biografia
a cura di Luca Tempini

Introduzione
 
Prologo
 
L'ambiente
 
Le prime note... di giorno
 
I tentativi
 
Cantante professionista
 
Le canzoni stonate...
 
L'influenza del cinema
 
Ragazzo nell'est
 
Quella sua maglietta fina
 
I giri di Camilla
 
La consacrazione definitiva
 
Il sabato del villaggio
 
Solo in compagnia di sé senza chiedere il permesso...
 
Un nuovo disco e un discografico nuovo
 
Canzoni e una piccola (grande) storia che continua...
 
Alé-oó
 
La canzone del secolo
 
La vita è adesso, il sogno, sempre
 
D'Assolo continuerò
 
Un trovatore perso un cantastorie muto
 
OLTRE
 
Appunti sparsi su quel che c'è
 
Sempre lo stesso, più grigio ma non domo
 
L'anima nuova di Claudio
 
Da me a te e dalla città allo stadio: un progetto lungo un sogno
 
Giri di "valzer" per un viaggiatore
 
Di nuovo "in viaggio" per sapere cosa c'è laggiù...
 
Sogno di una notte di note
 
Come per incanto
 
I concerti irregolari
 
L'uomo della storia accanto
 
Tutti in un abbraccio
 
'O scia'
 
Da cantautore a commendatore
 
Finale in... crescendo
 
Titoli di coda
 
Bibliografia e testi
 
Credimi, CREDITI
 

L’uomo della storia accanto

Alcune indiscrezioni di questo inizio d'annata raccontano di un presunto rifiuto opposto dal cantautore a una rete televisiva nazionale intenzionata a realizzare un programma sull'impronta di quelli precedentemente prodotti per Gianni Morandi (C’era un ragazzo...) e Renato Zero (Tutti gli zeri del mondo).
A parte queste voci incontrollate e prive di un effettivo fondamento, si fanno invece sempre più insistenti quelle che assicurano la vicina pubblicazione (si parla della prima metà di aprile) del nuovo album d'inediti.

Inoltre, a rendere ancora più elettrica l'attesa, svariate agenzie giornalistiche annunciano di contatti presi dallo staff di Baglioni con i gestori di alcuni dei più importanti stadi italiani: l'obiettivo, secondo queste varie e ben informate fonti, è quello di trovare ampi spazi per la realizzazione di imminenti e grandiosi concerti, presumibilmente ricalcanti i contenuti del suggestivo tour Da me a te dell’estate 1998.
È verso la fine di febbraio che, a questo proposito, le semplici voci di corridoio divengono notizie confermate, notificate a tutti gli organi di stampa dallo staff del cantautore romano. È lo stesso Baglioni, riconoscibile nonostante un timbro vocale artefatto, che annuncia sul suo sito Internet e tramite le stazioni radio più diffuse l'allestimento “del più grande spettacolo mai realizzato in carriera”. Sempre nel corso dello stesso spot vengono ufficializzati il calendario degli spettacoli e i siti presso cui si terranno i concerti: il 14 giugno allo stadio Del Conero di Ancona, il 19 al Meazza di Milano, il 23 all’Euganeo di Padova, il 27 al Franchi di Firenze; il 1 luglio si spalancheranno le suggestive porte dell'Olimpico, e il 5 quelle del San Paolo, a Napoli; infine, quella del 12 alla Favorita di Palermo sarà l'ultima delle date previste.
Proprio in seguito alla campagna promozionale del nuovo tour, si scatena, fra il serio e il faceto, una polemica bizzarra: sui cartelloni pubblicitari apposti nelle città che sono destinate a ospitare i concerti, infatti, compaiono alcune fotografie che mostrano un Baglioni stravagante con capelli tendente al giallo-platino.
Più per tranquillizzare i fan perplessi, probabilmente, che per il gusto di togliere cibo agli immarcescibili divoratori del "gossip", Baglioni interviene subito a smontare qualsiasi ulteriore dibattito: il colore dei capelli, così come appare nei manifesti pubblicitari, è dovuto a un inopportuno riflesso di luce gialla nel momento degli scatti fotografici e non è il frutto di un improvvisamente vagheggiato ringiovanimento artificiale.
Così, ben presto, i cartelloni incriminati vengono sostituiti da altri in cui la fluente capigliatura del cantante rivela il consueto variegato di bianco e di grigio.

