I giri di Camilla
La casa discografica intuisce che è necessario cavalcare il momento favorevole
e, di lì a pochi mesi, commissiona a Claudio un nuovo album da realizzare a
breve scadenza.
Il cantautore assembla, grosso modo, la medesima e vincente troupe di qualche
mese prima: Antonio Coggio assegnato alle consolidate vesti di coautore delle
musiche nonché di produttore, Tony Mimms a quelle di arrangiatore, Franco Finetti è ancora l'ingegnere del suono, il fido
Torquati si occupa sempre delle
tastiere, mentre Ciccaglioni, Guerrini e Buzzi vanno rispettivamente alle
chitarre, al basso e alle percussioni.
Ne esce, nel maggio 1973, un LP piuttosto confusionario e dall'amletico titolo:
Gira che ti rigira amore bello. Nelle primissime edizioni distribuite, esso
viene commercializzato addirittura con un'anonima copertina bianca, certificante
la volontà della RCA di accelerarne la pubblicazione.
L'album si rivela forse un po' segnato dalla fretta con la quale viene prodotto,
prova ne sia il fatto che vi compaiono varie basi musicali già scritte
preventivamente: alcune di queste non hanno trovato spazio negli ellepì
precedenti per evidenti questioni di spazio o, come accennato in precedenza, a
causa di ingerenze dirigenziali: è il caso di Miramare, che evidenzia la
struttura musicale portante di quella Caro padrone giudicata "troppo
impegnata" per essere inserita in QPGA e che viene ora riproposta e finalmente
"autorizzata" grazie a un testo completamente rinnovato. Situazione simile si
può rilevare anche per Casa in costruzione, il cui tema melodico è
evidentemente lo stesso della vecchia Cincinnato, un pezzo già presente in
Un
cantastorie dei giorni nostri.
Presumibilmente il progetto dell'autore era, in origine, diverso; anche in
riscontro a interviste rilasciate successivamente, si intuisce che Baglioni
avrebbe voluto realizzare una storia molto più compatta di quanto riesca invece
a costituire, il cui epicentro avrebbe dovuto essere l'auto Citroën 2CV a cui
egli è particolarmente legato e a cui ha addirittura attribuito il nome
"umanizzante" di Camilla. Per essa è progettato, all'origine, un ruolo di
primaria importanza, quasi di personaggio principale; in realtà essa finisce per
essere relegata a una parte marginale e serve solo da filo conduttore di tutta
l'opera: anche Gira che ti rigira amore bello, come il precedente, è un
concept-album, cioè con un tema e una trama che si sviluppano di canzone in
canzone: la storia è quella di un ragazzo adolescente che, in maniera abbastanza
ingenua, decide temporaneamente di fuggire da casa e di lasciare ogni affetto
cui è legato per provare i brividi dell'avventura.
In realtà, nel disco è riscontrabile una doviziosa sceneggiatura di immagini
costruite, quasi si tratti più di un lungometraggio che di una produzione
musicale.
A questo proposito, non è certamente possibile considerare un caso la
realizzazione di una pellicola lunga diversi minuti che fa da corollario ai
brani musicali e che cerca di adattarli a un copione cinematografico.
La copertina propone invece un
primo piano della 2CV mentre, sullo sfondo, si articola una sorta di collage
fotografico delle immagini più simboliche e importanti di Roma, affiancate senza
un apparente significato geografico. Un tentativo di continuità, anche in questo
senso, con QPGA, sul cui contenitore vengono invece rappresentate, stavolta
nello stile del disegno, alcuni dei monumenti più importanti dell'Urbe,
volutamente slegati dalla corretta collocazione urbanistica.
Dal punto di vista più strettamente
analitico dei brani, si può affermare che Baglioni vuole qui evidentemente
sottolineare, attraverso la suggestione di immagini continuamente dinamiche,
l'incalzare dei sentimenti che, nonostante tutto, egli rivendica ancora come
propri della sua generazione.
Trovano dunque posto in questa sede alcune canzoni di grande ispirazione
passionale come la sempreverde e suadente melodia che accompagna l'incedere
drammatico di Amore bello o la straziante allegoria che permea tutta la
"sceneggiatura" di Io me ne andrei. Seppur ingenuamente semplice e priva
dell'ispirazione che caratterizza i brani appena menzionati, anche Ragazza di
campagna lascia trasparire qualche buona intuizione poetica che, se aggiunta
all'originalità del testo, spiega il discreto successo conseguito dal pezzo.
