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Rassegna stampa - sabato 30 ottobre 1999 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Corriere della Sera - 30/10/1999
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L'INCONTRO Il cantante lancia «Viaggiatore sulla coda del tempo» e il 5 novembre torna in tv per 5 puntate. «Vorrei che Sanremo fosse anche una gara per autori»
Baglioni: addio alla musica karaoke

«In un disco complesso rinuncio alle canzonette. Nello show con Fazio storpierņ Venditti»

di Valerio Cappelli

A ROMA 48 anni, superato il mezzo del cammin della sua vita, Claudio Baglioni compie un lungo viaggio musicale che racchiude il suo modo di vedere la vita.

Il 12 novembre esce il nuovo disco di Baglioni, «Viaggiatore sulla coda del tempo», mentre il 5 novembre tornerà a fare coppia con Fabio Fazio su Raidue, affiancandolo in «L'ultimo valzer». Il programma fa riferimento a una canzone del disco, in ognuna delle cinque puntate canterà un nuovo brano dell'album: una storia che Baglioni racconterà in tv. E poi, secondo la moda vincente inaugurata da Morandi, inviterà i colleghi in studio: «Ma non per fare duetti da osteria. Canterò le canzoni degli altri». Sorride: «E siccome sono presuntuoso, voglio cambiarle un po'».

Primo ospite, Antonello Venditti: «Gli attacco le canzoni quattro toni sopra, poi sposto la trappola sull'accento: la sua "Sara" diventerà "Sarà"».
E i suoi cavalli di battaglia? «Me li farò chiedere... Io non diventerò mai un personaggio televisivo. I cantanti prima avevano un atteggiamento aristocratico verso la tv, salvo poi andare ovunque per promuovere i dischi.
Lavorare con Fazio a Sanremo 2000? Ho paura delle date importanti. Però mi piacerebbe trasformare il Festival. Così com'è, è un'occasione persa, con tutto quel popò di cantanti. L'intervento di Fossati dello scorso anno è stato emozionante, ma è come un piccolo terremoto nell'ambiente. Per me, anche il grande autore dovrebbe sfidarsi in una gara parallela, magari cantando in due la stessa canzone. Celentano? L'ho visto troppo poco per farmi un'idea. Io a 13 anni compravo i suoi dischi».

Claudio dice che, dopo tanti anni, se non trova l'incanto dello stupore, non ha più stimoli per cantare. Così oggi si sottoporrà «a un vero massacro». Ha affittato un aereo, quattro voli dal mattino presto a tarda sera, per presentare negli hangar di Firenze, Milano, Napoli e Catania la sua nuova avventura musicale. Ambientando nei luoghi-simbolo la parabola del viaggio, farà ascoltare in anteprima e commenterà assieme a 2000 fan tutti i 12 brani. Ieri il primo assaggio nello studio di un pittore argentino, a San Lorenzo, il quartiere di Roma dove oggi vivono molti artisti.

«L'album è la storia di un viaggiatore, più che di un viaggio, simbolo della condizione dell'uomo, che mette il dito sulla mappa della vita ritrovando le strade percorse. Ormai ho i capelli bianchi, la racconto come una favola. Il viaggiatore (che sono io) vive nella famosa attesa dell'era che verrà». C'è aria di bilancio... «Sì, è come una partita a scacchi giocata allo specchio: con te stesso non vinci e non perdi. Finisce patta».

La musica si affida a poliritmie, suggestioni orientali, suoni primordiali o iper-sintetizzati; i versi abbondano di calembour e giochi di parole. I temi sono l'innocenza perduta, il cinismo delle leggi economiche, l'utopia di un mondo migliore, la comunicazione e l'incomunicabilità. «È un disco robusto, pieno di sollecitazioni, ricordi, citazioni. Non saprei descrivere il genere, non ci sono arrangiamenti tradizionali. C'è stanchezza verso certa musica anglosassone. Ho scritto in modo seriale, cercando di non ripetere le stesse note. Un disco complesso, non complicato. Per chi soffre di stitichezza discografica come me, che registro ogni cinque anni, c'è il bisogno di dare ancora di più. È un disco di melodie, che però sono complesse da rifare, sono difficili anche per me che le ho scritte. I testi sono frutto di geometrie interne che si richiamano in maniera diretta ai suoni. Penso di essere stato più chiaro che in altre occasioni. Ormai sono uno degli autori meno suonato nei piano-bar. C'è una fruizione sbagliata della melodia, mi dà fastidio la cultura karaoke. La musica italiana si è un po' appiattita».

E adesso le ragazzine (con genitori e nonni accanto) come potranno cantare in coro con lei? «Mi farebbe paura il silenzio in mezzo a 80 mila persone.
Nell'ambiente lo chiamiamo "L'effetto Paris". Una volta ho seguito un concerto di Maria Paris, la cantante napoletana. Il silenzio totale. La stessa esperienza a un concerto dei Pooh. È terribile. No, questo non lo vorrei».

segnalato da Giuseppe

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