Del 4 aprile, invece, è un'altra polemica rivelata dal Corriere della Sera, questa volta non circoscritta al solo Baglioni ma coinvolgente tutti gli artisti che intendono esibirsi, nell'estate del 2003, allo stadio Meazza. Gli abitanti della cosiddetta “zona San Siro”, infatti, avrebbero diffidato il comune di Milano dal promuovere iniziative musicali che si protraggano sino a notte inoltrata, stanchi di sottoporsi continuamente a quello che definiscono “reiterato inquinamento acustico”.
Fra le parti, tuttavia, viene trovato un accordo che stabilisce la necessità di concludere ogni manifestazione entro le ore 23:30: considerando che la durata dei “live” di Baglioni si aggira sempre sulle tre ore, si intuisce subito che lo spettacolo milanese dovrà forzatamente iniziare entro le 20:30.

Lo schiudersi della primavera promuove il rifiorire di altre indiscrezioni che riguardano il nuovo lavoro discografico: sembra che esso sia entrato nell'ultima fase della registrazione e che questa stia avvenendo a Milano, presso una nuova sala d'incisione situata vicino a Porta Genova.
In un'intervista rilasciata all'inizio di aprile, l'autore annuncia l'ormai avvenuta realizzazione dell'album e puntualizza che quello nuovo non sarà, a differenza delle ultime produzioni, un disco-concept: inoltre, esso rivendicherà una completa autonomia dai tre album precedenti e ricalcherà atmosfere meno complesse.
Alla metà di questo stesso mese, prendendo un po' tutti in contropiede, Baglioni mette a disposizione, per il solo ascolto, uno fra i brani destinati all'ultimo CD. Lo fa utilizzando, ancora una volta, il già collaudato strumento di Internet e il suo sito ufficiale: ancor prima che l'annuncio venga divulgato alla stampa, i collegamenti sono numerosi, tanti da congestionare il sito stesso e da essere stimati, in poche ore, in circa 37.000.
Il pezzo proposto in questa sorta di anomala anteprima s'intitola Requiem e, già dal titolo, lascia presagire quel carattere di tetra inquietudine che poi, all'ascolto, musica e testo confermeranno in pieno. In effetti gli stessi fan, che dopo le ultime dichiarazioni del cantante presagivano testi meno ermetici e musicalità appianate, restano piuttosto perplessi di fronte a una canzone che necessita di numerosi ascolti prima d'essere metabolizzata: è una romanza lenta e struggente che evoca buie atmosfere di guerra periodicamente intervallate da improvvise aperture musicali; queste, proiettate nell'ambiente spettrale e desolato del testo, sembrano atroci rumori di spari. Il tema musicale, in effetti, accompagna l'andamento testuale lasciando presagire, sin dall'inizio, imminenti ascese di ritmo, che deflagrano a intermittenza come “sorde bombe” e sviluppano accordi talmente elaborati da sembrare quasi dissonanti. Requiem potrebbe definirsi una canzone-manifesto che, prima di opporsi strenuamente a ogni conflitto, intende illustrarne gli orrori, mostrarne le brutture. Il linguaggio è molto ricercato, quasi aulico in alcuni termini (squassi, crepitio) e accentua l'aria di smarrimento che è senza dubbio accusata non solo da chi ascolta il brano, ma anche da chi lo propone. L'aria sinfonica già sperimentata con Per incanto, scritto in occasione del concerto al Petruzzelli, è qui diffusamente utilizzata a sottolineare una gravità diffusa e un'ansia latente.
Eppure è presente, anche al termine di questo angusto corridoio musicale che sembra inevitabilmente condurre al soffocamento, un vigoroso anelito a una speranza inattaccabile, che è retaggio congenito dell'uomo illuminato: “e allora suona forte/più di così/più forte della morte che è/fuori di qui...”. Come a sottolineare l'attesa di un riscatto ineluttabile, di una salvazione compiuta attraverso la musica o, in senso traslato, mediante l'intelligenza artistica.

