin da quella
famosa esibizione sanremese di tredici anni prima. È comunque opportuno
rimarcare che in quest'occasione Baglioni ha voluto profondamente, anche
rischiando di suo, creare uno show completo, in cui non fossero secondari né
l'aspetto coreografico, né quello teatrale e drammatico; tale ricerca, inserita
nel contesto del suo cammino artistico, trova adeguata esemplificazione nella
Trilogia dei colori e vuole soprattutto essere un approfondimento degli
svariati linguaggi che partono dalla musica per approdare alla multimedialità,
toccando ogni parte dell'espressione umana. Nella fattispecie, i grandi concerti
del '98 iniziano dall'esperienza "teatrale" del
tour rosso e da quella
"istintiva" del giallo, per muoversi in direzione del blu: colore quest'ultimo,
prima cinematografico, quindi informatico e quindi, come detto, multimediale. La
trattazione completa del blu si svolgerà poi in un momento successivo, come
compendio finale e definitivo al percorso della "Trilogia" stessa.
Ma gli strascichi contestatari non
si fermano e anzi si infiammano in una nuova aggettivazione accusatoria,
stavolta alimentata da Vasco Rossi che non accetta la pretesa unicità della
manifestazione assegnata dalla stampa al concerto del 6 giugno poiché esso verrà
replicato anche nelle città di Milano, Palermo e Napoli: inoltre egli accusa
Claudio di essere, più che un cantante, un artista d'arte varia.
Il destinatario di quest'ultima attribuzione tuttavia, non fa una piega,
considerando il presunto insulto come un oggettivo complimento, e non rimanda
alcuna replica al suo accusatore.
Nonostante queste ultime
considerazioni, il bilancio tracciato appare comunque più che soddisfacente se
non addirittura trionfale. Sono le cifre a parlare per tutti: 120.000 spettatori
in due serate e il 26% di share televisivo; indubbiamente, ancora una volta,
Baglioni ha conseguito un grandissimo seguito di pubblico.
Ormai divenuto il vero e proprio
"padrino" della nazionale, egli è anche ospite, il
24 giugno, del ritiro azzurro
presso il castello di Govieux in Francia; qui, per festeggiare l'accesso della
squadra agli ottavi di finale, tiene un concerto privato intrattenendo
giocatori, staff tecnico e ospiti.
Considerato il grande successo del
6 giugno, l'apparato organizzativo del cantautore punta a realizzare altri
appuntamenti assimilabili a quello di Roma: così viene prenotato, per il
9
luglio, lo stadio Meazza di San Siro, a Milano.
Come per quello nella capitale, anche per il concerto milanese vengono stabilite
alcune manifestazioni che facciano da preludio a un coinvolgimento massiccio
della città: a tre giorni dallo stesso, il cantautore ripete l'estemporaneo
esperimento del tram e sale sul 24, intrattenendo pochi ed estasiati
passeggeri da Piazzale Axum sino al capolinea di Largo Cairoli.
Subito dopo egli si sposta alla libreria Mondadori di Corso Vittorio Emanuele per firmare le
copie del suo libro C'era un cavaliere bianco e nero, tra l'altro capace di
registrare punte di vendita notevolissime.
Il giorno 7 Claudio si intrattiene in un incontro con gli studenti
dell'Università Statale del capoluogo lombardo e nel tardo pomeriggio fa visita
al penitenziario di San Vittore, nel quale riesce anche a tenere un breve
concerto. Alla vigilia, giorno dedicato alle prove, ottiene dalle autorità,
dietro sua specifica richiesta, di lasciare entrare allo stadio gruppi di
disabili accompagnati, in modo da offrire loro uno spettacolo in tutta comodità;
a esso hanno ovviamente accesso anche i clabber.
Quando San Siro spegne le luci, la sera del concerto, il catino dello stadio è
colmo come per il più importante degli incontri: sono ben 75.000 i convenuti che
non hanno voluto mancare al "live" milanese: lo spettacolo si presenta
scenograficamente diverso da quello allestito per l'Olimpico poiché l'impianto è
strutturalmente differente, meno ampio e più raccolto: oltretutto, a causa del
rifacimento del manto erboso, il campo è dissestato e pieno di cumuli di
terriccio; questa situazione rende paradossalmente una visione ancor più
suggestiva e inusuale, impreziosita com'è dagli accessori luminescenti inseriti
nelle buche del terreno.
