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Rassegna stampa - venerdě 11 agosto 2000 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Il Mattino - 11/08/2000
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OGGI SI DECIDE SUL CONCERTO
Il caso: Aspettando il verdetto della commissione di vigilanza, s'indaga sui collegamenti tra fiamme e polemiche Lo sfogo di Claudio «Avevo quasi deciso di rinunciare alla prima di domenica. Se non mi vogliono tolgo il disturbo»

di Federico Vacalebre

(segue dalla prima pagina) Claudio è attonito. Continua le prove nel teatro Costanzo-Mattiello gentilmente messogli a disposizione dal santuario e aspetta quasi con rassegnazione che stamane, alle 10, la commissione provinciale di vigilanza stabilisca la capienza dell'anfiteatro. Quando si monta un palco si rischia sempre di vedersi ridotta l'agibilità, ma in questi giorni si sono fatti tanti numeri, a dare i numeri si sono messi in troppi. Si va dai 1.2000 posti richiesti ai 400 di cui parla Schifone, ma sotto i 900 gli organizzatori non vogliono scendere: chi vivrà vedrà, ma non è detto che lo show si faccia, non è detto che il tour acustico di Baglioni parta da Pompei domenica, non è detto che inviati e telecamere di tutt'Italia non siano dirottati il giorno di Ferragosto nel teatro D'Annunzio di Pescara, o addirittura il 16 nello sferisterio di Macerata. Cornici meno affascinanti, certo, ma anche meno difficili da conquistare.
«Il fatto brutto è che io dovrei essere qui a provare e invece quasi non ci riesco», si sfoga Baglioni, «mentre mi siedo al pianoforte arriva sempre qualcuno a farmi leggere una dichiarazione di qualche politico in cerca di notorietà, un nuovo mistero, un nuovo impedimento». Il «Sogno di una notte di note» viaggerà per due mesi tra anfiteatri, teatri d'arte e siti archeologici: il braccio di ferro con le sovrintendenze di tutt'Italia era messo nel conto, la bagarre politica no. «Se non ci fossi in mezzo mi sembrerebbe una commediola, una baruffa di piccolo cabotaggio. Mi era anche venuta voglia di rinunciare al concerto, di dire: cari amici campani non importa, ho scherzato, se vi mettete d'accordo e non avete problemi torno alla fine del mio giro di recital, sennò...».
«Ma per lui al primo posto c'è il pubblico e per rispetto ai fans è pronto a suonare e cantare, a ritrovare l'entusiasmo, anche se l'ho sentito davvero scorato, avvilito», racconta al telefono l'ufficio stampa del cantautore, Monica Malavasi, mentre si tengono riunioni su riunioni per definire i dettagli tecnici e si completa l'allestimento del palco e dei camerini: «Tutto è pronto per cominciare», continua la press agent, «aspettiamo solo l'Ok della commissione».
Il sogno di una notte di mezza estate insomma non è ancora diventato un incubo, ma è ancora a rischio e come ogni sogno costerà un faticaccia.
Fermate il mondo, voglio scendere, aveva pensato Baglioni, ma ieri sera dai continui colloqui dei suoi collaboratori col sindaco Zito e il soprintendente Guzzo è arrivata qualche schiarita. E allora il concerto è adesso, stamattina si decide se farlo o meno, se deludere i fans e rimborsare i biglietti, se invece non accontentarne qualcuno in più mettendo in vendita qualche altra decina di posti a sedere.
E le telenovela continua: appena conosciuto il parere della commissione di vigilanza arriverà l'opinione di An, oggi divisa in antibaglioniani (Schifone e Ronci) e probaglioniani (la Castiello), quasi si trattasse di discutere di Fini, non di un concerto, non della destinazione d'uso di una delle meraviglie turistiche d'Italia, di uno dei luoghi storici più famosi del mondo. Altrove su patrimoni del genere (meno prestigiosi, s'intende) si costruisce, si investe, li si fa diventare fonti vive di cultura e di lavoro e di reddito, qui ci si divide, cicero pro domo sua naturalmente, evitando anche che si capisca bene quale sia il proprio interesse.
Quello di Baglioni è chiaro: vuole suonare qui, garantisce di aver fatto tutte le cose a puntino, con pedane di legno, strumenti acustici, suoni delicati, percorsi di luce che arricchiscano - se possibile - la suggestione del posto. E gli altri? È davvero la Melandri l'obiettivo di tutto questo cancan? Possibile che si possa suonare al Colosseo - tanto per fare l'esempio più significativo - e non a Pompei? Possibile che si debba sempre aspettare l'estate per simili discorsi, per decidere come utilizzare il nostro patrimonio archeologico, se solo in chiave museale, o anche esaltandone, dove esisteva, l'originaria destinazione spettacolare, proteggendola però nella maniera più adeguata?
«Oh they are older than me», disse Frank Sinatra affascinato dalle rovine pompeiane in una notte del '91 archiviata negli annali della storia della musica in Campania come in quelli di Tangentopoli. Più vecchia di The Voice, Pompei è sopravvissuta al mitico Ol' Blue Eyes e ci sarà anche dopo Baglioni. Ma questo non vuol dire che si possa abbandonarla a se stessa e al valzer delle sciocche polemiche d'estate.
Concerto o non concerto, la questione è aperta. E se Baglioni sarà che Pompei possa mostrare la sua faccia migliore, pulizia e non cartacce, cultura e non sterile querelle, hostess educate e non guide scamiciate.

