biografia
a cura di Luca Tempini

Introduzione
 
Prologo
 
L'ambiente
 
Le prime note... di giorno
 
I tentativi
 
Cantante professionista
 
Le canzoni stonate...
 
L'influenza del cinema
 
Ragazzo nell'est
 
Quella sua maglietta fina
 
I giri di Camilla
 
La consacrazione definitiva
 
Il sabato del villaggio
 
Solo in compagnia di sé senza chiedere il permesso...
 
Un nuovo disco e un discografico nuovo
 
Canzoni e una piccola (grande) storia che continua...
 
Alé-oó
 
La canzone del secolo
 
La vita è adesso, il sogno, sempre
 
D'Assolo continuerò
 
Un trovatore perso un cantastorie muto
 
OLTRE
 
Appunti sparsi su quel che c'è
 
Sempre lo stesso, più grigio ma non domo
 
L'anima nuova di Claudio
 
Da me a te e dalla città allo stadio: un progetto lungo un sogno
 
Giri di "valzer" per un viaggiatore
 
Di nuovo "in viaggio" per sapere cosa c'è laggiù...
 
Sogno di una notte di note
 
Come per incanto
 
I concerti irregolari
 
L'uomo della storia accanto
 
Tutti in un abbraccio
 
'O scia'
 
Da cantautore a commendatore
 
Finale in... crescendo
 
Titoli di coda
 
Bibliografia e testi
 
Credimi, CREDITI
 

Da me a te e dalla città allo stadio: un progetto lungo un sogno

Ed eccoci dunque al 1998: anno fertile e controverso di idee e progetti ambiziosi, di grandi risultati artistici ma anche di feroci e scomode polemiche: tutto sommato un periodo da ricordare come fra i più intensi e produttivi di tutto il percorso professionale di Claudio.

Esso inizia, in effetti, in tutta tranquillità, con un concerto realizzato per un progetto umanitario: promuovere fondi per concedere strutture mediche, sportive e sanitarie agli adolescenti del Nisida Futuro Ragazzi, giovani con difficoltà sociali che faticano nell'inserimento del quotidiano. Il 26 gennaio quindi, Baglioni è impegnato al Teatro Augusteo di Napoli con l'ennesima delle manifestazioni benefiche.

Tuttavia, solo in primavera egli ritorna a far parlare di sé in maniera prepotente poiché il suo nome si lega, un'altra volta, a un importante evento di carattere sportivo: il 1998 infatti, coincide con il centesimo anno di nascita dalla costituzione della F.I.G.C., la Federazione Italiana Giuoco Calcio; in questo stesso anno sono anche in programma i Campionati del mondo da disputarsi in Francia: per festeggiare ricorrenza ed evento insieme, dunque, detta Federazione gli commissiona un inno che possa accompagnare le imprese della nazionale azzurra e incorniciare un secolo di imprese sportive.
Così il 22 aprile, in occasione della partita amichevole Italia – Paraguay, Claudio si esibisce sul terreno dello stadio Tardini di Parma, accompagnato oltre che dai suoi strumentisti, anche da un'orchestra di quarantacinque elementi, nell'inedito Da me a te.
Certamente, al primo ascolto, la canzone stupisce; lontanissima dal ritmo cadenzato e dai toni di marcia a metà fra il marziale e l'allegro da cui simili composizioni non prescindono mai, il brano non è né orecchiabile musicalmente, né immediatamente cantabile: nel testo non ci sono notti magiche, coppe della vita, e altre banali amenità che ostentino il trionfalismo epico-sportivo: esso punta piuttosto alla suggestione emozionale, al ricordo, all'aggregazione sociale e anche (perché no?) sentimentale che una manifestazione sportiva di questo genere dovrebbe stimolare nel pubblico. La musica appare quasi soffocata nella metrica delle parole, e si muove su toni piuttosto bassi fino a impennarsi improvvisamente per accompagnare una sorta di ritornello tutt'altro che classico e comunque decisamente breve. Insomma il pezzo è davvero lontano da quello che è lo standard classico degli inni e si presta difficilmente al coinvolgimento del grande pubblico. In effetti molti, anche tra i fan, addebiteranno alla canzone il fatto di essere priva di quella certa "freschezza" e di quella piacevole spontaneità che è invece solitamente propria delle composizioni del cantautore.
Tuttavia essa pare comunque originale e innovativa poiché tende a descrivere l'effetto delle emozioni piuttosto che la loro causa; non vuole essere semplice colonna sonora di una sola stagione ma brano che descrive le suggestioni e le universalizza, dando loro il valore "rigenerante" che, grazie alle imprese sportive, esse riescono a infondere in ciascuno.
Comunque l'inno azzurro si divulga e viene passato per le varie emittenti nazionali e non, mentre da quel momento in poi, a ogni partita della nazionale, la Rai trasmetterà una breve clip con il "refrain" della canzone a fare da sigla accompagnatrice di ogni incontro.

