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del 26/06/98

La Repubblica
Il mio regalo a Napoli"

Al San Paolo l'unico concerto di Pino Daniele


di ERNESTO ASSANTE

ROMA - "Non è un evento, non voglio un evento, voglio fare solo un concerto". Pino Daniele
presenta così il suo unico appuntamento dal vivo di questa stagione, il 18 luglio allo
Stadio San Paolo di Napoli. E difatti l'appuntamento ha un titolo inequivocabile, si
chiama "Il concerto", proprio perchè non sia possibile confonderlo con qualcos'altro. "Non
è uno spettacolo televisivo e nemmeno radiofonico, è uno spettacolo basato sulla musica.
Una cosa è vedere, altra è sentire: il nostro spettacolo si sente di più. Io non sono uno
showman, io sono un musicista, un po' vecchio stampo, legato al vecchio modo di suonare.
Cerco di comunicare con la chitarra, la voce e le canzoni, come facevano i Weather Report
o come fa Pat Metheny, cercando di legare lo strumentale alle canzoni".
Un evento lo sarà comunque. Un solo concerto a Napoli, la sua città, non può essere
considerato un concerto qualunque. "Diciamo che è uno spettacolo prodotto da me e che
rappresenta esattamente quello che io sono. Volevo fare un solo concerto quest'anno ed era
naturale che lo facessi a Napoli, anche per rispettare il lavoro che ho fatto. Il mio
ultimo disco è l'insieme della mia carriera che è cominciata a Napoli, quindi era bello
realizzare per i napoletani un appuntamento unico. Ma ci tengo davvero sottolineare che si
tratta di un concerto, da sentire con il cuore e vedere a occhi chiusi. Quindi niente
sorprese, non ci saranno ospiti, non ci sono supporter, solo la musica di Pino Daniele,
per le persone che la amano".
E' un modo di rispondere al megashow di Claudio Baglioni?
"No, francamente no. Ognuno fa il suo lavoro come crede. E poi Baglioni ha fatto le cose
per bene. Io non capisco perchè lo criticano per il playback, dato che in quattro ore ha
dato tutto se stesso. Madonna e Michael Jackson hanno fatto molto di più e di peggio, ma
nessuno ha detto niente. Appena un italiano fa una cosa diversa, per qualche minuto di
playback in uno spettacolo così complesso, gli si rompe le scatole".
Pino Daniele che difende Baglioni?
"Ma sì, uno può dire una battuta e scherzare, fare delle polemiche per gioco con i
colleghi, ma questo tipo di critiche sono ingiuste. Baglioni ha fatto delle scelte, ha
voluto fare uno spettacolo diverso, sono direzioni che si prendono".
E lei che direzione ha preso?
"Quella della musica. Propongo le mie canzoni, tutte quelle che mi va di cantare. Ovvio
che mi piaccia proporre le mie canzoni nuove, ma ci sono pezzi vecchi che continuo a fare
perchè ci credo, e ci credono anche i giovani. Il disco antologico sta andando benissimo,
i ragazzi cantano canzoni di venti anni fa come se fossero state scritte ieri. Ma ci sono
anche alcuni brani che amerei fare e che non faccio, perchè non sono adatti ad una
situazione come quella di uno stadio".
Ma le piace la dimensione del megaconcerto?
"Suonare in uno stadio è dispersivo, ma al San Paolo sarà diverso. Sarà la mia gente, la
mia città, ogni volta che ci torno ho un nodo in gola. Per me è diverso suonare a Napoli".
Preparare un concerto del genere è più difficile di un tour?
"Sono cose diverse. Ma sono già cinque mesi che stiamo lavorando a questo progetto. Il
palco, tre torri con sei megaschermi alti sedici metri, la scenografia, tutto è fatto per
la musica, con un impianto acustico perfetto. E' un lavoro importante, difficile, ma non
ho mai avuto dubbi, debbo solo essere me stesso, cercando di rispettare quello che è
Pino".
Lei ha sempre collaborato con altri musicisti, perché ha scelto di fare questo concerto
senza ospiti?
"Perché si tratta del mio rapporto con il concerto, la gente deve venire per me e la mia
musica. Magari ci possono essere cose che accadono all'improvviso, con qualche amico che è
lì, magari Giorgia, Raiss o Jovanotti,ma non ci sono ospiti programmati, solo due ore e
mezza di musica. Si chiama "il concerto" per non fare confusioni. Evento dell'anno,
concerto dell'anno, dell'estate o della settimana, legare tutto ai numeri è ridicolo. In
altri tempi ci avrebbero ammazzato se avessimo messo i numeri delle copie vendute nella
pubblicità. Insomma, bisogna tornare con i piedi per terra".
Il prossimo passo sarà la conquista dell'Europa?
"L'Europa si sta aprendo alla musica italiana, qualcosa sta cambiando. Se fino ad ora non
è successo non è per colpa nostra, ma perchè non ci fanno arrivare nemmeno alle scogliere
di Dover. Adesso per merito di Ramazzotti, Zucchero e Pavarotti si vende musica italiana
in giro per il mondo, è una strada che anche altri stanno percorrendo ed è giusto
insistere. Io ci proverò se riuscirò a trovare le carte giuste da giocare, se no è
inutile. L'anno scorso ho fatto delle cose interessanti, magari potrei pensare ad un
piccolo tour in inverno, ma nei club, nulla di troppo grande. Passi di questo tipo vanno
fatti con attenzione. Io di energia fino ad ora ne ho spesa tanta, sto già pensando al mio
nuovo album, che dovrebbe uscire nel 2000".


Articolo segnalato da Caterina.