Il 17 aprile, un paio di giorni dopo questo primo assaggio, le radio sono autorizzate a trasmettere la traccia di apertura del nuovo album di Claudio Baglioni: il titolo del primo singolo è Sono io e ricalca il nome attribuito a tutto il lavoro che, come rivela lo stesso Claudio, sarà Sono io, l'uomo della storia accanto, conterrà tredici pezzi e uscirà il giorno 23 maggio.
“Io a una donna/ho dato e preso il male e il bene/ e un amore/ mettendo al cuore ali e catene...”. Già queste prime parole, soffiate da una musica allegra e leggera, bastano agli avidi analisti delle cose baglioniane per comprendere che le dichiarazioni teorizzanti un ritorno a concetti di immediata comprensione non erano buttate lì per caso e che la composita struttura di Requiem è destinata a restare, presumibilmente, un episodio isolato.
Sarà un caso ma già in questo primo verso dell'intero album sono comprese, seppur in un contesto non certamente banale, le parole “amore” e “cuore” disposte in rima.
È quasi come se Baglioni volesse proclamare a chiare lettere, sin da subito e sgombrando il campo da ogni dubbio residuo, quell'annunciata volontà di perseguire un ritorno alle dimensioni romantiche di un tempo passato. E infatti, mentre la musica suggella passaggi improntati alla tipica struttura degli inni baglioniani, le parole si dipanano velocemente e senza intoppi, creando una successione d'immagini concatenate che alimentano il racconto. Il taglio autobiografico è evidente, la voglia di dare un messaggio di presenza a tutte le persone care, fan compresi, palese.
La canzone è godibile già al primo ascolto e l'incedere crescente della melodia la cataloga come un pezzo di sicuro coinvolgimento.

Di questo periodo è anche una notizia di carattere privato che, a dispetto del suo carattere schivo, è lo stesso cantautore a rendere nota: esortato dal rettore della Facoltà di Architettura di Valle Giulia, infatti, Baglioni ha da tempo ripreso con profitto il corso di laurea intrapreso in gioventù, riuscendo a ultimare gli esami e a prospettarsi una imminente laurea.

Intanto, sul fronte professionale, Claudio è costretto ad abbandonare la primigenia intenzione di effettuare la data di Palermo a causa d'insormontabili questioni logistiche. La Sicilia e il sud, tuttavia, non verranno scavalcati perché nel calendario, in sostituzione del concerto della Favorita, viene inserita la data di Catania.

Nella prima metà di maggio, Baglioni si sottopone a un tour de force radiofonico-televisivo per consentire al nuovo album una certa visibilità pubblicitaria: in questo senso si devono intendere le partecipazioni alla serata mondana dei Telegatti, dove peraltro non si esibisce che per pochissimi secondi, a Zelig dove si mostra un po' impacciato e dove canta la prima parte di Sono io accompagnandosi alla chitarra e soprattutto, il 16 maggio, giorno del suo cinquantaduesimo compleanno, a Viva Radiodue, la fortunata ed esilarante trasmissione radiofonica di Fiorello e Marco Baldini cui si affianca in veste di presentatore; in quest'occasione Baglioni si adegua perfettamente al clima giocoso, dando luogo a un intrattenimento molto divertente e non privo di gag, inframmezzato dagli interventi di Laura Pausini (che accenna un paio di strofe di E tu... con Claudio) e di Francesco Totti.

Sempre in questo periodo è opportuno sottolineare come il cantautore si faccia portavoce di una campagna promossa dall'ACI e tesa a sensibilizzare i giovani sul progetto della sicurezza stradale: il motto di tale programma, mutuato da una delle canzoni più celebri di Baglioni è La vita è adesso, non perderla per strada.

Qualche giorno prima dell'uscita dell'album, si rende noto che sarà possibile, collegandosi al solito indirizzo www.baglioni.it, ascoltare il primo minuto di ogni canzone compresa nel CD.