In questo stesso periodo si consolidano e trovano conferma dallo stesso artista le voci che danno come sicura una sua esibizione da tenersi addirittura allo stadio Olimpico di Roma, tra l'altro mai concesso nella sua interezza, prima d'ora, a manifestazioni di questo tipo: non solo Baglioni conferma l'evento ma indica addirittura una data, il 6 giugno, come quella del probabile concerto.

Frattanto il cantautore cavalca pienamente il momento di grande popolarità che continua ad avvolgerlo e accetta di essere ospite quotidiano di Radiodue per una ventina di minuti, nella trasmissione Mezzogiorno con.... Tale appuntamento, che prende il via il 18 maggio, andrà a concludersi solamente il successivo 18 luglio a compendio di un corollario di aneddoti, divertenti battute, spiegazioni musicali, risposte a interrogativi del pubblico e svariata musica non solo di sua produzione.

Il 25 maggio, allegato a La Gazzetta dello Sport, viene distribuito il CD singolo contenente la versione integrale di Da me a te, mentre è dello stesso periodo la pubblicazione del libro fotografico C'era un cavaliere bianco e nero, documento che raccoglie immagini recentissime del mondo baglioniano dall'uscita di Io sono qui in poi.

Intanto, svariate fonti di stampa danno ufficialità al concerto del 6 giugno, dato ormai per sicuro, e certificano anche di una polemica a distanza con Eros Ramazzotti che si sarebbe esibito nello stesso luogo di lì a pochi giorni e che presumibilmente avrebbe gradito di inaugurare personalmente l'Olimpico; comunque, seppure sgradevole, l'alterco va assumendo dimensioni subito sfumate.

Sempre nel solco del percorso che intende seguire per avvicinarsi il più possibile alla gente e nell'ottica della marcia verso lo show ormai programmato, Claudio si reca alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Roma e successivamente al carcere di Rebibbia, realizzando anche brevi performance artistiche; ma è il primo di giugno che, con un improvviso "coup de théâtre", compie una sorta di simpatica pazzia e sbigottisce qualche decina di persone abitudinarie della tratta romana che da Piazza Risorgimento porta a Valle Aurelia: con la chitarra a tracolla, Baglioni sale sul bus 51 (un numero evidentemente non scelto a caso) e, fra lo stupore e il clamore generale, improvvisa un "live" gustosissimo.