Allegra spensieratezza si evince invece da musiche e testi di W L'Inghilterra,
E apri quella porta e Miramare che tuttavia, se confrontate a quelle di
ugual tono incluse in QPGA, paiono defilarsi in tono minore.
Come per l'album precedente, anche in quest'ultimo lavoro la melodia iniziale e
quella finale sono identiche, a sottolineare, ancora una volta, la ciclicità
delle vicende della vita.
L'impatto col pubblico non appare
tuttavia entusiasmante e, nonostante le similitudini che si sono volute
mantenere con il long playing precedente, il riscontro immediato non consegue i
medesimi risultati.
Anche per questo motivo l'autore subisce un contraccolpo psicologico che lo
spinge a teatralizzare il suo disagio inscenando un rogo catartico, poi anche
interpretato in senso pubblicitario, nel quale viene sacrificata quella 2CV, un
po' feticcio, un po' portafortuna, alla quale Baglioni attribuisce prosaicamente
un'anima e a cui conseguentemente non vuole far subire l'onta del demolitore.
Tuttavia, a lungo andare, anche Gira che ti rigira amore bello riesce a
contare un cospicuo numero di copie distribuite e a insediarsi nei primi posti
delle classifiche di vendita.
Da segnalare anche che, a partire
dalla primavera di quello stesso anno 1973, il cantautore intraprende quello che
passerà agli annali della sua storia di musicista come il suo primo vero e
proprio tour dal vivo: Napoli è la città che ospita la prima data di tale
tournée.
Appare tuttavia evidente che,
nonostante il buon successo finale dell'album, il suo autore sembri inappagato
del risultato raggiunto: forse, a mancare è proprio quel legame d'insieme che
avrebbe costituito il nocciolo della vicenda e che è invece riuscito così
perfettamente con il lavoro precedente.
Comincia dunque a farsi strada, nella mente del nostro, la possibilità di
realizzare una vera e propria "opera musicale" da adattare a "musical". Per
questo motivo, verso la fine dell'anno, prima chiede alla RCA di metterlo in
contatto con la famosa coppia autrice dei musical italiani più importanti, Garinei e Giovannini, poi, viste le difficoltà di impostazione del progetto, fa
un ultimo tentativo per non abbandonare sul nascere il suo sogno: si reca a
Parigi per conoscere il geniale tastierista degli Aphrodite's Child,
Vangelis
O Papathanassiou, un musicista greco versatile e bizzarro; costui, addirittura
incapace di leggere la musica, è tuttavia universalmente accreditato quale
geniale strumentista e capace arrangiatore.
L'idea di Baglioni è quella di impiantare un lavoro simile a quello dei grandi
musical americani; sembra che per questo progetto esistano già, in effetti,
alcune partiture; sicuramente esiste un titolo, seppur provvisorio: L'isola di Dudù Malot.
Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi da entrambi i musicisti, l'opera
vagheggiata non riuscirà a prendere la forma dell'idea originale, anche se, da
quest'improvvisata e inusuale collaborazione, sorgerà un'affinità spontanea che
sfocerà, di lì a breve termine, in una realizzazione proficua e di diverso tipo.
Il 1973 è dunque un anno
importantissimo per il cantautore; sia dal punto di vista professionale, dove si
vede riconoscere una popolarità sempre più accresciuta e dove ha gettato i
presupposti per nuovi progetti da realizzare, sia da quello privato, rallegrato
da un fatto di indubbio rilievo: è qui opportuno ricordare che, nell'aprile di
due anni prima, a Roma, durante una visita alla Mostra
dell'Elettronica, Claudio
aveva conosciuto Paola Massari
che, oltre a divenire parte attiva e collaboratrice nella produzione di QPGA, è
identificata da svariate e più o meno autorevoli fonti quale vera musa
ispiratrice della storia e delle canzoni dell'album stesso.
Ebbene: il 4 agosto di questo stesso anno, grazie alla complicità di alcuni
amici e nel segreto di una cappella privata di una villa romana, i due fidanzati
contraggono matrimonio con il rito cattolico.
Claudio Baglioni ha 22 anni, Paola Massari 18. Tutti i mezzi d'informazione,
l'opinione pubblica e finanche alcuni addetti ai lavori verranno a conoscenza
del fatto soltanto molti anni più tardi.
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