Nella serata della vigilia, la libreria Feltrinelli di Milano organizza un piccolo spettacolo che prevede la partecipazione dell'autore: tutti i fan di Baglioni sono invitati ad attendere la mezzanotte in compagnia di Claudio, così da poter acquistare direttamente il disco allo scoccare del giorno successivo. In effetti, la presenza di Baglioni muove moltissime persone che si convogliano in Piazza Piemonte, sede del negozio, e dove riescono ad ascoltare, dalla viva voce dell'autore, alcuni pezzi fra quelli più classici della sua produzione.

Come nelle previsioni, il giorno 23 maggio il nuovo album di Claudio Baglioni, Sono io, l'uomo della storia accanto, viene distribuito dalla Cosa edizioni musicali in tutti i negozi di dischi.
La copertina ad astuccio, piuttosto sobria e stampata su fondo bianco, immortala un Baglioni occhialuto e vestito casual appoggiato a un muro di bugnato, costituito di grosse pietre arancio. La scritta Claudio Baglioni reca in evidenza le lettere IO contenute sia nel nome che nel cognome dell'artista. Con questo modo, evidentemente, si intende porre l'accento sul concetto che, più di tutti, caratterizza l'album. Il senso dell'io che esce da quest'ultimo lavoro, tuttavia, è meno egocentrico, meno angoscioso di quello emergente dal precedente Io sono qui, che incrociava all’incirca lo stesso tema. Se là venivano sviscerate approfondite problematiche esistenziali che, dopo un primo tentativo di fuga nell'immaginazione (Le vie dei colori), andavano incupendosi restando sostanzialmente irrisolte (L'ultimo omino, Male di me, Titoli di coda), qui si avverte invece una positiva ricerca di salvazione mediante il ricorso all'universalità, a una comunione solidale con gli altri: in questo caso l'io si trasforma in un “necessario” noi e vi si specchia, traendo dal concetto palindromo (io-noi) una “mutabilità” necessaria che forzatamente presupponga lo scambio d'amore. E l'amore è, come già accennato in precedenza, una sorta di resistente filo conduttore che riecheggia in ogni canzone, che accompagna ogni brano dell'album. Quello di Sono io, l'uomo della storia accanto è un amore maturo, energico e completo che non va rivolto semplicemente a una donna ma è dimensionato su tutti coloro che intendono farsene investire: un sentimento interattivo, aperto, solare, che risulta molto diverso da quello che riveste la struttura del lontano E tu come stai? del 1978, anch'esso disco di canzoni d'amore intese però nel senso più sentimentalmente classico che a questo connubio si suole attribuire.
Ciò che anche stupisce di Sono io, l'uomo della storia accanto è, gia dai primi ascolti, un effettivo ritorno alla semplicità dei testi, dei temi, delle parole. Questo modo è forse dovuto all'istintività di stesura, per conservare la quale Claudio ha rinunciato al suo consueto lavoro di rilettura e cesello che ha sempre caratterizzato i suoi lavori; questa situazione ha comportato l'approntamento dell'opera in soli sette mesi.
Nei testi delle canzoni, Baglioni ritorna a evocare le immagini fotografiche dei tempi di Strada Facendo e le atmosfere quotidiane de La vita è adesso.
Gli album della trilogia che avevano costituito le ultime produzioni, in effetti, sembrano lontani anni luce: le mirabili espressioni linguistiche infarcite di figure retoriche cedono la scena a un lessico più immediato; il risultato di quelle esperienze, tuttavia, contribuisce a proporre un linguaggio notevolmente arricchito che rafforza i concetti. Anche la musica, tranne rare eccezioni (Requiem, Per Incanto), assume connotati più melodici e si apre a una immediata assimilazione.
Dal libretto allegato, contenente i testi delle tredici canzoni, si apprendono i nomi delle persone che hanno contribuito alla realizzazione del disco. Sono quelli dei collaboratori di sempre: da Paolo Gianolio, che è anche il curatore degli arrangiamenti, a Lele Melotti, a Danilo Rea, a Paolo Costa, a John Giblin e Gavin Harrison per la parte strettamente legata all'esecuzione musicale. Anche la sezione organizzativa è affidata a presenze “storiche” dello staff quali Guido Tognetti, Donella Serafini e Rossella Barattolo.

