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Rassegna stampa - giovedì 10 agosto 2000 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su La Repubblica (Napoli) - 10/08/2000


Pompei, misteri negli Scavi
Sull'incendio indaga la Digos tra veleni e sospetti Il rogo di martedì non ha fatto per fortuna danni al monumento ma ha sollevato un polverone di polemiche

di ELEONORA BERTOLOTTO

POMPEI Il giorno dopo l'incendio, tutti a gettare acqua sul fuoco dei sospetti. Le fiamme? «Venute dall'alto», dice liscio, senza un'increspatura di esitazione nella voce il soprintendente Guzzo. Dall'alto? Un'altra volta?
«Dall'alto. Almeno pare la conclusione dei sopralluoghi», risponde senza cogliere l'ironia. Ma questa volta il Vesuvio non c'entra. I lapilli se li sono fabbricati in casa. Li ha prodotti qualcuno bruciando sterpaglie al margine della coltura di melanzane e pomodori che sta a ridosso della Casa di Ifigenia e della Casa del Moralista. Così si dice. Anche se il colono nega. E meno male che l'impianto antincendio ha funzionato, sennò le fiamme avrebbero ghermito le strutture, distruggendo quel che la cenere ha conservato per duemila anni. Vai a capire i lapilli, specie se fatti in casa. Riescono a centrare (per caso) obiettivi strategici, cento metri dall' Anfiteatro dove si sta allestendo il concerto di Baglioni, e giusto nel punto dove finisce la cittàsepolcro pulita per lasciar posto a quella che è ancora mangiata dai rovi.
Per capire il giallo, bisogna intanto inquadrare il luogo. Il luogo è questo: quasi in fondo a via dell'Abbondanza che è la strada principale di Pompei. Superato il Foro, superata la via Stabiana, superato il Termopolio di Asellina, un po' oltre la Casina dell'Aquila (quella dove non si riesce ad aprire il ristorante, causa l'inchiesta della Procura), sulla sinistra ecco il piccolo isolato che include la Casa del Moralista (affacciata su via dell'Abbondanza) e la Casa di Ifigenia (che sta dietro, su una stradina appena accennata che va ad affondare nella città ancora sotto terra). Sopra questa città sepolta, in posizione ovviamente elevata, ci sono le colture cedute in fitto da anni immemorabili ai coloni.
Sulla stradina monca il confine tra le colture e gli Scavi sono segnate da una scarpata che ora si presenta corrosa dalle fiamme, ma che prima, secondo il racconto dei custodi, era una specie di cespuglio di rovi. Il fuoco si è sviluppato proprio lì e il vento lo ha propagato al giardino di Ifigenia, alimentandosi degli sterpi e avviluppando una palma e un mirto che ora, il giorno dopo, continuano a fumare. «Lo dicevamo che prima o poi succedeva brontolano ora i custodi da questo punto in poi le case sono più sporche di una cloaca». E infatti i ruderi che fiancheggiano la strada sono come vasi posati sul ciglio, da cui traboccano rami e foglie d'ogni tipo. «La pulizia?
dice il soprintendente La ditta che ha vinto l'appalto sta provvedendo. Ha già sistemato la zona sotto la Casina dell'Aquila. Un passo per volta».
In condizioni normali, un incendio di sterpaglie, che per di più non ha prodotto danni, non sarebbe notizia. Non fosse che Pompei è come impazzita, ingurgita turisti e produce veleni come una slotmachine che fa continuamente bingo. Due inchieste della Procura ne danno conto ufficiale: una che indaga la Soprintendenza, su denuncia del sindacato, per un presunto abuso edilizio. L'altra che indaga "ignoti", su denuncia del citymanager, per una presunta sottrazione di biglietti all'entrata. Ora mettiamo anche il concerto di Baglioni. Si tiene domenica all'Anfiteatro, è sponsorizzato dal Ministero per i Beni culturali, ed è il primo di un tour attraverso i siti archeologici della penisola. Ci si aspetterebbe che l'evento fosse salutato con entusiasmo. E invece. Ecco che (poco prima dell'incendio) arriva una telefonata: «Hanno prodotto un danno enorme alla struttura: un muretto è crollato». Ma quando vai a vedere, scopri che il buco è vecchio di anni e che il crollo sono in realtà le pietre diligentemente raccolte dagli operai che installano la piattaforma sul prato.
Dice il sindaco Giovanni Zito, con desolazione che è pari solo allo sconcerto: «Quello che è accaduto ieri negli Scavi è inquietante. Dopo l'incendio, la bufala del muro. Sono cose che non fanno bene all'immagine della città». L'incendio può essere un sabotaggio a Pompei? Lui non lo esclude: «Naturalmente si dovranno fare rilievi tecnici per avvalorare la tesi di un incendio doloso, ma il sospetto è lecito». E il muro crollato?
«Quello è semplicemente una insinuazione inqualificabile».
Inqualificabile e singolarmente preceduta da un interrogazione di Alleanza nazionale, preoccupata dalla eventualità dei danni alle strutture che un concerto per 1236 (in realtà saranno 900) persone potrebbe arrecare. Ieri della coincidenza si è interessata anche la Digos. Escludendo collegamenti, par di capire. An ha semplicemente raccolto un malumore che fra i dipendenti degli Scavi è palpabile, e non riguarda Baglioni. Riguarda, come sempre, l' autonomia che si sperimenta nel sito. Anche a Pompei dei veleni la campagna elettorale è cominciata.



segnalato da Cecilia

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