Mentre la prevendita dei biglietti procede speditamente e sfonda a pieno regime il numero degli ottantamila tagliandi, tanto che viene presa in seria considerazione l'idea di un secondo spettacolo, alla vigilia dello stesso la Columbia pubblica un secondo CD dal titolo Da me a te, comprendente ben 12 canzoni tratte dallo stesso tema: inno - canzone (da me a te) - pastorale - etnica - corale (alé-oó, 1981/1998) - strumentale - metallica - ballata (un azzurro lungo un sogno) - sinfonica - parlato (prima del calcio di rigore) - canto - marcia.
Si tratta di pezzi solo strumentali eseguiti con arrangiamenti diversi; fanno eccezione canzone che è il brano già conosciuto, corale che sostanzialmente unisce il tema di Alé-oó con quello di Da me a te, ballata che costruisce un testo diverso sulla consueta melodia e parlato, un vero e proprio "excursus poetico" sulle emozioni derivate dai vari mondiali di calcio: quest'ultimo si rivela racconto parlato di indubbia e intensa emozione.

La mattina dell'evento, alla sua trasmissione radiofonica, Claudio definisce un po' scherzosamente questo 6 giugno come il D-Day, quasi che da esso dipenda il resto della sua carriera.
Certamente il doppio appuntamento consecutivo (la pressante richiesta ha infatti convinto a bissare la data) è molto sentito dal cantautore: quello che si appresta a realizzare non è un semplice concerto ma dilata i suoi confini al margine della rappresentazione spettacolare, quasi versata all'espressione coreografica prima ancora che musicale; ottantamila persone, la diretta televisiva, le difficoltà di realizzazione, le immancabili polemiche; tutti accessori che finiscono per costruire una cornice particolarmente elaborata e capace di creare aspettative enormi. Come se non bastasse, vengono a mancare, all'ultimo momento, le autorizzazioni per l'accesso al prato: soltanto 1500 persone potranno infatti accedere al "parterre" e non le 5000 che il cantautore avrebbe voluto garantite per accontentare tutti gli affiliati al Clab, di cui, tra l'altro, si svolge il 4° raduno proprio nella giornata precedente il concerto; essi, dopo aver presenziato a queste prove, avrebbero dovuto assistere allo spettacolo dal campo ma l'improvvisa e discutibile ordinanza convince Baglioni a non operare antipatici sorteggi per privilegiare soltanto qualcuno: si finisce così col decidere che nessuno potrà avervi accesso. A seguito di questa risoluzione saranno in parecchi, anche fra i clabbers, a puntare l'indice contro l'organizzazione di Clab e lo stesso artista; nemmeno la concessione dell'ingresso gratuito, esteso anche per il concerto del giorno successivo basterà a evitare l'innesco di un'altra coda polemica.
A ogni buon conto, nonostante le molteplici difficoltà strutturali e le improvvise avversità burocratiche, con maniacale e consueta puntualità, alle ore 21, il camion giallo si presenta all'ingresso dello stadio, carico di strumenti e musicisti. A bordo di questo, il cantautore intona Strada facendo e finalmente il tanto desiderato spettacolo può avere il suo sospirato inizio.
Esso prosegue, con un solo, breve intervallo, per una durata di oltre tre ore e si snoda attraverso molta parte del percorso musicale attuato dal suo artefice nel corso di tutta la carriera; i brani proposti sono riletti modernamente attraverso suggestivi arrangiamenti studiati dallo stesso Baglioni e da Paolo Gianolio che sul palco ricopre il solito ruolo di chitarrista. Accanto a loro, ormai compagni consueti, si scorgono Danilo Rea e Walter Savelli alle tastiere, Davide Romani al basso, Gavin Harrison alle percussioni; a essi si aggiunge un corredo di un quintetto d'archi e di fiati.
Inoltre, accanto agli storici musicisti e con grande sorpresa di tutti compare per la prima volta su un palcoscenico, con una chitarra a tracolla e un evidente imbarazzo dipinto sul volto, l'esile figura adolescente di Giovanni Baglioni.

