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Rassegna stampa - sabato 17 novembre 1990 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Il resto del Carlino - 17/11/1990
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Piccolo grande mito
Esce oggi l'attesissimo "oltre", ambizioso LP di Claudio Baglioni


di Giorgio Monteduro

Il cantautore romano abbandona a sorpresa i lidi tranquilli di testi melodiosi e accattivanti, alla ricerca di un approdo filosofico ed esoterico. Sulle vie tracciate da Ulisse e da Simbad il marinaio, cento minuti di inversione di rotta. Un doppio album dal magico impatto sonoro.


Una vera, piacevole, attesissima chicca. Baglioni oltre se stesso, una sfida all'immagine di cantautore semplice, pulito, rime baciate e sentimenti comuni, che piace alla gente qualunque. Baglioni che, pericolosamente, gioca addirittura la carta di un impegno poetico, letterale, a duplice o triplice chiave. Che abbandona i lidi tranquilli dei testi melodici e accattivanti per affrontare il mare aperto e pericoloso dell'album a concetto (come usava per il pop progressista anglofilo degli anni settanta), vagamente filosofico ed esoterico. E per di più doppio! In tempi di musica da consumare come in un fast-food, di "sono solo canzonette" e di spiccioli di ampantismo che faticano ad essere sepolti, quasi 100 minuti su quattro facciate sono un brusco segnale di inversione di rotta, quello che l'autore di Piccolo grande amore, Porta Portese, Alè OO, E tu, dà al suo pubblico. Un pubblico grazie al quale qualsiasi artista e cantante potrebbe tranquillamente campare di rendita, senza sforzarsi più di tanto, e che invece il Claudio nazionale ha deciso di provare, proponendogli un lavoro che è poco definire ardito.
Complicato, anzi, con diversi livelli di interpretazione. Con flash di attualità su storie di crack, di emarginazione metropolitana, di violenza sociale e individuale quotidiana che si intrecciano, in 20 brani, con una lunga, magica e stralunata introversione esistenziale in cui, novello Odisseo, l'uomo-Cucaio attraversa oceani, cieli, cuori, praterie, misteri mistici, genocidi di genti pellirossa e indios, giungle amazzoniche, strazi di poveri Cristi a milioni. E che si conclude, dopo la lunga ricerca del senso della vita, in un mondo uomo sotto un cielo mago, dove Cucaio-Simbad/Ulisse/Gilgamesh diventa libero, uomo, oltre.
Così dunque, l'attesissimo ritorno su vinile di Baglioni, dopo un anno di sussurri&grida di fremente aspettativa da parte di mezzo milione di persone che lo avevano prenotato a scatola chiusa: il vecchio titolo Un mondo uomo sotto un cielo mago è diventato una sorta di sottotitolo: il nuovo è Oltre, con una confezione molto semplice ma lussuosa, colori forti e sofferti, poster gigante ripiegato a fascette, un librettino-fisarmonica in cui un racconto a metà tra Dante e Omero (di Baglioni stesso) espone i concetti di fondo che hanno ispirato i testi stessi dell'album e che, francamente, è faticosissimo leggere e seguire, ma senza la comprensione del quale è quasi impossibile capire il senso dell'album.
Un racconto ed un'opera fors'anche pretenziosi, addirittura inimmaginabili in Claudio Baglioni, ma che proprio per questo sono segno di un grosso atto di coraggio. E' vero che il cantautore di Montesacro può contare su una vera falange di aficionados e che Oltre, anche per l'attesa spasmodica che ne ha contrassegnato genesi e realizzazione, potrà tranquillamente arrivare a vendere uno, due milioni di copie. Ma l'operazione è certamente a rischio.
Baglioni stesso, d’altra parte, si è riservato una grande, inappuntabile via d’uscita: quella dell’impianto sonoro, dell’architettura ritmica e orchestrale del doppio disco. A cui hanno preso parte, in vario modo, una vera sfilata di stelle del pop e rock internazionale. Dai nostri Pino Daniele, Mia Martini, Celso Valli, Paolo Gianolio e Pino Palladino, Manu Katché, Yossou N’Dour, da Frank Ricotti, Paco De Lucia, Danny Cummings a Phil Palmer: regalano autentici momenti di grande musica, non solo come esecutori, bensì come veri collaboratori.
Il risultato, insomma, è assolutamente di primo piano, benché la melodrammaticità ed il pathos intrinseco in più di un pezzo possano peccare di eccessiva grandeur. Una prima limatura l’ha data, come ingegnere e realizzatore del suono, Pasquale Minieri. Poi, a salvare il tutto da una pesantezza insita nella stessa ideazione ed elaborazione, è spesso il senso dell’allegoria, l’impalpabilità della onirica cavalcata che Claudio, tramite Cucaio, svolge nella mente e nell’anima e che, come ha spiegato intervenendo due sere fa al Maurizio Costanzo Show su Canale 5, rappresenta “l’esistenza, che è come una corsa: l’uomo la corre con fatica e sudore ma non può fermarla”.
Il resto è l’album, in quanto tale, in quanto suoni, ritmi, atmosfere, arrangiamenti e canzoni. Certo, la forma-canzone, stavolta, per Baglioni, è qualcosa di più e di diverso che in tanti anni di carriera vincente. Ed ha contorni sfumati, dilatati, poco comprimibili nelle rime ad effetto che strappano l’ovazione e l’emozione di migliaia di teen-agers dei due sessi.
Tuttavia, ascoltandolo come un disco straniero, senza prestare troppo orecchio al significato delle parole ma concentrandosi sulla sonorità, è subito evidente che è molto bello, sostanzioso, moderno ma senza troppi marchingegni elettronici o sovraincisioni ed ha un impatto immediato molto netto, forte, possente. Ed ecco che si fanno notare brani come Io dal mare con uno splendido Pino Daniele alla chitarra; Naso di falco; Stelle di stelle, gran duetto canoro con la Martini sulla prima side; Vivi, l’ipnotica e arcaica Tamburi lontani e Acqua dalla luna, sulla seconda, dove incontriamo un Baglioni nuovo e intenso, eppure non desueto. Il lato 3 è
segnalato soprattutto per Navigando e Le mani e l’anima (che ha sapori esaltanti di World Music, grazie a Yossou N’Dour); mentre sulla quarta facciata Dov’è dov’è con interventi vocali di Oreste Lionello, sì, e Silvia e Riccardo Baglioni; Tieniamente (dedicato alla tragedia della Tienammen della primavera studentesca di Pechino, con solo Claudio al pianoforte) e Pace, hanno spessore davvero tradizionale e ci danno di Baglioni un profilo non conosciuto.
Se questo è Oltre, resta da dire che il problema sarà ora –come succede in questo casi- far convivere le nuove, maggiori ambizioni dell’artista romano non solo con i più tradizionali tra i suoi (e le sue) fans ma anche con lo scetticismo di quegli ascoltatori che continueranno ad identificarlo nel cantore, bravo ma limitato, delle piccole storie, cose e amori di tutti i giorni. Un problema, però, che non inficia il valore della svolta di questo doppio Lp. Che va anche oltre tali questioni.


segnalato da Marina

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