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del 30/07/98

Intimità
Claudio Baglioni, Da me a Voi

di Lucia Esposito

Giugno '98
"Ottantamila persone a Roma allo stadio Olimpico. Settantacinquemila a Milano, al Meazza. C'erano quindicenni con le loro "magliette fini" certo, ma ai suoi concerto si sono viste anche le vecchine, "sole come i pali della luce", che vivono in un ospizio. Anche loro hanno sroltolato uno striscione colorato con su scritto "Claudio sei figo". E c'erano mamma e papà cinquantenni con i figli che, per una volta, non si vergognavano di stringere la mano e cantare le stesse canzoni dei genitori. Tutti insieme, come a Natale per la Messa di mezzanotte. Due concerti "Da me a te"
trasformatisi in eventi, due spettacoli che la TV ha trasmesso in diretta.
E così chi non era allo stadio è rimasto per tre ore a casa. Milioni di ascoltatori per un concerto. Roba mai vista.
Claudio Baglioni, a 47 anni, ha questa forza che nessun altro ha in Italia: raccogliere gente di tutte le età intorno alle sue canzoni e ai suoi pensieri. Donne innamorate di lui e delle storie che canta, uomini che dicono di andare a sentirlo per far contenta la fidanzata, la moglie o l'amica del cuore ma che poi, chissà perchè, conoscono a memoria tutte le parole delle canzoni, fischiettano i motivi e si accalcano ai cancelli d'ingresso. Ma Baglioni si rende conto di tutto ciò? Glielo abbiamo chiesto poco prima del concerto di Milano. Vestito di nero come le donne vecchie e rugose del Sud. Lui ci pensa e sorride. Minimizza. Parla di un mix di elementi, "la costanza, la voglia di fare sempre meglio, eccetera".

Giornalista: "Non può essere solo questo ci sarà qualcos'altro...

C. B. "Nelle mie canzoni c'è, credo, al di là della mia ricerca formale e a volte ossessiva, il potere della musica".

G: "Qual'è questo potere?"

C.B. "La musica suscita un'emozione che ci mette dinanzi i volti della nostra vita. Certo, è curiosa questa trasversalità, quest'accorrere allo stadio senza barriere generazionali. Ricordo che da ragazzino ascoltavo tutto, tranne le canzoni che piacevano ai miei genitori. Non so spiegare perchè ciò accada. Sicuramente non mi sono fermato, non ho mai accettato di ripetere pigramente un cliché che, in fondo, piaceva. Mi sono rimesso in gioco e continuerò a farlo".

G: "Baglioni cantante dell'amore eppure le sue canzoni parlano di storie infelici, passione finite, di ricordi e rimpianti..."

C.B. "L'amore deve finire perchè possa continuare. Ripenso alle mie canzoni: non ho mai mentito quando raccontavo i sentimenti nel loro sbocciare. E però c'è il tempo che, impietoso, logora ogni cosa. Anch'io ho avuto rotture improvvise. Le ritrovo nella disperazione di alcuni testi che esprimono il dolore perchè una storia d'amore non può essere eterna.
Negli incontri, anche quando c'è gioia, c'è un sottofondo di malinconia perchè l'inizio di una storia contiene già la sua fine. La vita è un mistero e la musica è il mistero più grande perchè ce la ricorda".

G: "Com'è diventato cantautore?"

C.B. "Da ragazzo studiavo per diventare geometra, però mi ritrovavo a buttar fuori canzoni e note. All'epoca mi vestivi di scuro, imitavo Ray Charles e intonavo Yesterday, una canzone immortale":

G: "Anche lei ha scritto una canzone immortale: QPGA"

C. B. "Io e questa canzone siamo duellanti. Resiste al tempo e ai miei maltrattamenti. E' lei che mi ha regalato il successo ed io, non potendola odiare, ho cercato di cambiarla per non farmi intrappolare. Ogni volta che la cantavo la reinventavo fino a quando, dopo un concerto, una donna mi ha detto:'Lei non ha il diritto di rovinare questa canzone. Non è più solo sua, appartiene a tutti'. Insomma, l'ha spuntata lei, QPGA.

G: "Com'è nata?"

C. B. "L'ho scritta in tre anni, dal 1969, allora avevo 18 anni, al 1971.
Non è una canzone semplice, si rincorrono 4 temi melodici, ma al di là della mia fatica c'è qualcos'altro. Come lo scoccare delle dita, ed è un dono che non so spiegare da dove possa arrivare".

G: "Sapeva di aver scritto un successo?"

