biografia
a cura di Luca Tempini

Introduzione
 
Prologo
 
L'ambiente
 
Le prime note... di giorno
 
I tentativi
 
Cantante professionista
 
Le canzoni stonate...
 
L'influenza del cinema
 
Ragazzo nell'est
 
Quella sua maglietta fina
 
I giri di Camilla
 
La consacrazione definitiva
 
Il sabato del villaggio
 
Solo in compagnia di sé senza chiedere il permesso...
 
Un nuovo disco e un discografico nuovo
 
Canzoni e una piccola (grande) storia che continua...
 
Alé-oó
 
La canzone del secolo
 
La vita è adesso, il sogno, sempre
 
D'Assolo continuerò
 
Un trovatore perso un cantastorie muto
 
OLTRE
 
Appunti sparsi su quel che c'è
 
Sempre lo stesso, più grigio ma non domo
 
L'anima nuova di Claudio
 
Da me a te e dalla città allo stadio: un progetto lungo un sogno
 
Giri di "valzer" per un viaggiatore
 
Di nuovo "in viaggio" per sapere cosa c'è laggiù...
 
Sogno di una notte di note
 
Come per incanto
 
I concerti irregolari
 
L'uomo della storia accanto
 
Tutti in un abbraccio
 
'O scia'
 