Ma, come detto, quello che si svolge in questa notte afosa di inizio giugno è un vero e proprio show, studiato nei minimi particolari dal regista Pepi Morgia e impreziosito dalla conturbante coreografia di Luca Tommassini: sull'enorme palco a forma di stella si alternano ben 20 ballerini che interpretano le canzoni senza risparmiare energia né, quando i vari brani lo richiedono, espliciti riferimenti erotico-sessuali.
A rendere ancora più indimenticabile il suggestivo finale, c'è la sorpresa di Fabio Fazio che fa la sua annunciata comparsa sul palco e improvvisa un giro di pista su una Citroën 2CV gialla e nera che vuole evidentemente ricordare Camilla, celebre protagonista di Gira che ti rigira amore bello; il tutto mentre vengono eseguite alcune delle vecchie canzoni più famose.
Ancora il tempo per l'esecuzione di qualche altro brano e di fare i doverosi auguri agli azzurri in partenza per la Francia e la "lunga notte dell'Olimpico" va a esaurirsi, lasciando negli spettatori quella sensazione di sottile euforia malinconica che si accompagna alla fine di un evento tanto a lungo vagheggiato.
Per alcuni esso potrà replicarsi dal vivo già il giorno successivo, altri potranno invece rivivere quelle stesse sensazioni attraverso la opportuna registrazione della diretta di Raidue o di Radiorai.
Certamente, la macchina dell'organizzazione messa in piedi da Adriano Aragozzini per la realizzazione dell'evento non ha lesinato spese, né i vari autori, ballerini e musicisti hanno risparmiato energie.
Quanto al protagonista, egli è riuscito, a stupire, a regalare illusioni, a distribuire promesse d'emozione, a "far sulla corda salti da capogiro", a rinvigorire per l'ennesima volta la sua invidiabile fama di grande mago.

Eppure, nei giorni successivi, si alternano nuovamente stralci di reiterata polemica: dalle registrazioni televisive si nota chiaramente che le canzoni dell'ingresso eseguite sul camion e quelle intonate immediatamente prima del finale con Fazio, a bordo di Camilla, sono chiaramente in playback: qualcuno comincia ad avanzare dubbi che anche alcuni "cantati" sul palco potessero effettivamente esserlo stati; il cantautore si giustifica non negando, ma adducendo il fatto che in determinati spazi dello stadio non era stato possibile realizzare un impianto di amplificazione funzionale e che comunque, le parti registrate erano, di fatto, limitatissime. In parecchi si sentono tuttavia delusi da quello che avevano sempre ritenuto e considerato come il "paladino dell'antiplayback" sin da quella famosa esibizione sanremese di tredici anni prima. È comunque opportuno rimarcare che in quest'occasione Baglioni ha voluto profondamente, anche rischiando di suo, creare uno show completo, in cui non fossero secondari né l'aspetto coreografico, né quello teatrale e drammatico; tale ricerca, inserita nel contesto del suo cammino artistico, trova adeguata esemplificazione nella Trilogia dei colori e vuole soprattutto essere un approfondimento degli svariati linguaggi che partono dalla musica per approdare alla multimedialità, toccando ogni parte dell'espressione umana. Nella fattispecie, i grandi concerti del '98 iniziano dall'esperienza "teatrale" del tour rosso e da quella "istintiva" del giallo, per muoversi in direzione del blu: colore quest'ultimo, prima cinematografico, quindi informatico e quindi, come detto, multimediale. La trattazione completa del blu si svolgerà poi in un momento successivo, come compendio finale e definitivo al percorso della "Trilogia" stessa.

Ma gli strascichi contestatari non si fermano e anzi si infiammano in una nuova aggettivazione accusatoria, stavolta alimentata da Vasco Rossi che non accetta la pretesa unicità della manifestazione assegnata dalla stampa al concerto del 6 giugno poiché esso verrà replicato anche nelle città di Milano, Palermo e Napoli: inoltre egli accusa Claudio di essere, più che un cantante, un artista d'arte varia.
Il destinatario di quest'ultima attribuzione tuttavia, non fa una piega, considerando il presunto insulto come un oggettivo complimento, e non rimanda alcuna replica al suo accusatore.