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Immesso il CD nel lettore, la prima musica che c'investe è quella ritmica ed “elettrizzante” di Sono io, di cui s'è diffusamente detto in precedenza.
 

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In molte occasioni pubbliche e private, il cantautore romano ha spesso sostenuto di amare profondamente Se telefonando, una canzone scritta da Maurizio Costanzo (testo) ed Ennio Morricone (musica) nel lontano 1966, e rapidamente portata al successo dall'eccelsa voce di Mina. Baglioni stesso s'è cimentato con il brano in varie circostanze, arrivando persino a includerlo in un disco spic per clabber (c'è ancora un sogno da fare...). Ebbene, le note d'esordio della seconda traccia risultano essere proprio quelle stesse, seducenti e inconfondibili, del brano in questione; questo plateale riferimento a una melodia preesistente, però, lungi dall'essere un tentativo di plagio, è invece una voluta citazione, quasi un atto dovuto nei confronti di una canzone verso cui Claudio nutre profondo affetto. Ed infatti, dopo le primissime note, il tema musicale s'affranca definitivamente da quello di Morricone, percorrendo sentieri autonomi ma egualmente avvolgenti. Tutto in un abbraccio è una canzone d'amore classica, una di quelle che, per capirci, lo stereotipo comune definirebbe “alla Baglioni”.
La situazione è quella di un amore terminato ma ancora struggente nei recessi del ricordo, risvegliato dall'ultimo incontro davanti a un suggestivo panorama naturale (“il sole taglia il mare e il nostro amore in due, come un aratro”). In un crescendo drammatico in cui i bassi e gli acuti esaltano la voce del cantante, l'amore finisce senza nessuna ragione apparente né un motivo plausibile, così com'era cominciato: un abbraccio all'inizio e uno alla fine, infatti, demarcano e suggellano i limiti della storia. Oltre non c'è nulla, solo un profondo crepaccio di vita. Tutto ciò che appartiene agli “amori infelici” inizia e termina con un languido stringersi; l'essenza dell'essere uomini, cioè l'amare, è tutta circoscritta in quell'atto affettuoso: sta tutta in un abbraccio.
 

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Completamente diversa, per musicalità e argomenti trattati, la tematica di Grand'uomo, terzo pezzo dell'album: la canzone è una sorta d'ideale proseguimento di Avrai poiché, come si evince dal suo incipit, è rivolta al ventenne figlio Giovanni. Tuttavia l'assimilazione con il celeberrimo pezzo dell'82 inizia e termina con la citata dedica. Grand'uomo risulta molto più ritmata e musicalmente vicina a pezzi quali Via, Bolero o Noi no, e si concentra dapprincipio sui conflittuali rapporti familiari (“...un figlio ama sempre un padre ma lo fa/ mentre lo giudica e quasi mai perdona/ finché gli scopre il segno di una lacrima/ e per la prima volta vede una persona...”) per poi spaziare sul significato della vita e sulla necessità di esserne protagonisti, di voler lasciare un segno (“e ti giuro che/ io sarò qualcuno/ e griderò al futuro/ il vento che c'è in me”). Successivamente però, quest'esigenza di “essere un grand'uomo” si smussa, lasciando il posto alla convinzione che, sopra tutto, sia necessario far emergere il sentimento d'amore e d'altruismo, unico e vero ricettacolo di immortalità concesso agli uomini: davvero mirabile, a questo proposito, una delle ultime strofe che esplica perfettamente il concetto: “la fantasia è dove non c'è/ l'ipocrisia della realtà e quel che dai di te/ mai niente te lo porterà più via/ la poesia è come un'idea/ non cerca verità la crea/ e se non credi sempre in me/ fa' che io creda sempre in te...”.
 