Da cantautore a commendatore
 
Finale in... crescendo
 
Titoli di coda
 
Bibliografia e testi
 
Credimi, CREDITI
 

Come per incanto

I primi mesi del nuovo anno trascorrono senza che si abbiano notizie precise su un ennesimo progetto a cui si dà per certo che il cantautore stia lavorando. Svariate indiscrezioni giornalistiche, peraltro suffragate da alcune dichiarazioni stesse dell’interessato, certificano di un nuovo tour da svolgersi nelle maggiori città europee.
Desta perciò sufficiente stupore la notizia diffusa in aprile: secondo quest’ultima informazione infatti, il nostro sarà impegnato ancora in un tour sul suolo nazionale, stavolta nella nobile cornice dei teatri lirici.
Così, a partire dal 2 maggio al teatro Ventidio basso di Ascoli, Claudio riempie di gente i palcoscenici più eleganti e blasonati d’Italia con uno spettacolo ancora nuovo, un’altra volta sorprendente: stavolta solo sul palco e con l’ausilio di un pianoforte gran coda, egli ripercorre tutta la sua carriera andando a spulciare il suo repertorio anche meno conosciuto e più intimo. Intervallando le canzoni a una narrazione che si snoda attraverso la sua storia di musicista legata al pianoforte, egli diverte ed emoziona, raccontando aneddoti ed elargendo battute a piene mani. Le canzoni sono però, mai come ora, le vere protagoniste: proposte senza fronzoli, nude come sono nate, esse rivelano il loro carattere più vero, il loro “humus” sostanziale e colpiscono direttamente gli animi degli ascoltatori.
Questo giro di concerti si chiamerà, con un sottile e azzeccato gioco di parole inCanto, titolo che mette l’accento sulle emozioni che l’autore intende rappresentare. Lui stesso si definirà, a questo proposito, nuovo incantautore.
Il contrasto fra l’arredamento sfarzoso dei teatri, con i suoi rossi velluti eleganti e gli stucchi barocchi che si contrappongono alla semplicità cruda dei brani, impreziosisce ulteriormente le esibizioni e riesce nell’impresa, a lungo idealizzata, di annullare la distanza tra l’attore e gli spettatori.
Anche la scenografia sul proscenio, che esalta la maestosità del pianoforte, assoluto protagonista delle serate, ricalca la struttura semplice delle canzoni poiché consta semplicemente, oltre al celebrato strumento, di forme rotonde appese che danno l’idea di astri nel cielo; tale coreografia è impreziosita da sporadici e sobri interventi luminosi di luce laser.
Come già detto sopra, Baglioni rivitalizza alcuni suoi pezzi perduti, regalandoli al pubblico completamente rivestiti di nuovo, in un’operazione simile a quella fatta con Sogno di una notte di note: se tuttavia là si era intervenuti soprattutto su canzoni classiche e relativamente recenti e si era agito soprattutto a mezzo degli accordi, modificandoli, qui si interviene invece su brani piuttosto vecchi o addirittura “giurassici”, come vengono definiti dallo stesso interprete e facendo leva, per apportare modifiche, sull’interpretazione e sul ritmo: il caso più eclatante è quello di una straordinaria Il sole e la luna: pezzo inserito addirittura nell’album di esordio Claudio Baglioni, esso viene “rivelato” in una maniera nuova e riscoperto per assurgere addirittura a brano-simbolo della tournée; la stessa scenografia riprende del resto il tema trattato nel testo.
Anche la rielaborazione di Un po’ di più, con il suo incedere iniziale sincopato, rilascia sensazioni davvero particolari. Comunque la scaletta delle serate non è assolutamente rigida e, salvo eccezioni in alcune parti, viene modificata di volta in volta. Un momento dello spettacolo particolarmente “elastico” è quello dedicato ai campioncini della profumeria, divertente metafora con la quale il cantautore vuole contrassegnare l’esecuzione di vari frammenti di brani desueti la cui scelta viene addirittura delegata al gradimento del pubblico. Altro attimo che vale la pena senza dubbio ricordare è quello della particolarissima interpretazione di Buona fortuna: un’esecuzione “a cappella” senza alcun ausilio di musica né amplificazioni in cui Claudio affronta la platea nel buio silenzioso del teatro con solo un lume stretto in mano, dando prova, mediante la sua sola voce, di un grandissimo coraggio e realizzando una performance grandiosa; abbiamo qui ragione di credere che la distribuzione dei brividi, nelle prime file come nelle ultime, si realizzi moltiplicandosi in ugual misura. Altra canzone particolare è una sentitissima Tutto il calcio minuto per minuto scandita dal battito regolare del metronomo che la fa apparire ancora più incisiva e avvolgente.
Diversa connotazione assume invece la parte dedicata agli “inni”, nella quale Claudio si diverte, insieme con gli astanti finalmente liberati al canto sbrigliato, a mettere in fila alcune strofe delle composizioni appartenenti a quella categoria: da Io sono qui a Strada Facendo, da Dagli il via a Noi no, da Acqua nell’acqua a Da me a te, da La vita è adesso all’Inno dell’Atletico Van Goof.
Il tour è davvero particolarissimo e tocca, come già sottolineato, alcuni fra i teatri più insigni della penisola; fra questi ricordiamo il Verdi di Firenze, il Carlo Felice di Genova, il Regio di Torino, il Donizetti di Bergamo, il Teatro dell’Opera di Roma e tantissimi altri ancora.
La gente accorre riempiendo i teatri per tutte le date e anzi, sono moltissimi coloro che non riescono a trovare posto e restano impossibilitati a godersi lo spettacolo. La richiesta supera sempre, di gran lunga, i posti disponibili: in qualche caso si sviluppano fastidiose polemiche con gli organizzatori per la frustrazione dei rimasti senza tagliando. E’ evidente che il successone del tour sia dovuto a quella che ci sembra la dimensione più consona per esaltare un artista divenuto, nel corso degli anni, via via sempre più raffinato e perfezionista: qui il suo non comune timbro di voce viene particolarmente valorizzato da un’acustica vicina alla perfezione che riesce a creare un’atmosfera simbiotica con la suggestiva scenografia teatrale.
Questi concerti offrono la definitiva conferma del fatto che ormai Baglioni è un artista completamente svincolato da ogni categoria sclerotizzata, capace di conformarsi a ogni situazione e libero dalla rigidità professionale di molti suoi colleghi.
La stessa maniera ossequiosa palesata dal pubblico per le esigenze di un artista che intende ormai esprimersi al di fuori degli schematismi usualmente prefissati nei concerti classici è il sintomo chiaro di una nuova attribuzione ormai riconosciutagli anche dalla stessa critica: Claudio è ormai accreditato come uno dei migliori autori e interpreti della musica nostrana; le stesse vecchie canzoni che per tanto tempo gli avevano riservato il titolo di “cantante di amori adolescenti” vengono ora riviste sotto un’altra e più approfondita luce analitica: molti sono coloro che ammettono infatti di intravedere in esse uno spaccato di vita sociale, un rigoroso studio di situazioni e ambienti dai quali fuoriescono attenti studi su costumi e cultura di intere generazioni di italiani.
Questo nuovo modo di porsi gli restituisce anche e pienamente quella sola facoltà di “cantante” che con le precedenti esibizioni televisive e non, egli aveva arricchito e “contaminato” di altre svariate attribuzioni. Egli dimostra così che, se durante le complesse e articolate evoluzioni precedenti aveva vestiti i panni di mago illusionista, ora, riappropriandosi della sola dimensione vocale, appare ancora più affascinante e incantatore.
Le serate di Incanto terminano il 24 giugno, allo Sferisterio di Macerata.

Il 17, 18 e 19 agosto Claudio è protagonista di tre serate “private” ancora alla Salle des étoiles allo Sporting club di Montecarlo, nel quale è ormai di casa.