La scaletta è tutto sommato simile, mentre cambia qualcosa anche a livello
coreografico per l'aggiunta di vari mangiafuoco e giocolieri. Da
rimarcare l'esecuzione di Gagarin, con un astronauta di cartapesta che compare
improvvisamente nel cielo sopra lo stadio, andando a integrarsi perfettamente
con il paesaggio lunare sottostante: questo momento regala brividi d'emozione
davvero intensa.
Nel complesso l'esibizione appare più convincente e meno farraginosa di quella
romana, anche perché l'apparato organizzativo e quello tecnico hanno fatto
tesoro dell'esperienza precedente. Persino dalle telecamere dell'ennesima
diretta Rai è infatti possibile notare un Baglioni decisamente più rilassato e
giocoso. Lo show viene proposto in diretta anche da Radio Dimensione Suono.
L'ottima riuscita della data
milanese sprona il cantante a cimentarsi in altre scommesse di questo tipo:
così, nel giro di breve tempo, Aragozzini divulga notizia di altri due
appuntamenti con Claudio allo stadio: per il 13 di agosto alla
Favorita di
Palermo e per il 12 settembre, data poi posticipata al
26, al San Paolo di
Napoli. Questo della città partenopea è comunque definito come l'ultimo della
serie.
In mezzo a questi due show che
rievocano, nella sostanza, i due precedenti, è opportuno ricordare anche la
partecipazione alla Rassegna sulla tendenza della musica d'autore, un festival
dedicato ai giovani musicisti che si svolge annualmente a Recanati. Claudio è
chiamato dagli organizzatori alla partecipazione come ospite e, nella città di
Giacomo Leopardi che festeggia il bicentenario della sua nascita, esegue
una breve serie di brani scelti.
Anche Palermo vede dunque il
cantautore impegnato in iniziative di carattere folkloristico e sociale, tanto
da rifare il concertino tranviario sulla linea che da Mondello porta sino al
Teatro Massimo e da tenere una sobria esibizione al carcere Malaspina. In più,
alla vigilia del debutto, si cimenta in uno spettacolo itinerante simile a
quelli già operati per le vie della capitale con il camion giallo.
La sera del debutto anche la Favorita fa registrare il suo tutto esaurito con
40.000 spettatori presenti che il cantautore non delude, concedendosi a piene
mani. La replica, che sembrava opportuna per la reiterata richiesta di biglietti
arrivata da tutta la Sicilia, sfuma per ragioni logistiche e burocratiche.
Il 15 settembre, nella sua edizione
serale, il Tg2 presenta in anteprima assoluta un nuovo inedito di Claudio
Baglioni, Arrivederci o addio, composto durante l'ultimo periodo estivo.
Il giorno successivo è invece Radio Dimensione Suono a trasmetterlo in edizione
integrale: esso è un brano che denota un certo ermetismo testuale e una
musicalità piuttosto simile a Da ma a te: tratta della difficoltà del
distacco, di qualsiasi genere esso sia, e della precarietà che avvolge il
momento del saluto, sempre contraddistinto dal termine "ciao", forse anche per
confondere "l'addio" con un più auspicabile e meno doloroso "arrivederci". Il
testo sembra anche confezionare un saluto, nel momento del commiato dopo un
lungo periodo di relazione, dell'artista al suo pubblico: in effetti, nel
frammento "poi scrivere un messaggio e attenderci", sembra quasi si sottolinei
che la stesura dei pezzi che verranno dovrà servire soprattutto come
presupposto, come ponte ideale a scavalcare questo prossimo periodo d'assenza. È
dunque un augurabile "appuntamento verso il blu" (dove per blu s'intenda
l'ultimo colore della trilogia espressiva di cui s'è parlato) quello che
l'autore spera di fissare attraverso questo nuovo pezzo: un'aleatoria promessa
di ritrovo in qualche tempo e per qualche spazio ancora non definiti ma già
esistenti per stessa proiezione del desiderio reciproco. Nell'ampio "excursus"
fra i toni di bassissimo e altissimo si può decisamente riscontrare il classico
taglio baglioniano, anche se la canzone sembra un po' mancare di lirismo e
dell'originalità consueta.
