torna al menu
torna all'elenco
stampa
del 01/07/86

Mattissimo
Claudio Baglioni
La sconfitta del tempo


di Franco Schipani


"Pronto, buongiorno. C'è Claudio per favore?"
"Oh no, ancora! No, qui non c'è nessun Claudio".
"Mi scusi signora, ma non è casa Baglioni?"
"Eh, magari! Sono tre anni che ormai ho questo numero, eppure ancora oggi ricevo centinaia di telefonate di persone che lo cercano. I primi mesi è stato un vero e proprio inferno: mi svegliavano a tutte le ore del giorno e della notte. Comunque, mi faccia una cortesia se lo sente: gli dica che sono una sua ammiratrice da anni e che sopporto volentieri il disturbo".

* * *

Dico alla signora che quando sentirò Claudio gli riferirò la storia, e che sono sicuro che si farà vivo per telefono... per sapere chi lo ha chiamato negli ultimi tre anni. Ma a questo punto ho ancora il problema di trovare il suo nuovo numero di telefono. Chiamo i miei amici in CBS e mi accorgo che è molto più facile avere il numero privato di Andreotti! Comunque, dopo una lunga serie di telefonate incrociate, riesco finalmente a avere il magico numero e lo chiamo immediatamente.

* * *

E mi risponde la simpaticissima Paola, con la quale veramente non ci sentiamo da almeno dieci anni. In pochi minuti di aggiornamento scopro che il piccolo Giovanni ha compiuto quattro anni, che sta preparando gnocchetti al ragù e che il biliardino è stato spostato dalla vecchia sala giochi giù in cantina.
"Claudio comunque non c'è - conclude Paola - sta lavorando in studio con Pasquale Minieri. Sa che lo stai cercando e ti prega di farti vivo là".

* * *

Confesso che nel sentire la sua voce mi sono un po' emozionato. Ma è sempre il Claudio che conosco da una vita, simpatico e pronto alla battuta: un ragazzo che tutti vorrebbero avere come compagno di banco o di lavoro. Un essere umano che - scusate la banalità della frase - il successo non ha veramente cambiato. Ci diamo appuntamento in un ristorante sulla Flaminia per pranzo.
E mentre guido ricordo. Ricordo un paio di partite a poker il sabato sera a casa di Venditti, su questa stessa Flaminia verso la metà degli anni Settanta. Protagonisti in ordine di apparizione: al tavolo del "ricchi" Antonello Venditti, Lucio Dalla, Michelangelo Romano (giornalista all'epoca e ora affermatissimo produttore discografico), Claudio Bonivento (ex capo ufficio stampa della Numero Uno e ora potente produttore di films di grande successo) e Francesco De Gregori. Al tavolo "poveri" Claudio Baglioni, Paola, Simona Izzo e il sottoscritto. Partite dove si rilanciava a colpo sicuro fino alla bellezza di cinquecento lire in contanti.
Claudio a poker era proprio una mezza frana. Andava invece fortissimo a biliardino. Anche giocando due contro uno, riusciva sempre a umiliarci in pubblico con dei punteggi da pallacanestro.

* * *

Ricordo anche Piazza San Felice a Centocelle, dove Claudio vinse un concorso canoro indetto dai preti Salesiani: in un teatrino a un centinaio di metri da un baretto gestito da un vecchio anarchico dove Pasolini era di casa. E poi il trasloco in una "casa più grande" vicino a Largo Aragosta, e la gloriosa due cavalli Citroen Camilla data alle fiamme gloriosamente sulla copertina di "Gira che ti rigira amore bello". Tutti tasselli di quel puzzle che formano il pianeta Claudio Baglioni: uno dei pochissimi che in tanti anni di duro lavoro, sacrifici e felici intuizioni è riuscito a brillare di luce propria.

* * *

Alle due in punto Claudio (grande dote la sua puntualità n.d.r.) entra nel ristorante: senza un chilo in più e senza un capello in meno. L'unica cosa che mi fa rabbia è che io arrivando da New York sono giallo e malaticcio, e lui invece è abbronzato e in piena forma: come se il massacrante tour di "La vita è adesso" e il grandissimo successo del disco - riportato anche dai giornali americani - lo abbiano coinvolto solo marginalmente.