C. B. "Ricordo che feci ascoltare quella canzone al funzionario di una casa discografica, il quale disse: 'E' una buona facciata B'. A quel tempo i 45 giri avevano la facciata A, con la canzone importante, e la B sulla quale era inciso un motivo di contorno. Dopo quella risposta mi misi al lavoro per assecondare la moda dei testi impegnati politicamente e scrissi 'Caro padrone'. Ero convinto che sarebbe stato un fiasco. Infatti mi buttai negli studi di architettura. Invece fu un successo. Quella facciata B piacque.
Se non ci fosse stato QPGA avrei fatto l'architetto. Forse l'arredatore.
Non è andata così, per fortuna. Da allora ho scritto 230 canzoni e ho venduto 23 milioni di dischi. In quegli anni ne producevo due o tre al giorno. Adesso ogni volta è più difficile. Sento che , scavando, scavando, la mia miniera si sta esaurendo".

G: "Eppure non sembra"

C. B. "Non voglio dare al pubblico canzoni inutili. Devono percorrere ogni volta strade nuove".

G: "C'è una canzone alle quale è più legato di altre?"

C. B. "Mi rimbombano in testa 'Tamburi lontani' e 'Fammi andar via'. La prima parla dei cuori di tutti gli uomini, il cui battito è come quello dei tamburi che per un pò suonano la stessa musica, poi lentamente, inesorabilmente, cambiano ritmo e di quei tamburi che suonavano all'unisono si sente solo un riecheggiare lontano. Anche 'Fammi andar via' parla dell'inevitabile fine di ogni amore che fa a pugni col bisogno d'infinito che c'è dentro di noi".

G: "E' religioso?"

C. B. "Vorrei poter dire di sì. Credo che quella su Dio sia la domanda decisiva dell'esistenza di un uomo. E' quella a cui vorrei poter rispondere nell'ultimo istante.
Quando ero ragazzino c'è stato un momento in cui ho sentito una voce, credevo che fosse la vocazione. La presi sul serio, pensavo di farmi sacerdote. Poi ci fu un quaresimale, durante una Settimana Santa, in cui tutto mi sembrò triste, cupo. Ne uscii come da un incubo. Dio, Cristo, la grandezza di questo Papa che ha cambiato la storia...non mi lasciano in pace. Cerco sempre qualcosa."

G: "E' vero che per scrivere le sue canzoni, ruba frasi alla gente, ai discorsi che sente per strada?"

C. B. "Sì è vero. Rubo. Annoto su un foglio gli umori, le frasi che mi colpiscono. Faccio un 'doppio colpo' perchè prima mi prendo le parole, le emozioni, poi chiedo attenzione.".

G: "Qual'è stato il suo ultimo 'furto'?

C. B. "Non ho annotato frasi, ma un certo senso di insoddisfazione: non è una bella epoca quella che stiamo vivendo. Più che la tristezza, però mi commuove l'onestà di certe persone".

Baglioni ripercorre immagini della sua infanzia, i film del neorealismo, quelli degli anni '30, rivede le facce della 'brava gente', la loro dignità e si commuove davvero.
Baglioni degli innamorati, ma di lui, della sua vita privata, si sa sempre poco. Per 16 anni è stato sposato con Paola Massari, la donna a cui ha dedicato QPGA e che è madre di suo figlio, Giovanni, che a Roma e a Milano ha suonata la chitarra sul palco, accanto al padre.

C.B. "Se tornassi indietro cambierei molte cose della mia vita. Il rapporto con Giovanni, ad esempio. Ma anche con i miei genitori e con le donne che ho amato. Non ho dedicato loro il tempo che avrei voluto. Certe volte vorrei allargare le ore, i minuti, i secondi."

G: "Non ha provato un senso di fallimento per la fine del matrimonio?"

C. B. "Ho sentito il dolore, lo smarrimento, ho capito che la mia vita non sarebbe stata più uguale a prima. Ma no direi fallimento, anche perchè non è finita traumaticamente o con un senso di desolazione. Non ho mai creduto all'amore eterno, però sono convinto che se un amore è grande non si cancella, continua a giraci intorno, nel bagaglio della memoria."

G: "Claudio Baglioni è innamorato?"

C. B. "Non metto in piazza i miei sentimenti. La mia vita, poco o tanto, viene fuori. E poi si scopre cge è come quella di tutti, come latua e come quella di che legge".

Claudio augura 'Buon viaggio, buon cielo' e scivola via magrissimo, altissimo. Si porta dietro la sua ombra scura e gigante. Gli innamorati si stringono. Lo spettacolo continua, la storia continua.

Articolo segnalato da Fabrizio e Anna Lina.