Nonostante queste ultime considerazioni, il bilancio tracciato appare comunque più che soddisfacente se non addirittura trionfale. Sono le cifre a parlare per tutti: 120.000 spettatori in due serate e il 26% di share televisivo; indubbiamente, ancora una volta, Baglioni ha conseguito un grandissimo seguito di pubblico.

Ormai divenuto il vero e proprio "padrino" della nazionale, egli è anche ospite, il 24 giugno, del ritiro azzurro presso il castello di Govieux in Francia; qui, per festeggiare l'accesso della squadra agli ottavi di finale, tiene un concerto privato intrattenendo giocatori, staff tecnico e ospiti.

Considerato il grande successo del 6 giugno, l'apparato organizzativo del cantautore punta a realizzare altri appuntamenti assimilabili a quello di Roma: così viene prenotato, per il 9 luglio, lo stadio Meazza di San Siro, a Milano.
Come per quello nella capitale, anche per il concerto milanese vengono stabilite alcune manifestazioni che facciano da preludio a un coinvolgimento massiccio della città: a tre giorni dallo stesso, il cantautore ripete l'estemporaneo esperimento del tram e sale sul 24, intrattenendo pochi ed estasiati passeggeri da Piazzale Axum sino al capolinea di Largo Cairoli. Subito dopo egli si sposta alla libreria Mondadori di Corso Vittorio Emanuele per firmare le copie del suo libro C'era un cavaliere bianco e nero, tra l'altro capace di registrare punte di vendita notevolissime.
Il giorno 7 Claudio si intrattiene in un incontro con gli studenti dell'Università Statale del capoluogo lombardo e nel tardo pomeriggio fa visita al penitenziario di San Vittore, nel quale riesce anche a tenere un breve concerto. Alla vigilia, giorno dedicato alle prove, ottiene dalle autorità, dietro sua specifica richiesta, di lasciare entrare allo stadio gruppi di disabili accompagnati, in modo da offrire loro uno spettacolo in tutta comodità; a esso hanno ovviamente accesso anche i clabber.
Quando San Siro spegne le luci, la sera del concerto, il catino dello stadio è colmo come per il più importante degli incontri: sono ben 75.000 i convenuti che non hanno voluto mancare al "live" milanese: lo spettacolo si presenta scenograficamente diverso da quello allestito per l'Olimpico poiché l'impianto è strutturalmente differente, meno ampio e più raccolto: oltretutto, a causa del rifacimento del manto erboso, il campo è dissestato e pieno di cumuli di terriccio; questa situazione rende paradossalmente una visione ancor più suggestiva e inusuale, impreziosita com'è dagli accessori luminescenti inseriti nelle buche del terreno.
La scaletta è tutto sommato simile, mentre cambia qualcosa anche a livello coreografico per l'aggiunta di vari mangiafuoco e giocolieri. Da rimarcare l'esecuzione di Gagarin, con un astronauta di cartapesta che compare improvvisamente nel cielo sopra lo stadio, andando a integrarsi perfettamente con il paesaggio lunare sottostante: questo momento regala brividi d'emozione davvero intensa.
Nel complesso l'esibizione appare più convincente e meno farraginosa di quella romana, anche perché l'apparato organizzativo e quello tecnico hanno fatto tesoro dell'esperienza precedente. Persino dalle telecamere dell'ennesima diretta Rai è infatti possibile notare un Baglioni decisamente più rilassato e giocoso. Lo show viene proposto in diretta anche da Radio Dimensione Suono.

L'ottima riuscita della data milanese sprona il cantante a cimentarsi in altre scommesse di questo tipo: così, nel giro di breve tempo, Aragozzini divulga notizia di altri due appuntamenti con Claudio allo stadio: per il 13 di agosto alla Favorita di Palermo e per il 12 settembre, data poi posticipata al 26, al San Paolo di Napoli. Questo della città partenopea è comunque definito come l'ultimo della serie.