Ad ogni modo Arrivederci o addio viene inserita nel triplo CD A-live, in
uscita il 24 settembre: esso è una sorta di
raccolta dei precedenti album dal vivo e contiene gli stralci migliori di Alé-oó,
Assolo, Assieme, Ancorassieme
e Attori e Spettatori. Solo il supporto n. 3 contiene alcuni dei pezzi fra i
più originali estratti dai recenti concerti negli stadi; fra questi, per gli
splendidi arrangiamenti, ricordiamo Vivi, Gagarin e Avrai. Tra l'altro è
proprio su quest'ultimo che viene inciso anche il suddetto inedito: tale terzo
supporto non è comunque vendibile separatamente e per acquisirlo è necessario
l'acquisto del triplo volume, a un costo decisamente alto. Un'operazione
evidentemente commerciale che non piace alla maggioranza dei più decisi
"affezionati" di Claudio, un po' penalizzati dalla succitata iniziativa.
In previsione del terzo e ultimo
show del San Paolo, Claudio si rende protagonista di varie manifestazioni anche
nella città partenopea: ormai consolidato nelle vesti di "docente provvisorio",
si conferma molto apprezzato dagli studenti e dai docenti della facoltà
napoletana di Giurisprudenza ma anche dai pendolari che lo incontrano sui bus.
Quindi, fa felice il collega Gigi D'Alessio che ha il privilegio di averlo come
ospite speciale a un suo concerto e manda in visibilio migliaia di fan che lo
attendono al varco in libreria dove, come a Milano, è atteso per firmare le
copie del suo libro.
Stretto da tanto affetto ma desideroso allo stesso tempo di continuare a suonare
in mezzo alla gente, Claudio si traveste da barbone e, resosi irriconoscibile,
si diletta a cantare e suonare nella Galleria Umberto II; sono davvero
pochissimi quelli che riescono a individuare la sua reale identità. Seguito a
distanza da Rossella Barattolo, ormai da tempo tornata sua compagna di vita,
egli riesce a rimediare qualcosa come dodicimila e settecento lire per queste
inusuali evoluzioni da menestrello.
Il giorno successivo rende noto l'episodio ai giornali, raccontando che l'idea
gli è venuta ripensando a un lontano episodio del '75: allora, dopo essere
uscito alticcio, con De Gregori, da un ristorante romano del centro, convinse
l'amico a cantare e suonare insieme con lui in piazza del Pantheon; tuttavia i
due non vennero né riconosciuti, né degnati da nessuno della minima attenzione:
soltanto un paio di giapponesi si soffermarono a fare qualche fotografia,
lasciando i due cantautori a un comprensibile quanto inevitabile scoramento.
Anche Napoli non manca della consueta visita carceraria, poiché l'artista visita
i 400 detenuti di Poggioreale.
Poi, la sera del 26, il concerto vero e proprio che segna anche, a detta delle
sue dichiarazioni di qualche giorno prima, la fine delle sue esibizioni negli
stadi: a caratterizzare questo nuovo appuntamento ci sono la prima
interpretazione "live" di Arrivederci o addio e una sentitissima
Reginella,
omaggio all'arte "sbrigliata" dei napoletani e alla loro genialità.
L'estate del
'98 registra anche un
evento particolarmente tragico che, seppur senza attinenza diretta con l'oggetto
del nostro scrivere, coinvolge ogni persona che ama la musica leggera. Per
questo, non possiamo non ricordare, con tanta tristezza, la morte di Lucio
Battisti.
Lo stesso pubblico del San Paolo, durante il concerto appena descritto, gli
tributa affettuosi striscioni di ricordo e anche il nostro, in qualche
occasione, rilascia pubbliche parole di rimpianto per la prematura scomparsa del
grande cantautore: "il giorno della sua scomparsa, - confessa in un'intervista -
per omaggiare lo spessore di autore e interprete di Lucio, ho voluto suonare
privatamente alcuni dei suoi intramontabili pezzi". Indubbiamente - pensiamo noi
- il modo migliore per ricordarlo.
A seguito delle rivelazioni da lui
stesso rilasciate in varie occasioni, secondo le quali il suo concepimento
sarebbe avvenuto a Ischia, a fine settembre Claudio riceve, dalle mani del
sindaco dell'isola, la targa di Ambasciatore di Ischia nel mondo.
