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del 15/08/00

Il Messaggero
Ferragosto di musica/Alle 21,30 un altro dei grandi concerti di questa fantastica estate abruzzese: l'attesissimo "Sogno di una notte di note"
Baglioni, una chitarra e un po' di luna

Stasera a Pescara il cantautore romano con i suoi successi eseguiti in versione acustica

di BARBARA SCORRANO

PESCARA - Ha fatto pace con se stesso Claudio Baglioni, il cantautore romano che questa sera suonerà a Pescara, al teatro d'Annunzio, seconda tappa del tour acustico "Sogno di una notte di note" che ha debuttato domenica scorsa all' anfiteatro di Pompei. Ha lasciato dietro di sè la maschera cyber-fantascientifica, l'abbronzatura metallizzata per tornare all'immagine del cantore di "Questo piccolo grande amore", la canzone che lo ha reso celebre e che per trent'anni lo ha identificato. Ognuno uccide le cose che ama, scriveva Oscar Wilde, e forse per questo Baglioni ha voluto per un certo tempo dimenticare il personaggio dell' autore romantico per sperimentare nuove vie. Il successo ha continuato negli anni a tenergli compagnia e ora che il suo passato non è più un cliché da cui liberarsi, può recuperarlo con la maturità di chi sa che tutto in fondo è sempre nuovo, perchè è nuovo il modo di interpretarlo.
Sul palcoscenico niente più effetti speciali, laser e tecnologie, nessuna ballerina a rubare gli sguardi del pubblico. La scena sarà spoglia, una pedana in legno con al centro uno sgabello, tre macchine teatrali per riprodurre i suoni di tuoni, pioggia e vento. Ciò che basta per dare vita a uno spettacolo che vuole essere un incontro con il pubblico lontano dalle atmosfere dei karaoke e dei grandi show.
Due tour in una sola estate, 50 concerti in poco più di 90 giorni. Non temi di peccare di eccessivo protagonismo?
«No, non è così. Le ragioni di questa scelta vanno ricercate altrove. Sentivo il bisogno di dare vita a un contatto più immediato con il pubblico rispetto a quello del precedente tour, dove in qualche modo a creare una barriera contribuivano gli spazi scelti, di solito grandi strutture come quelle dei palasport. Ora invece ho scelto di suonare in luoghi evocativi come gli anfiteatri, i centri d'arte, i siti archeologici come Pompei, spazi ideali per emozioni e riflessioni come quelle che ho intenzione di comunicare. E poi, se prima ripercorrevo idealmente le tappe di un viaggio che aveva come protagonista un uomo scisso tra il richiamo del passato che non può tornare e l'ansia di un futuro che appare come un' incongnita, oggi sento la necessità di raccontare una storia semplice, fresca come quella dei sogni».
Hai voluto chiamare questo tour "acustico". Qual è il motivo?
«Hanno detto che mi sono lasciato tentare dalla dimensione "unplugged", ma io preferisco pensare ai miei spettacoli come fossero concerti di musica leggera da camera. Per questo suoneremo senza giochi tecnologici o elettronici, ormai un diktat per noi musicisti, lasciando che gli unici effetti speciali siano quelli che le parole e la musica riescono a creare dentro di noi».
In questo concerto riproponi alcuni dei brani storici della tua produzione, per tanto tempo lasciati nel cassetto «Spesso la scelta della scaletta risponde a fattori fortuiti; si vorrebbe suonare tutto, ma occorre fare una cernita e ogni scelta in fondo è una rinuncia che porta inevitabilmente dolore. Ora ho deciso di ripercorrere in qualche modo il mio passato. Per questo canterò "La piana dei cavalli bradi", "Avrai" che avevo scritto per mio figlio, "Poster", uno dei miei primissimi successi e poi ancora "Amore bello", "E tu", "Sabato pomeriggio", "Tu come stai", "La vita è adesso", "Le ragazze dell'est", "Strada facendo"».
Il 2000 per te è stato un anno particolarmente intenso. Un disco nuovo, un gran numero di concerti...
«Non è questo il momento per riposarsi. Sto lavorando a alcuni progetti che sono ancora tutti da sviluppare. Non voglio anticiparli, ma posso dire che, tra le altre cose, mi piacerebbe entrare ancora più profondamente in questo straordinario mondo che è Internet, una dimensione che solo erroneamente definiamo virtuale.
Credo, invece, che sia ormai più reale della stessa realtà, visto che occupa uno spazio centrale nella quotidianità di ognuno di noi. Se c'è una rete dalla quale mi lascio catturare è proprio questa. E poi per ricaricare le batterie non ci vuole molto, basta spegnere il cellulare, il fax e il cellulare. E poi, aria, cielo e mare, soprattutto mare, un elemento fondamentale per la riserva di energie, di colori, odori che racchiude in sé. Basta chiudere gli occhi e aprire la mente. E il gioco è fatto».

Articolo segnalato da Ernesto.