In mezzo a questi due show che rievocano, nella sostanza, i due precedenti, è opportuno ricordare anche la partecipazione alla Rassegna sulla tendenza della musica d'autore, un festival dedicato ai giovani musicisti che si svolge annualmente a Recanati. Claudio è chiamato dagli organizzatori alla partecipazione come ospite e, nella città di Giacomo Leopardi che festeggia il bicentenario della sua nascita, esegue una breve serie di brani scelti.

Anche Palermo vede dunque il cantautore impegnato in iniziative di carattere folkloristico e sociale, tanto da rifare il concertino tranviario sulla linea che da Mondello porta sino al Teatro Massimo e da tenere una sobria esibizione al carcere Malaspina. In più, alla vigilia del debutto, si cimenta in uno spettacolo itinerante simile a quelli già operati per le vie della capitale con il camion giallo.
La sera del debutto anche la Favorita fa registrare il suo tutto esaurito con 40.000 spettatori presenti che il cantautore non delude, concedendosi a piene mani. La replica, che sembrava opportuna per la reiterata richiesta di biglietti arrivata da tutta la Sicilia, sfuma per ragioni logistiche e burocratiche.

Il 15 settembre, nella sua edizione serale, il Tg2 presenta in anteprima assoluta un nuovo inedito di Claudio Baglioni, Arrivederci o addio, composto durante l'ultimo periodo estivo.
Il giorno successivo è invece Radio Dimensione Suono a trasmetterlo in edizione integrale: esso è un brano che denota un certo ermetismo testuale e una musicalità piuttosto simile a Da ma a te: tratta della difficoltà del distacco, di qualsiasi genere esso sia, e della precarietà che avvolge il momento del saluto, sempre contraddistinto dal termine "ciao", forse anche per confondere "l'addio" con un più auspicabile e meno doloroso "arrivederci". Il testo sembra anche confezionare un saluto, nel momento del commiato dopo un lungo periodo di relazione, dell'artista al suo pubblico: in effetti, nel frammento "poi scrivere un messaggio e attenderci", sembra quasi si sottolinei che la stesura dei pezzi che verranno dovrà servire soprattutto come presupposto, come ponte ideale a scavalcare questo prossimo periodo d'assenza. È dunque un augurabile "appuntamento verso il blu" (dove per blu s'intenda l'ultimo colore della trilogia espressiva di cui s'è parlato) quello che l'autore spera di fissare attraverso questo nuovo pezzo: un'aleatoria promessa di ritrovo in qualche tempo e per qualche spazio ancora non definiti ma già esistenti per stessa proiezione del desiderio reciproco. Nell'ampio "excursus" fra i toni di bassissimo e altissimo si può decisamente riscontrare il classico taglio baglioniano, anche se la canzone sembra un po' mancare di lirismo e dell'originalità consueta.
Ad ogni modo Arrivederci o addio viene inserita nel triplo CD A-live, in uscita il 24 settembre: esso è una sorta di raccolta dei precedenti album dal vivo e contiene gli stralci migliori di Alé-oó, Assolo, Assieme, Ancorassieme e Attori e Spettatori. Solo il supporto n. 3 contiene alcuni dei pezzi fra i più originali estratti dai recenti concerti negli stadi; fra questi, per gli splendidi arrangiamenti, ricordiamo Vivi, Gagarin e Avrai. Tra l'altro è proprio su quest'ultimo che viene inciso anche il suddetto inedito: tale terzo supporto non è comunque vendibile separatamente e per acquisirlo è necessario l'acquisto del triplo volume, a un costo decisamente alto. Un'operazione evidentemente commerciale che non piace alla maggioranza dei più decisi "affezionati" di Claudio, un po' penalizzati dalla succitata iniziativa.

