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Rassegna stampa - martedì 8 giugno 1999 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Il Messaggero , Spettacoli - 08/06/1999
www.ilmessaggero.it/

In platea presenti tutti gli ambasciatori dei paesi coinvolti nella guerra, compreso quello serbo. L’incasso dello spettacolo affidato alla comunità di Sant’Egidio

Baglioni all’Opera per il Kosovo
Concerto benefico all’insegna dell’intimità, dedicato ai bambini dei Balcani

di Marco Molendini

ROMA - Assolo per il Kosovo. Tredici anni dopo il suo tour solitario, Claudio Baglioni è tornato a suonare in solitudine quasi completa, stavolta per dedicare le sue canzoni alle vittime più piccole dei massacri e della guerra al di là dell’Adriatico. Concerto benefico, dunque, con i biglietti rigorosamente in vendita senza deroghe e l’incasso totalmente dedicato, come indica la locandina della serata, ai ”bambini dei Balcani” senza distinzioni di etnia.
Allora, però, Baglioni girava per gli stadi e per i grandi spazi, adesso questa unica serata ha avuto una cornice insieme più raccolta e sontuosa, il teatro dell’Opera, in piazza Beniamino Gigli, in un appuntamento che, pur con il lasciapassare di una manifestazione umanitaria, ha reso protagonista la musica pop nel teatro romano della lirica. Un fatto assolutamente positivo, che non può non far pensare che le barriere musicali possano essere abbattute anche per l’ultima roccaforte cittadina. Da qui, a dire che le difese siano cadute del tutto, ce ne occorre. Intanto, però, anche se con una buona scusa, un passo è stato fatto ed è cosa non trascurabile in una città dove la carenza degli spazi musicali è strutturalmente all’ordine del giorno.
E proprio il luogo ha dato l’impronta allo spettacolo. Un pubblico baglioniano, con tanto di striscioni, coretti, ammiccamenti lanciati all’idolo visto, come mai prima, da vicino in carne e ossa nella sua immancabile tenuta nera, i capelli grigi, il sorriso sempre pronto. Vedere un Baglioni così era un’occasione unica e così l’ha affrontata il pubblico. Un rapporto intimo, quasi in contrasto con le emozioni forti che vengono dal Kosovo. E con un programma quasi alternativo, con Claudio che snocciolava le sue ”canzoni meno fortunate”, quelle che non hanno avuto successi miliardari e che raramente, o addirittura mai, ha proposto dal vivo come Il pivot, che è un pezzo del 76, come Cincinnato, che ha suonato soltanto un paio di anni fa in un concerto a Conegliano, come Nel sole, nel sale, nel sud, Io ,lui e la carafemmina, Le ragazze dell’est e Un po’ di più. O ancora come Loro sono là (la canzone scritta nel 78 che ha dato il titolo all’intero concerto).
Ma non poteva non esserci spazio per una manciata di grandi successi come La vita è adesso o Avrai, presentate all’inizio, come Uomini persi o Acqua dalla luna, Da me a te, Ninna nanna alla guerra scritta sui versi di Trilussa o Strada facendo, offerta in un finale in crescendo in cui Claudio, che fino a quel momento si era alternato fra chitarra (sia acustica che elettrica) e tastiere (piano acustico e Fender), ha rotto la sua solitudine facendosi raggiungere sul palco da uno dei suoi collaboratori più fidati, il chitarrista Paolo Gianolio. La musica ha preso ritmo e il pubblico si è infiammato: tutti in piedi a cantare e qualcuno si è messo, perfino, a ballare, turbando le rosse poltrone dell’Opera.
Due ore e mezzo di musica abbondante, con Baglioni che ha accompagnato ogni sua canzone con un piccolo racconto, seguendo il filo di un immaginario bambino in viaggio al di là del mare. Un modo per rientrare in pista dopo alcuni mesi di esilio (in pratica cominciato dopo i superconcerti dell’estate scorsa), passati a lavorare al prossimo album (la cui uscita è data per certa entro la fine dell’anno). E un modo, anche, per impegnarsi su un tema come quello della guerra: l’incasso del suo concerto verrà affidato alla Comunità di Sant’Egidio che poi provvederà a far arrivare il denaro ai bambini della ex Jugoslavia ”senza distinzione di parte o di nazionalità perché le vittime della guerra sono tutte uguali”. Per questo, ieri all’Opera, erano presenti tutti gli ambasciatori dei paesi coinvolti nella guerra, compreso il rappresentate della Serbia e per questo Baglioni ha ricevuto dalla Comunità di Sant’Egidio una targa di ricordo e ringraziamento al termine della sua prova.

segnalato da Cecilia

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