********** PAG.29 L'INCHIESTA Rogo agli Scavi scattano i sigilli sull'area bruciata LAURA CESARANO Altro che tutto chiarito: la procura di Torre Annunziata ha appena annunciato l'imminente sequestro dell'area incendiata negli Scavi di Pompei. I sigilli, probabilmente, saranno apposti oggi stesso. La caccia ai responsabili del rogo è appena cominciata. Una svolta inaspettata nell'indagine che pareva essersi fermata dopo i primi sopralluoghi, che avevano escluso l'ipotesi di dolo.
Invece, non si sono fermati gli accertamenti dei carabinieri di Pompei: proprio ieri sera una nuova ricognizione del capitano Sacchet agli Scavi ha confermato che le cause del rogo sono ancora tutte da chiarire. L'indagine, dicono al comando dei carabinieri, procede da ieri a 360 gradi: nei prossimi giorni - aggiungono - saranno sentiti attori, spettatori e registi del polverone sollevato intorno al caso Baglioni. Il pm della Procura di Torre Annunziata Emilio Prisco, titolare dell'inchiesta, ieri ha intanto già inviato ai vigili del fuoco di Castellammare, che due giorni fa sono intervenuti per domare le fiamme, la richiesta di una perizia tecnica dettagliata.
Da questo momento, dunque, non c'è più nulla di scontato sulle cause di un incendio che fino a ieri sembrava essere stato provocato involontariamente dai coloni dei fondi agricoli confinanti con la città antica. Un'ipotesi che non sembrava convincere neppure il soprintendente Guzzo: «È singolare - ha detto - che le sterpaglie siano state incendiate proprio all'altezza del punto più vulnerabile degli Scavi».
E intanto, sull'incendio e sulle voci diffuse ad arte sul presunto danneggiamento all'Anfiteatro, è partita anche un'altra indagine. Ieri gli uomini della Digos, che da due giorni presidiano la città in borghese, stanno raccogliendo informazioni sui possibili collegamenti tra le polemiche sorte intorno al concerto di Baglioni e i misteriosi incidenti di Pompei. Qualcuno tra i protagonisti a vario titolo delle accuse lanciate contro la manifestazione sarebbe già stato sentito.
Intanto, proprio dal capo della Procura di Torre Annunziata, Alfredo Ormanni, è arrivato, accanto alla conferma del prosieguo delle indagini, anche un duro attacco alla soprintendenza archeologica di Pompei. «Non si capisce - ha detto il procuratore capo - per quale ragione sia stato autorizzato un concerto che potrebbe richiamare bande di scalmanati in un'area già afflitta da noti e gravissimi problemi di conservazione. In casi come questo, il rischio di danneggiamenti è sempre in agguato. La decisione di accogliere all'interno dell'anfiteatro uno spettacolo di questo tipo appare, alla luce delle difficili condizioni in cui versa l'area archeologica, del tutto ingiustificata. È di manutenzione, non di complicazioni né di manifestazioni pericolose, che il sito archeologico di Pompei avrebbe bisogno».


segnalato da Marcello

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