In previsione del terzo e ultimo show del San Paolo, Claudio si rende protagonista di varie manifestazioni anche nella città partenopea: ormai consolidato nelle vesti di "docente provvisorio", si conferma molto apprezzato dagli studenti e dai docenti della facoltà napoletana di Giurisprudenza ma anche dai pendolari che lo incontrano sui bus. Quindi, fa felice il collega Gigi D'Alessio che ha il privilegio di averlo come ospite speciale a un suo concerto e manda in visibilio migliaia di fan che lo attendono al varco in libreria dove, come a Milano, è atteso per firmare le copie del suo libro.
Stretto da tanto affetto ma desideroso allo stesso tempo di continuare a suonare in mezzo alla gente, Claudio si traveste da barbone e, resosi irriconoscibile, si diletta a cantare e suonare nella Galleria Umberto II; sono davvero pochissimi quelli che riescono a individuare la sua reale identità. Seguito a distanza da Rossella Barattolo, ormai da tempo tornata sua compagna di vita, egli riesce a rimediare qualcosa come dodicimila e settecento lire per queste inusuali evoluzioni da menestrello.
Il giorno successivo rende noto l'episodio ai giornali, raccontando che l'idea gli è venuta ripensando a un lontano episodio del '75: allora, dopo essere uscito alticcio, con De Gregori, da un ristorante romano del centro, convinse l'amico a cantare e suonare insieme con lui in piazza del Pantheon; tuttavia i due non vennero né riconosciuti, né degnati da nessuno della minima attenzione: soltanto un paio di giapponesi si soffermarono a fare qualche fotografia, lasciando i due cantautori a un comprensibile quanto inevitabile scoramento.
Anche Napoli non manca della consueta visita carceraria, poiché l'artista visita i 400 detenuti di Poggioreale.
Poi, la sera del 26, il concerto vero e proprio che segna anche, a detta delle sue dichiarazioni di qualche giorno prima, la fine delle sue esibizioni negli stadi: a caratterizzare questo nuovo appuntamento ci sono la prima interpretazione "live" di Arrivederci o addio e una sentitissima Reginella, omaggio all'arte "sbrigliata" dei napoletani e alla loro genialità.

L'estate del '98 registra anche un evento particolarmente tragico che, seppur senza attinenza diretta con l'oggetto del nostro scrivere, coinvolge ogni persona che ama la musica leggera. Per questo, non possiamo non ricordare, con tanta tristezza, la morte di Lucio Battisti.
Lo stesso pubblico del San Paolo, durante il concerto appena descritto, gli tributa affettuosi striscioni di ricordo e anche il nostro, in qualche occasione, rilascia pubbliche parole di rimpianto per la prematura scomparsa del grande cantautore: "il giorno della sua scomparsa, - confessa in un'intervista - per omaggiare lo spessore di autore e interprete di Lucio, ho voluto suonare privatamente alcuni dei suoi intramontabili pezzi". Indubbiamente - pensiamo noi - il modo migliore per ricordarlo.

A seguito delle rivelazioni da lui stesso rilasciate in varie occasioni, secondo le quali il suo concepimento sarebbe avvenuto a Ischia, a fine settembre Claudio riceve, dalle mani del sindaco dell'isola, la targa di Ambasciatore di Ischia nel mondo.

È in questo stesso periodo di inizio autunno che si comincia a vociferare, da parte giornalistica, di un nuovo presunto spettacolo televisivo sull'onda del successo di Anima mia, sempre a conduzione Fazio–Baglioni: se ne rende noto anche il titolo: Dieci, ma null'altro trapela; né sui contenuti né sullo staff che verrà impiegato. Del resto, cominciano a essere piuttosto frequenti i collegamenti che Claudio effettua con la trasmissione Quelli che il calcio, tanto da arrivare addirittura a comporre un inno per la squadra di calcio creata dal gruppo della trasmissione, l'Atletico Van Goof: tale canzone, che si titolerà appunto Inno dell'Atletico Van Goof, è figlia dello stesso spirito del programma; divertente e falsamente celebrativa, essa è anche interpretata con l'aria scanzonata che si addice a una tale composizione, sullo stesso filone inaugurato da Anima mia.
Le notizie ufficiose continuano a rincorrersi e danno anche per quasi certa la pubblicazione, per l'anno successivo, di un nuovo disco d'inediti.

