biografia
a cura di Luca Tempini

Introduzione
 
Prologo
 
L'ambiente
 
Le prime note... di giorno
 
I tentativi
 
Cantante professionista
 
Le canzoni stonate...
 
L'influenza del cinema
 
Ragazzo nell'est
 
Quella sua maglietta fina
 
I giri di Camilla
 
La consacrazione definitiva
 
Il sabato del villaggio
 
Solo in compagnia di sé senza chiedere il permesso...
 
Un nuovo disco e un discografico nuovo
 
Canzoni e una piccola (grande) storia che continua...
 
Alé-oó
 
La canzone del secolo
 
La vita è adesso, il sogno, sempre
 
D'Assolo continuerò
 
Un trovatore perso un cantastorie muto
 
OLTRE
 
Appunti sparsi su quel che c'è
 
Sempre lo stesso, più grigio ma non domo
 
L'anima nuova di Claudio
 
Da me a te e dalla città allo stadio: un progetto lungo un sogno
 
Giri di "valzer" per un viaggiatore
 
Di nuovo "in viaggio" per sapere cosa c'è laggiù...
 
Sogno di una notte di note
 
Come per incanto
 
I concerti irregolari
 
L'uomo della storia accanto
 
Tutti in un abbraccio
 
'O scia'
 
Da cantautore a commendatore
 
Finale in... crescendo
 
Titoli di coda
 
Bibliografia e testi
 
Credimi, CREDITI
 

La canzone del secolo

Nel 1983, l'unico riscontro rintracciabile di Baglioni è una pubblicazione francese del 45 giri Présages (Avrai) / Les vieux (I vecchi) mentre, l'anno successivo, una giuria di lettori di TV Sorrisi e Canzoni lo insignisce di uno speciale premio selezionandolo come uno dei nuovi sette re di Roma. Gli altri sono tutti personaggi illustri del calibro di Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Giulio Andreotti, Paulo Roberto Falcao, Federico Fellini e lo stilista Valentino. Sono queste comunque, tutte notizie indirette, che non lo ripropongono direttamente.

Nel gennaio del 1985 è invece la giuria popolare di Fantastico, rivista di varietà del sabato sera condotta dal presentatore Pippo Baudo, a proclamare Questo piccolo grande amore, dopo settimane di selezioni eliminatorie, addirittura canzone del secolo.
In conseguenza di questo fatto, viene data per certa la notizia della presenza del cantautore al teatro Ariston per la serata finale del Festival di Sanremo del febbraio successivo; questo affinché Claudio possa ritirare dalle mani di Baudo il premio appena riconosciutogli.
C'è dunque un certo fermento sia nell'ambito dei fan che di tutta la canzone popolare italiana all'idea che, seppur da ospite, un artista del calibro di Baglioni scelga di rientrare sulla ribalta proprio in occasione della celeberrima rassegna canora. Sono, quelli, anni in cui Sanremo è bersagliato da roventi polemiche: sia gli organi di stampa che gli addetti ai lavori non tollerano che i cantanti si esibiscano in playback, cioè su una base preregistrata che ne sostituisca l'interpretazione dal vivo.
In ogni caso la manifestazione riscuote il consueto seguito e la serata finale si trascina ormai verso il suo epilogo quando il presentatore, con malcelata noncuranza, dispiega il finto effetto sorpresa invitando Claudio Baglioni a raggiungerlo presso il palco. Quella che si alza da una poltroncina nel mezzo del teatro sembra una figura decisamente diversa da quella che si ricordava trascinare le folle, un paio d'anni prima, negli stadi e nelle piazze italiani al ritmo di Alé-oó: abbandonato l'inseparabile look "casual", ora sostituito da tagli decisamente più classici, Claudio ha anche eliminato la capigliatura folta e cespugliosa per un taglio decisamente più sobrio; esso evidenzia ulteriormente il volto scarno, oltre ad acuire l'espressione un po' disagiata: è con quella stessa espressione e con quel suo incedere un po' indeciso che raggiunge il proscenio e si concede al pubblico, senza tuttavia perdere quell'aria timida e quasi circospetta che avevamo conosciuta così bene prima dei bagni di folla seguiti ai concerti dell'82. Le sue risposte alle interrogazioni del conduttore sono solo sillabate; con voce quasi tremula ammette di stare ultimando un nuovo disco d'inediti che sarà pronto prima della fine dell'anno. Quindi, sollecitato da Baudo, si sistema presso un pianoforte a gran coda per l'esecuzione di quella canzone del secolo che ha costituito l'inizio della sua fortuna di cantante. Se si poteva sospettare anche da parte sua un utilizzo di basi registrate, ogni perplessità viene subito sgomberata a partire dall'incipit: la voce di Claudio si alza in tonalità sconosciute all'originale e le note si piegano ad accordi inediti: l'interpretazione che ne esce è superba anche per la passione quasi rabbiosa con cui viene proposta: forse è un modo velatamente polemico per contestare il playback. Alla fine, dopo aver ritirato il premio, egli si accomiata dalla scena e si defila ordinatamente fra quel pubblico da cui era comparso. La sua esibizione crea evidentemente clamore perché l'indomani i giornali gli tributano sperticati elogi additandolo come esempio di come sia possibile cantare "live" anche a Sanremo. È qui opportuno ricordare che, anche in conseguenza della partecipazione del nostro, l'anno successivo il Festival verrà restituito alla sua dimensione di gara effettivamente "canora" e il playback bandito definitivamente dalla rassegna.