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Con la melodica e dolcissima Mai più come te si ritorna all'argomento sentimentale. Questo brano potrebbe anche essere definito, in effetti, un vero e proprio "manifesto dell'amore" poiché questo permea ogni frase della canzone. Qui, la conclusione di una storia d'amore è il presupposto per innalzare il sentimento a concetto ideale: anche se il ricordo fa emergere situazioni concrete che rimandano a un immaginario fotografico (“chiudo gli occhi e faccio buio dentro me/ e la mia mente è come il treno delle sei/ con cui ritorna a casa la tua cara immagine...”), il rapporto con la donna amata assume connotazioni platoniche, tanto che l’assenza di lei viene amata quanto la sua stessa presenza: "c'è qui/ la tua assenza ormai/ che amo come te". Siamo davvero lontani dalla disperazione urlata, gelosa e debordante di E tu come stai?: “tu come vivi/ come ti trovi/ chi viene a prenderti/ chi ti apre lo sportello/” ecc... Qui la sofferenza per la conclusione dell'amore è accettata con programmata rassegnazione, quasi fosse una fase assolutamente ineluttabile e catartica dell'amore stesso: "e com'è troppo tardi per amare e/l'amore è la pena da scontare per/ non dover restare soli e meglio è/ amare e perdere che vincere/ e non amare mai...”.
 

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Meno drammatica, invece, è l'atmosfera che si dipana da Sulla via di casa mia, incentrata sull'urgenza autobiografica di recuperare la quotidianità degli affetti; senza essa l'individuo, poeta o "grand'uomo" che sia, improvvisamente si sente perduto: "tu sei terra/ acqua aria e fuoco/ tutto ciò che non ho/ e mezza vita mia..."
Con il suo testo scanzonato, supportato da ripetuti virtuosismi vocali e da una musica che da un adagio melodico sfocia nell'allegro, questo brano è forse una dedica particolare alle persone della vita di Claudio che, com'è riportato sull'ultima pagina del libretto contenuto nella confezione del CD "sono così tanto nei pensieri e troppo poco nelle parole e nei gesti".
 

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Patapan è, forse più di tutte, la canzone che ricalca tratti evidenti di autobiografismo. Difficile non pensare alla memoria del padre di Baglioni, Riccardo, che affiora a rinverdire malinconici scampoli d'infanzia. E tuttavia, lo spunto particolare serve per percorrere riflessioni universali che spaziano sul senso della vita e della morte; che mettono a nudo, in un richiamo leopardiano, l'impotenza umana e la sua impossibilità di affrancarsi da un destino ineluttabile. Splendide le figurazioni ambientali di una campagna vissuta, dove s'intuiscono presenze, voci, persino odori: "e nella sera chiara/ da lontano l'armonia/ di un suono di fanfara/ di un tam tam di prateria/ e le tue braccia forti/ che indicavano la via/ ai miei ginocchi storti e agli occhi e patapan..."
La musica resta quasi sempre in sottofondo, intervenendo solo di tanto in tanto a creare un'eco, a sottolineare un passaggio: è sontuosa cornice di un quadro tinteggiato con i colori tenui dell'acquarello.
Le suggestioni passionali e commoventi che vengono richiamate sono le stesse, anche se con toni diversi, forse persino più coinvolgenti, della magnifica Tamburi lontani compresa in Oltre.
 

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Andamenti latini descritti dalla melodia e atmosfere crepuscolari evidenziate dal testo sono le peculiarità di uno dei brani certamente più riusciti non solo dell'album ma di tutta la discografia baglioniana: Quei due è un lungometraggio d'immagini cristallizzate contrastanti con la trama che, invece, scorre via veloce e coinvolgente fino all'ultimo e inaspettato colpo di scena. La storia è costruita e caratterizzata dai personaggi, che affiorano dalla luce e scompaiono nell'ombra come sinuose figure caravaggesche: "lei che fa una faccia apposta/ e sbraccia nella luce brutta/ che si butta sul vestito/ che la tocca tutta...".
Baglioni canta di un amore logorato dal tempo, di una situazione che imporrebbe ai due contraenti un urgente chiarimento dialogico. Un chiarimento che non c'è e che non avverrà: l'apatia sfocerà nel silenzio "e i due lì accanto sono al conto" quasi senza accorgersene.
 