È in questo stesso periodo di
inizio autunno che si comincia a vociferare, da parte giornalistica, di un nuovo
presunto spettacolo televisivo sull'onda del successo di Anima mia, sempre a
conduzione Fazio–Baglioni: se ne rende noto anche il titolo: Dieci, ma
null'altro trapela; né sui contenuti né sullo staff che verrà impiegato. Del
resto, cominciano a essere piuttosto frequenti i collegamenti che Claudio
effettua con la trasmissione Quelli che il calcio, tanto da arrivare
addirittura a comporre un inno per la squadra di calcio creata dal gruppo della
trasmissione, l'Atletico Van Goof: tale canzone, che si titolerà appunto
Inno
dell'Atletico Van Goof, è figlia dello stesso spirito del programma; divertente
e falsamente celebrativa, essa è anche interpretata con l'aria scanzonata che
si addice a una tale composizione, sullo stesso filone inaugurato da Anima
mia.
Le notizie ufficiose continuano a rincorrersi e danno anche per quasi certa la
pubblicazione, per l'anno successivo, di un nuovo disco d'inediti.
Intanto Claudio continua a regalare
emozioni al suo pubblico: è del 6 ottobre la
partecipazione allo spettacolo Taratatà,
primo appuntamento con un "format" musicale che ha fatto riscontrare grande
successo in Inghilterra e Francia.
Esso ha la caratteristica di voler trattare la musica in maniera privilegiata
puntando decisamente sullo spessore degli ospiti protagonisti, anche
accontentandosi di una fascia televisiva di seconda serata; e davvero, quella
proposta dal conduttore Enrico Silvestrin nello scenario suggestivo del
PalaDozza di Bologna è effettivamente una puntata all'insegna della qualità:
Baglioni è l'ospite d'onore, colui al quale è dedicata la serata, l'anfitrione
privilegiato; accanto a lui però, per uno spezzone di serata, irrompe
improvvisamente e piacevolmente anche Lucio Dalla; quando insieme questi due
grandissimi artisti intonano prima Henna del cantautore bolognese, poi Domani
mai, di quello romano, è facile immaginare che si alternino, nei rapiti
ascoltatori, intensissime suggestioni d'acuta emozione, e intensi brividi
d'euforia.
Lo spettacolo è anche impreziosito da una piacevolissima conversazione tra i due
che rivela aneddoti e particolari curiosi oltre ad attestare quella stima
reciproca che, come abbiamo visto in precedenza, risale ad antica data. Con
l'ausilio della sua solita "band", oltre che dei flautisti e del gruppo di archi
che già l'avevano accompagnato nel breve tour Dalla città alla stadio, il
cantante delizia la platea con struggenti interpretazioni delle sue canzoni più
"colte" fra cui ricordiamo Quante volte, Tamburi lontani e
Ninna nanna
nanna ninna. Tutta la scaletta prescelta è comunque all'insegna della qualità e
fa ritrovare quell'intimismo baglioniano che esalta particolarmente le doti di
Claudio. Se qualcuno poi, dopo il playback dell'Olimpico, nutriva ancora qualche
dubbio a riguardo dell'interpretazione vocale, a fronte all'eccellente
esibizione rigorosamente "live" di Taratatà è ora necessariamente costretto a
ricredersi.
Da segnalare che le riprese televisive della trasmissione mettono spesso in
evidenza un gigantesco striscione sul quale campeggia, a lettere cubitali e con
i caratteri tipici, la scritta Reginella.
Il successivo 12 ottobre segnaliamo un'ennesima esibizione benefica al
Teatro Sistina di Roma, dove una delegazione di suddetta
Mailing List riesce ad
avvicinare il cantautore e a intrattenersi con lui.
Verso la fine dello stesso mese,
numerose testate indicano come "procrastinato a data da destinarsi" lo show
televisivo Dieci, che era stato inizialmente progettato per fine anno
'98:
alcuni riportano che la principale motivazione sarebbe da attribuire agli
impegni di Baglioni, alle prese con l'elaborazione del nuovo lavoro
discografico.
L'anno si chiude invece con ulteriori notizie, poi rivelatesi assolutamente
infondate, relative a una presunta composizione, da parte del nostro, della
sigla di apertura per il Festival di Sanremo. A questo proposito è quantomeno
divertente osservare come a Claudio siano stati davvero attribuiti tutti i ruoli
che gravitano intorno a detta manifestazione: da cantante in gara a ospite
canoro, da presentatore accanto a Fazio a conduttore del dopo festival, da
ospite esclusivo ad autore della sigla. Un motivo in più che sancisce e
certifica, ancora una volta, la sua straripante e chiaramente crescente
popolarità.
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