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del 25/01/96

L'Unione Sarda
MUSICA: Con una grandiosa messa in scena il cantautore romano ha aperto a Verona il nuovo tour
Baglioni in concerto, un kolossal che strizza l'occhio a Strehler



«Tra le ultime parole d'addio e quando va la musica», come recita il sottotitolo dell'ultimo album di Claudio Baglioni "Io sono qui", c'è uno spettacolo tutto da scoprire; quello varato l'altra sera dal cantautore romano sul parquet del palasport di Verona, prima tappa del suo lungo viaggio attraverso l'Italia. Quattro mesi dopo la rentrée nel verde di Castelluccio di Norcia, in una giornata battuta dal vento e dalla nostalgia, Claudio sembra aver voluto reinventare completamente il proprio ruolo, affrancandosi dai panni di saltimbanco vestiti nei concerti a sorpresa a bordo del suo camion color zafferano, col proposito di calare suggestioni lunghe trent'anni nei modi e nei tempi di un quasi-musical capace di strizzare l'occhio ai techno-show di Peter Gabriel come al grande teatro di Strehler.
Una produzione impressionante che, complice una fastidiosissima tendinite del protagonista, ha finito però col pagare un evidente dazio alle ambizioni. Ma Baglioni è uno tra i pochi a rimettersi in gioco continuamente; e questo, per un artista che potrebbe riciclare in eterno il sentimento e le passioni dei suoi piccoli grandi amori, rappresenta un atto di coraggio. Onore all'impegno, dunque, senza chiudere gli occhi però su certe soluzioni logistiche e coreografiche ancora bisognose di messa a punto. E questo anche a causa di una arditissima soluzione scenografica che eliminando completamente il palcoscenico colloca strumentazioni e musicisti direttamente sul parquet, a diretto contatto col pubblico, sconvolgendo i canoni classici della rappresentazione. Claudio si muove prevalentemente su un tapis-roulant collocato al centro di un ampio spazio delimitato ai quattro lati dalle pedane con le postazioni dei musicisti. Grandissimi, quindi, i vuoti di scena che i 16 ballerini di Gianni Santucci sono chiamati a riempire con le loro performance, ideate allo scopo di teatralizzare ogni singolo brano.

L'idea è suggestiva, ma la realizzazione non sempre coglie nel segno, lasciando talora un soporifero senso d'inconsistenza, e questo al di là dell'ottima prova dei musicisti e dello stesso Baglioni, per nulla in difficoltà nel ridiscutere il suo glorioso passato conferendo tinte e sfumature inedite anche a brani "intoccabili" come «Questo piccolo grande amore» o una «Poster» riveduta e corretta addirittura in versione rap. Ma al di là d'irrinunciabili cavalli di battaglia come «Notte di note (note di notte)», «Un nuovo giorno o un giorno nuovo». «Fotografie», la trilussiana «Ninna nanna di guerra», «E adesso la pubblicità«, «Uomini persi», una «Avrai» per sola voce e piano, «Strada facendo» e una medley sospesa tra «E tu», «Amore bello», «Solo», «Sabato pomeriggio», «E tu come stai», «Dagli il via», lo spettacolo pulsa soprattutto al ritmo degli ultimi due album. Ecco così fluire pregiati frammenti di «Oltre» come «Io dal mare», «Vivi», «Acqua dalla luna» e un'applauditissima «Mille giorni di te e di me», al fianco di momenti più recenti quali «Le vie dei colori», «Reginella», «Fammi andar via», «V. O. T. «, «L'ultimo omino», «Bolero».

E se ad aprire le tre ore di maratona erano state le sonorità etniche di «Io sono qui», il compito di suggellare la festa è spettata al pathos di bis come «Acqua nell'acqua», «Noi no», «La vita è adesso» e una «Via» eseguita tra le evoluzioni di pattinatori con targa e fari sulle spalle, prima che lo srotolarsi di tante quinte rosse giungesse a concludere definitivamente la serata.


Articolo segnalato da Caterina.