Paola mi ha detto che hai messo il glorioso biliardino giù in cantina...
Eh, purtroppo mi sono dovuto adeguare ai tempi. I giochi e i passatempi tradizionali sono momentaneamente condannati a lasciare il posto ai computer e ai videogames...
E come te la stai cavando con questa nuova ondata di tecnologia...
Se devo essere sincero, ma la sto cavando abbastanza male. Anzi: a volte mi sento decisamente sull'imbranato. Da una parte i giochi e i bottoni mi attraggono e stimolano la mia fantasia: dall'altra in certe situazioni pratiche mi sento completamente impotente. E in quei momenti mi rendo conto che forse, a livello tecnologico, ho perso il treno. Ma vedrai, caro Franco, che i nostri figli invece se la caveranno benissimo: il futuro, in questo senso e in queste cose, è tutto dalla loro parte.
Però mi dicono che in questi giorni con Pasquale Minieri state lavorando in studio di registrazione con strumenti elettronici per rielaborare alcune tue vecchie canzoni...
Beh, è diverso. Da una parte ci sono i videogames e i computer, dall'altra certi strumenti elettronici che - da musicista - non posso certamente ignorare. Ci sono tastiere e effetti speciali che, se ben dosati e compresi, possono aiutarti a comporre, suonare e arrangiare. E chiaramente un campo che mi attira molto e mi stimola, anche se per adesso per me è soprattutto divertimento.
Come mai hai deciso di riprendere brani che hai inciso tanti anni fa?
Innanzitutto perché sono delle canzoni che ancora mi piacciono moltissimo e mi danno delle belle vibrazioni. E poi perché certe melodie sono sempre attuali. L'unica cosa che forse dovrebbe essere aggiornata, se così si può dire, è la base ritmica a certi arrangiamenti che facilitano l'uso di strumenti elettronici. Ma come ti ho detto, per adesso è ancora tutto a livello di gioco. Con Pasquale e gli altri non facciamo altro che spendere tempo insieme senza quelle pressioni che di solito hai quando devi fare un disco: ci divertiamo insomma, anche se da questo divertimento magari potrà uscire fuori un altro disco...
Molte riviste americane - comprese Billboard e Variety - si sono occupate diverse volte del successo del tuo disco "La Vita è Adesso" e dei concerti. Ma tu ti aspettavi veramente di vendere oltre un milione di dischi?
Abbiamo tutti lavorato molto duramente alla realizzazione di "La Vita è Adesso", a tutti i livelli e ognuno nel suo campo specifico. Sono stati mesi di sacrifici, di invenzioni, di buttare tutto all'aria e ricominciare e di tantissime altre cose. Tutti noi volevamo il successo: il giusto premio alle nostre fatiche. E eravamo anche tutti convinti che il nostro lavoro sarebbe stato compreso e ricompensato. Ma nessuno si aspettava un successo di queste proporzioni...
E questo enorme successo come lo spieghi?
Il disco per me non è mai stato un pezzo di plastica che cerchi di vendere a più persone possibili. Il fatto che stia attualmente lavorando a vecchi brani del mio repertorio, può farti capire quanto affetto ho per certe canzoni. Il successo del mio ultimo 33 giri lo devo specialmente ai giovanissimi, a tutte quelle ragazze e a tutti quei ragazzi che hanno messo da parte faticosamente anche le cento lire per poterlo acquistare. Ragazzi giovanissimi che sono poi venuti a vedermi in concerto e che cantavano in coro canzoni che io ho composto e inciso quando loro avevano più o meno quattro o cinque anni. Pensa che questi teen-agers sapevano a perfezione le parole di certe canzoni incise negli inizi degli anni Settanta... e io sul palco invece avevo bisogno di fogli di carta per poterle ricordare.
E che effetto ti ha fatto vedere tutti questi giovanissimi al concerto?
Ho provato una gioia indescrivibile. Per un artista la sconfitta del tempo è sempre stata la maggiore aspirazione. Pensa ai pittori che hanno dipinto capolavori che ancora oggi tutti possono ammirare. Oppure a dive dello schermo oramai magari piene di rughe che possono ancora far rivedere film di trenta o quaranta anni fa dove erano adorate come delle dee. E lo stesso per noi musicisti: quando le nuove generazioni mostrano di comprendere e di partecipare a quello che fai, ti senti veramente appagato.
Per te oggi è più difficile stare lontano da uno studio di registrazione o da un palcoscenico?
Prima non vedevo l'ora di entrare in studio e di registrare le mie canzoni. Oggi invece non aspetto altro che di andare a suonare dal vivo. Questo nuovo rapporto con il pubblico e con i giovanissimi mi carica di entusiasmo.
Negli anni Ottanta l'industria discografica ha scoperto un nuovo mezzo promozionale: il video. A parte i concerti fino a oggi Baglioni non ne ha realizzato nemmeno uno: come mai?
Ti ricordi la copertina del 33 giri "Questo piccolo grande amore"? Se ci pensi bene era una vera e propria "story board", una di quelle che si fanno oggi quando hai intenzione di girare un video. Stranamente - e mi è successo un sacco di volte nella mia carriera - ero inconsciamente in anticipo sui tempi. Quando poi tutti hanno iniziato a fare i video promozionali, io invece me ne sono completamente disinteressato.
Forse perché in molti casi i video tolgano immaginazione a quelli che ascoltano le canzoni... Esattamente. Quando scrivo una canzone non voglio pormi il problema di darle forzatamente anche una dimensione visiva. Una bella canzone, oltre che dare buone vibrazioni a chi l'ascolta, deve essere anche in grado di stimolare l'immaginazione. Se togli questa immaginazione, che cosa ti resta?


Articolo segnalato da Antonio.