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del 02/03/84

Il Messaggero
L'artista, pericolo numero uno

di Claudio Baglioni

Nei giorni del femminismo più acceso si diceva che il maschio era il nemico storico della femmina e basta. Credo che la stessa querelle sia sempre esistita tra artisti e le industrie di dischi. Così, per chi suona e chi canta (vale a dire l'artista che, d'ora in poi, chiameremo con A.), il nemico di sempre, l'antagonista più acerrimo è il “suo” discografico (brevemente citato con D.). Chi tra coloro che leggono, è coinvolto in
questa guerra di amorosi dissensi può cambiare le A e le D con le iniziali (nome e cognome dell'odiato avversario) che fanno di più al caso suo.
Dicevo che la contrapposizione c'è realmente e che spesso ha portato con sé
citazioni assai celebri e ha creato, addirittura, gli slogan. Da una parte i D. provocano: “Guarda, cantante, che come ti ho fatto, io ti distruggo”.
Rispondono gli A: “Piove, discografico ladro!”. I D. replicano: “Cantate, cantate, che tanto noi restiamo e voi passate”. Gli A. meno fini, si sa, e più sboccacciati: “Discofracichi siete e discofracichi resterete”. Le amenità non finiscono qui. Finisce, al contrario, che la colpa è degli artisti, comunque. Che pretendono sempre più soldi, e poi quanti capricci. E pensare che, all'inizio ti arrivan desnudi con un po' di talento e tutto il resto da fare. I discografici puntano su quello che “sfonda”, lo allattano, lo vestono, gli comprano i libri, le buone rnaniere e un personaggio che non è lui. Il cantante ha firmato le carte e i contratti al 2 e mezzo per cento su tutto quello che viene e se non viene, pazienza (che vuol dire “t'attacchi!”). Poi se questi ha successo, ti spicca il volo e non ritorna più. L'ingratitudine è di questo mondo.
Il pericolo numero uno è l'artista. E' lui, la sua volubilità, che fa crisi.
Ma cos'è questa crisi - para para pappa ppara - ma cos'è questa crisi...
Ogni anno ne arriva qualcuna. Otto anni fa, la Rca di via Tiburtina pensò bene di combatterla tosto con circolare circolante in uffici che avvertiva “badate alle penne e alle gomme per cancellare”. In tempi recenti non si offrono più pranzi e cene a giornalisti e addetti al lavori. E ai cantanti che questuano sempre, come i vecchi impresari, si dice “bambole, non c’è una lira” (ricordo come a Mario Tessuto per una Lisa dagli occhi cerulei la casa di dischi infiocchettò una spider rossa rombante. Che tempi!).
L'ultimo ritrovato - medicina alla crisi è la compilation. Che, in italiano, vuoi dire raccolta, così quel mio zio contadino ci capisce qualcosa. La compilation è un insieme di tutto. Una canzone di uno, una canzone di un altro. Oppure lo sciacallaggio, il saccheggio di ciò che un cantante ha già fatto. Consiglio, qui, a chi stà vendendo tutto il possibile di Claudio Baglioni di usare anche i gargarismi, gli ululati dei cani, il campanello di casa, le posate che strusciano i piatti, e, suggerisco, dopo A come amore, B come …, C come …, Z come Zappa sui piedi.
Ho parlato con i discografici e tutti rispondono che “le raccolte sono uno sbaglio”. Ma, intanto, le fanno e rattoppano, qua e là, i bi-lanci. Errare è umano, perseverare è discografico.

Articolo segnalato da Cristiana.