Intanto Claudio continua a regalare emozioni al suo pubblico: è del 6 ottobre la partecipazione allo spettacolo Taratatà, primo appuntamento con un "format" musicale che ha fatto riscontrare grande successo in Inghilterra e Francia. Esso ha la caratteristica di voler trattare la musica in maniera privilegiata puntando decisamente sullo spessore degli ospiti protagonisti, anche accontentandosi di una fascia televisiva di seconda serata; e davvero, quella proposta dal conduttore Enrico Silvestrin nello scenario suggestivo del PalaDozza di Bologna è effettivamente una puntata all'insegna della qualità: Baglioni è l'ospite d'onore, colui al quale è dedicata la serata, l'anfitrione privilegiato; accanto a lui però, per uno spezzone di serata, irrompe improvvisamente e piacevolmente anche Lucio Dalla; quando insieme questi due grandissimi artisti intonano prima Henna del cantautore bolognese, poi Domani mai, di quello romano, è facile immaginare che si alternino, nei rapiti ascoltatori, intensissime suggestioni d'acuta emozione, e intensi brividi d'euforia.
Lo spettacolo è anche impreziosito da una piacevolissima conversazione tra i due che rivela aneddoti e particolari curiosi oltre ad attestare quella stima reciproca che, come abbiamo visto in precedenza, risale ad antica data. Con l'ausilio della sua solita "band", oltre che dei flautisti e del gruppo di archi che già l'avevano accompagnato nel breve tour Dalla città alla stadio, il cantante delizia la platea con struggenti interpretazioni delle sue canzoni più "colte" fra cui ricordiamo Quante volte, Tamburi lontani e Ninna nanna nanna ninna. Tutta la scaletta prescelta è comunque all'insegna della qualità e fa ritrovare quell'intimismo baglioniano che esalta particolarmente le doti di Claudio. Se qualcuno poi, dopo il playback dell'Olimpico, nutriva ancora qualche dubbio a riguardo dell'interpretazione vocale, a fronte all'eccellente esibizione rigorosamente "live" di Taratatà è ora necessariamente costretto a ricredersi.
Da segnalare che le riprese televisive della trasmissione mettono spesso in evidenza un gigantesco striscione sul quale campeggia, a lettere cubitali e con i caratteri tipici, la scritta Reginella.
Il successivo 12 ottobre segnaliamo un'ennesima esibizione benefica al Teatro Sistina di Roma, dove una delegazione di suddetta Mailing List riesce ad avvicinare il cantautore e a intrattenersi con lui.

Verso la fine dello stesso mese, numerose testate indicano come "procrastinato a data da destinarsi" lo show televisivo Dieci, che era stato inizialmente progettato per fine anno '98: alcuni riportano che la principale motivazione sarebbe da attribuire agli impegni di Baglioni, alle prese con l'elaborazione del nuovo lavoro discografico.
L'anno si chiude invece con ulteriori notizie, poi rivelatesi assolutamente infondate, relative a una presunta composizione, da parte del nostro, della sigla di apertura per il Festival di Sanremo. A questo proposito è quantomeno divertente osservare come a Claudio siano stati davvero attribuiti tutti i ruoli che gravitano intorno a detta manifestazione: da cantante in gara a ospite canoro, da presentatore accanto a Fazio a conduttore del dopo festival, da ospite esclusivo ad autore della sigla. Un motivo in più che sancisce e certifica, ancora una volta, la sua straripante e chiaramente crescente popolarità.