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Nel 1990, alla vigilia dell'uscita di Oltre, l'album che avrebbe segnato una decisa svolta nella sua carriera artistica, Baglioni presenziò, come si è visto, a una puntata speciale del Maurizio Costanzo show. Proprio in quella sede il cantante raccontò di come un giorno, trovandosi solo e malinconico davanti al mare, ebbe modo di intonare una sorta di scioglilingua estemporaneo per affrancarsi da quell'improvviso disagio: "sono solo sotto il sol e so solo un solo in sol". Proprio quella cantilena bizzarra costituisce ora, a distanza di svariati anni, il ritornello della giocosa e scanzonata Serenata in sol, che deve proprio servire ad allontanare i momenti bui: "vedi anche tu/ che non posso più farci niente se amo/ l'umanità ma non mi va giù/ tutta questa gente...".
Da sottolineare come queste canzoni dal carattere spiritoso e scapigliato siano una sicura costante nei lavori dell'artista.
 

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Struggente appello d'amore all'amata è la coinvolgente Tienimi con te, che manifesta un crescendo di musica a spirale e un testo che evidenzia un certa ansia di vivere; quest'ultima può essere lenita soltanto una volta acquisita la certezza di avere per sé la compagna e di poter sublimare nell'amore ogni difficoltà della vita: "tienimi con te/ in un pomeriggio/ quando piove giù un litigio/ ed un giorno sembra eterno...”.
Il pezzo è certamente fra i più orecchiabili e cantabili dell'album.
 

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"...e nel ricamo nero della sera/ ad una sola voce cantavamo... Questo verso della ritmica Fianco a fianco introduce il motivo della decima traccia, vera e propria cronaca dei passati concerti; magiche notti di note vissute da Baglioni in tanti anni di attività insieme al suo pubblico e che ancora fanno emergere, nell'animo del cantautore, emozioni indelebili e suggestioni malinconiche.
Nell'appuntamento ai prossimi spettacoli (“ci troveremo/ ancora a fianco/ incontro all'aurora/ di un giorno più bianco/ ritorno di eroi/ prima persi poi fianco a fianco/ per stringersi intorno/ al sogno mai stanco/ che è in noi...”) sono ancora riscontrabili il medesimo entusiasmo e la stessa voglia d'incantarsi degli anni passati.
 

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Il brano che segue Fianco a fianco è Requiem, proposto per l'ascolto in anteprima sul sito ufficiale.
 

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"Strada facendo" arriveremo Di là dal ponte. La coralità e la musica incalzante del penultimo pezzo sembrano disegnare un certo qual tratto di continuità con la celeberrima canzone dell'81. Qui, tuttavia, l'elemento sociale è molto più radicato poiché il testo è un'aspra denuncia delle condizioni degli emigranti e dei disadattati in genere: "questa è un'altra storia/ di chi aspetta sulla riva/ davanti al fiume della memoria/ o chiuso al buio di una stiva..."
Ciò che è necessario costruire al più presto è un ponte di solidarietà tra le genti che ponga fine a ogni tipo di discriminazione.
 

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L'album termina con quella Per incanto e per amore che grosso modo ricalca, nel testo e nella musica, la canzone composta per la serata al teatro Petruzzelli di Bari. Sfrondata delle connotazioni sinfoniche più ampie e alleggerita nelle iperboli testuali, essa appare più aperta a una divulgazione massiccia.
 

Com'era facile prevedere, a distanza di una settimana dall'uscita Sono io, l'uomo dello storia accanto giunge in vetta a tutte le classifiche. Tuttavia, il primato non è mantenuto a lungo per via del nuovo album di Ramazzotti, 9: pubblicato da pochi giorni, infatti, l'inedito di Eros riesce subito a scalzare Baglioni dalla prima posizione dell'hit parade. Le vendite di Sono io rimangono comunque ottime per un periodo nel quale il mercato discografico è preda di una notevolissima crisi e si attestano, a quattro mesi dall'uscita, intorno alle trecento - trecentocinquantamila copie.