torna al menu
torna all'elenco
stampa
del 30/10/99

Il Mattino
«Dal disco allo show con Fazio. E potrei andare a Sanremo»

di FEDERICO VACALEBRE

Roma. Di nero vestito, capelli brizzolati e forma fisica eccellente, il più nazionalpopolare dei cantautori italiani prova ad uccidere definitivamente il proprio mito, a farne nascere un altro.
«Viaggiatore sulla coda del tempo» è un flusso di coscienza, autoanalisi di un artista al giro di boa, disposto a mettersi in discussione in tv con l'amico Fazio, forse persino a seguirlo a Sanremo, magari addirittura in gara, ma non a unirsi all'omologazione canora. Dopo aver sorpreso fans e critici con «Oltre» e «Io sono qui», Claudio Baglioni con «Viaggiatore sulla coda del tempo», nei negozi il 12 novembre, tenta l'assalto al cielo del pop contemporaneo.
Melodie e versi sono lontani anni luce dalla semplicità di «Questo piccolo grande amore». Sembra quasi che lei non voglia più essere cantato dai suoi fans.
«È vero, o quasi. Diciamo che già ora le mie canzoni degli anni '90 sono tra le meno eseguite nei pianobar italiani. Non tento di fare il difficile a tutti i costi, ma sono stanco del dilagare del karaoke, anche se oggi non lo si chiama così: tutti che cantano in tv, concerti in cui il cantante è sostituito dal pubblico. Dopo trent'anni di musica trovo un senso al mio lavoro solo sfidandomi, stupendomi, cercando il nuovo anche attraverso eccesso e fantasia».
«Il viaggiatore» completa la trilogia iniziata nel '90 con «Oltre» e proseguita nel '95 con «Io sono qui».
«Nel primo disco mi interrogavo sul passato, nel secondo descrivevo il mio presente. "Il viaggiatore" fa domande sul futuro, insegue il percorso forse fisico, forse mentale, di un uomo alla ricerca di se stesso».
«Il viaggiatore» in questione è Claudio Baglioni.
«Sì, sono io. Questo disco-viaggio è nato due anni fa, con l'immagine di un bambino che si faceva scappare di mano il suo palloncino e stava lì ad aspettarlo, pensando che il cielo avesse un tetto e, prima o poi, lo rimandasse giù.
Un'immagine-amarcord di me con occhi più ingenui e sognanti, la partenza ideale per un viaggio alla vigilia di quella che, per pura convenzione, chiamiamo la fine del millennio».
Un viaggio verso dove?
«Il mio viaggiatore non ha l'ambizione di dover arrivare in qualche posto: ogni meta è un inganno, lo sa bene».
Siamo di fronte a una sorta di disco concept?
«A una favoletta: a 48 anni e coi capelli bianchi posso bene raccontare le favole. Il palloncino che vola via risveglia nel viaggiatore il ricordo di un suo piccolo sosia che è andato via.
L'uomo che ogni notte scende nell'hangar a lucidare il suo sogno finalmente lo insegue e parte, congedandosi da una donna, che si chiama "Domani". Come capita, nel bel mezzo di un viaggio sente il bisogno di comunicare con i suoi simili: "Chi c'è in ascolto" è un brano sulla comunicazione virtuale, sulle possibilità che abbiamo di parlarci senza conoscerci. Inutile dire che il viaggio è circolare, si torna da dove si era partiti, anche se non ci si bagna mai due volte nella stessa acqua. Il disco si chiude con "A Clà", detto alla romana.
Un saluto al Claudio ragazzino di una volta: bisogna far volar via i palloncini, i sogni devono essere liberi, perché sono di tutti. Il pezzo conclusivo è una maniera per scusarmi di questi ultimi dieci anni in cui sono sempre stato costretto a stupire. Io faccio un disco ogni 4-5 anni e quindi devo esagerare».
In «Caravan» parla de «L'ultimo valzer»: è nato prima il verso della sua canzone o il titolo del programma che condurrà con Fazio dal 5 novembre su RaiDue?
«Il mio verso, però parlavo di "ultimo ballo". Il valzer è il ballo per eccellenza, ricorda il film di Scorsese sull'addio di The Band, dà il senso di ciò di cui parleremo. Sarà un caso, anzi no, ma disco e trasmissione parlano delle cose che sembrano sopravviverci, e governare la nostra vita».
Parliamo del programma, allora.
«La trasmissione è il frutto di una promessa che purtroppo ho dato: inutile nasconderlo, l'errore è dietro l'angolo quando cerchi di bissare un successo. Farò questo disco, una canzone a puntata, e musica con altre persone: per la prima puntata ci sarà un duetto con Venditti, forse faremo "Sara". Rivisitiamo grandi canzoni, 50-60 in cinque-sei puntate».
Un megaspot per il suo disco, insomma.
«Che c'è di male? Non è più interessante fare un programma così che partecipare 20 volte al Festivalbar?».
Parliamo di Sanremo, allora.
«Al 99 per cento lo farà Fazio e siamo molto amici. Due anni fa avevamo fatto delle proposte per abbattere definitivamente l'idea degli ospiti, magari con una gara in cui ognuno potesse proporre un vero e proprio spettacolo. Ma Sanremo è al centro di moltissimi interessi e quell'idea fu caldeggiata solo perché era interessante la coppia Fazio-Baglioni. Andare all'Ariston come superospite? Fossati è stato bravissimo, ma ho la sensazione che andarci così provochi una dissonanza interna al nostro ambiente, non voglio correre su una corsia preferenziale. A Sanremo bisogna andare in gara, tanto siamo in gara ogni giorno. Oppure come Lionel Hampton, che "ripassava" a caldo tutte le canzoni: se me lo fanno fare ci vado di corsa».
«Il viaggiatore» partirà anche in tour?
«Mi piacerebbe, ormai la sala e il palco sono gli unici posti in cui un artista può sentirsi tale. Il resto è business. Ma sogno uno show multimediale, sceneggiato, in cui concorrono più elementi espressivi e si resta alla larga dalla routine. Ci vorrebbe uno spazio: i palasport non vanno bene, e nemmeno i teatri: voglio uno show circolare. Vedremo».

Articolo segnalato da Manlio.