Passata l’estate egli si ripresenta per la classica occasione annuale del raduno Clab che in questa circostanza viene svolto presso lo Stadio della Pallacorda, situato al Foro Italico.
Anche in questo caso egli realizza uno spettacolo all’insegna della sobrietà che tuttavia, come è avvenuto per il tour appena concluso, è forse anche il più “toccante”. Seduto al solo pianoforte, egli delizia la platea con pezzi recenti e meno recenti, noti e meno noti, della sua produzione e non; il tutto si svolge in atmosfera molto raccolta poiché il cantautore con le sue parole e le canzoni eseguite, intende sviluppare un discorso che miri a sensibilizzare il pubblico circa il delicato momento internazionale che, dopo l’attentato in USA dell’11 settembre, va prospettandosi tra venti di guerra e timori di ritorsioni terroristiche. Il bellissimo finale con una Ninna nanna nanna ninna (“un giorno mi piacerebbe non cantarla più il che significherebbe l’estinzione di tutti i conflitti del mondo”) è dispensatore di energie positive e foriero di nobilissime intenzioni. Ancora una volta i “clabber” lasciano il luogo del raduno per farsi inghiottire dal buio di Roma e andare incontro a una realtà difficile con un poco di “triste speranza” in più.

Considerata la grande risposta del pubblico, Baglioni decide per una “ripresa” di Incanto con la quale intende ora visitare le località precedentemente non considerate e quelle nelle quali non aveva potuto soddisfare tutte le richieste di biglietti ricevute.
Il 15 ottobre è dunque pronto per ripartire dal Carlo Felice di Genova per l’ennesimo giro d’Italia che lo porterà, tra gli altri, anche nei teatri di Parma (Regio), Brescia (Grande), Milano (Strehler), Taranto (Orfeo), sino addirittura al prestigiosissimo San Carlo di Napoli, ove tra l’altro si esibirà il giorno 8 dicembre in forma benefica per l’A.I.R.C., l’associazione per la ricerca sul cancro.
Tale concerto, che concluderà questa nuova e ultima parte di Incanto, sarà anche ripreso dalle telecamere di PALCO, il canale pay per view di D+ e trasmesso via satellite sui canali dedicati, durante tutto il periodo natalizio.
La scaletta del concerto è ancora flessibile e la struttura dei nuovi spettacoli non si discosta comunque di molto dalla prima parte.

Nel mese di novembre il sito ufficiale promuove un’operazione di e-commerce senza precedenti in Italia: previa registrazione “on line” e pagamento a mezzo carta di credito o bonifico bancario, sarà possibile ottenere un link per “scaricare” un numero a scelta fra dodici brani registrati dallo spettacolo nei teatri, sotto forma di file in formato MP3. L’operazione è pionieristica e provoca anche difficoltà tecniche evidenti causate soprattutto dal sovraffollamento del sito; i contatti sono infatti continui e plurimi: tuttavia il successo è davvero inaspettato, tanto che vengono immediatamente proposti altri dodici brani e, successivamente, altri dodici ancora.
La stessa stampa si interessa della questione, indicandola come la strada giusta per abbattere i costi e sconfiggere la pirateria. La qualità del suono risulta infatti buona e le canzoni riescono in effetti a ricordare l’atmosfera raccolta che si respirava durante i concerti.
Inoltre, sempre collegandosi all’indirizzo internet ufficiale, è possibile ottenere la copertina originale dei dischi e anche l’etichetta da applicare sul CD stesso. Davvero un corredo completo che, a patto di possedere supporti hardware adeguati, non fa rimpiangere granché le confezioni distribuite dalle case discografiche.

Il 9 dicembre, a tournée ormai conclusa, Claudio farà tuttavia una tappa aggiuntiva presso Bari, dove sarà costretto a suonare al Teatro Team, tendone moderno e decisamente diverso da tutti quelli nei quali si era esibito: questo a causa del fatto che l’unico teatro classico di Bari risulta impegnato per lungo tempo. Tuttavia, nel capoluogo pugliese esiste, almeno virtualmente, un altro grande proscenio storico, anche se andato distrutto a causa di un incendio nel 1996 e del quale non rimane altro che lo scheletro e pochi ruderi: il Petruzzelli. A questo proposito, già in varie occasioni Baglioni aveva manifestato l’intenzione di non voler rimanere insensibile nei confronti di tale teatro e da lui partono solerti input verso il Ministero dei Beni culturali, la famiglia proprietaria e l’amministrazione comunale, affinché si adoperino a realizzare una serata per rammentare all’opinione pubblica e alle autorità politiche la necessità di approntare al più presto un piano di ricostruzione. Dapprincipio l’intervento del cantautore è frainteso al punto che egli viene accusato da più parti di volersi fare pubblicità; successivamente però, a fronte di colloqui approfonditi, quasi tutte le componenti si lasciano convincere della bontà dell’idea e si rendono disponibili alla realizzazione di un breve concerto da tenersi all’interno di ciò che rimane del teatro. Anche i giornali nazionali, dopo quelli provinciali e regionali, cominciano a dare risalto e seguire la vicenda, attribuendo i giusti meriti al cantautore che ha sollevato il problema.
Così si viene a conoscere che il 5 gennaio successivo, a 2002 appena cominciato, Claudio Baglioni si renderà protagonista di un’esibizione canora che porti sensibilizzazione sulla questione inerente la ricostruzione del Petruzzelli. Si dà anche notizia del fatto che egli per l’occasione, abbia appositamente composto un pezzo inedito dal titolo Per incanto che verrà eseguito con lo stesso coro del teatro.
Sarà anche assicurata, data l’eccezionalità dell’evento, la diretta televisiva su Raiuno.
Dopo una serie di difficoltà da attribuire alle autorizzazioni e alle liberatorie, difficili da ottenere per poter realizzare una manifestazione semi pubblica in un luogo fatiscente, la data viene confermata.
Persino il TG1 delle 20 si interessa di produrre un’anticipazione del concerto coinvolgendo il cantautore in un’intervista tenuta a pochi minuti dall’evento che dispieghi valore e significato di quanto andrà svolgendosi a Bari.
Alle 20:30 con la solita proverbiale puntualità, l’artista fa la sua comparsa nel desolante scenario e si siede a quello stesso pianoforte che era stato compagno fedele dei concerti appena conclusi; ad aspettarlo trova un perfettamente dispiegato e ricomposto coro del teatro Petruzzelli e una altrettanto elegante e professionale Orchestra Sinfonica della provincia di Bari. Se non fosse per una platea di sparuti invitati e per le colonne di alito fumoso, evidenti testimonianze di una temperatura gelida, si potrebbe pensare di stare assistendo a una “prima” lirica. L’emozione è già comunque al diapason e viene moltiplicata ai primi accordi che si levano dai tasti del pianoforte. La musica di Per incanto, liberamente tratta dalla Cantata 147 di Johann Sebastian Bach, è contaminata da elementi orientali che segnano la fusione fra la cultura occidentale e quella orientale, proprio nella città che a quelle due culture ha storicamente fatto da ponte.
Il testo è invece per certi versi sorprendente perché ricalca, nella struttura narrativa, una certa semplicità che da molto tempo, nelle composizioni di Baglioni, non aveva più trovato terreno fertile. A prima vista, parole e note sembrano addirittura sconfinare, per alcuni tratti, nella banalità. Tuttavia valutate approfonditamente nell’insieme, testo, melodia e cornice scenica, sono un desolante appello romantico a ricercare la semplicità del cuore, unico ricettacolo di salvazione per l’uomo, ormai consumato dal suo moderno e controproducente istinto di autodistruzione; esse suonano come un grido disperato che invita l’individuo a rinunciare al particolarismo di “tassello” per brillare nella totalità del “mosaico”. Solo nella solidarietà, sembra sottolineare Claudio, risiedono la salvezza e la pace da ricercare e conseguire come unica pietra filosofale dell’esistenza. Altrimenti la vita scorrerà via inerte e inutile e il tempo di un uomo sarà semplicemente “un istante e poi via che non lascia mai niente di sé”. L’appello come detto, è disperato, e presumibilmente irrealizzabile, vista la concezione egoistica dominante; ma ci si augura che la situazione a un certo punto e improvvisamente, magari grazie all’intercessione dolosa di qualche “grande mago”, possa repentinamente mutare: come per magia appunto, o magari addirittura “come per incanto e per amore”.
Il linguaggio semplice è dunque forse necessario per raggiungere tutti e sensibilizzare ognuno; esso è forse anche il prologo di una revisione nel modo di porsi, come annunciato dal cantautore stesso che, terminata la trilogia “esistenzialista” composta dagli album Oltre, Io sono qui e Viaggiatore sulla coda del tempo, egli intenderebbe ora perseguire.
L’esecuzione del Petruzzelli contempla anche la presenza del fido Paolo Gianolio, artefice, con il suo strano “basso”, della seconda parte musicale di cui s’è già accennato: essa si integra alla Cantata di Bach e la arricchisce di commistioni orientaleggianti.
Successivamente all’interpretazione dell’inedito si conclude la diretta televisiva ma il concerto prosegue ancora brevemente per i pochi convenuti a cui era stato concesso l’ambitissimo invito. Il nostro tuttavia avverte che non eseguirà canzoni composte dopo il rogo che ha distrutto il Petruzzelli nel rispetto del teatro stesso.

Al termine dell’esecuzione l’applauso vigoroso ed esplosivo dei presenti sfuma idealmente con la commozione del più nutrito pubblico televisivo: Baglioni è riuscito per l’ennesima volta a esaltare, a emozionare e ammaliare chiunque fosse disposto a lasciarsi coinvolgere.