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Rassegna stampa - domenica 11 ottobre 1998 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Il Messaggero - 11/10/1998
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L’idea di scherzare su calciatori e tifosi fu respinta come una bestemmia: gli eroi della domenica erano intoccabili

«E dire che la Rai non ci volle»
Passato, presente e futuro della premiata fabbrica di risate Gialappa’s

di Marco Molendini

ROMA - "E dire che la Rai non ci volle" ricorda senza tanti rammarichi Marco Santin, 36 anni. Con Carlo Taranto, 37 e Giorgio Gherarducci, 35, è l'allenatore fuori campo, ideatore e protagonista occulto della premiata fabbrica di risate Gialappa's, che dai mondiali del 90 imperversa la domenica sera su Italia uno. A dirottare la banda di scombinati di Mai dire gol dall'altra parte della barricata fu la paura che il suono dissacrante dell'ironia potesse piombare sulla sacralità del calcio. «L'allora capo del pool sportivo, del quale taccio il nome per carità di patria - continua a rievocare Santin -, ci respinse disperato: "No, per carità, siete pazzi a pensare di scherzare su calciatori e tifosi". La pedata era ancora considerata intoccabile, quasi come la mamma ma sicuramente più della moglie».
L'invito a lasciare stare i santi e gli eroi della domenica, però, non poteva convicere quei tre giovanotti che invece i santi e gli eroi li avevano già cominciati a stuzzicare da qualche anno con il loro Bar sport su Radio popolare. «La verità è che a decretare il nostro successo furono proprio i calciatori. Sono stati loro a divertirsi per primi, a fare addirittura delle delazioni per prendere in giro i colleghi». I colleghi prima, gli allenatori subito dopo. «Trappattoni si arrabbiava moltissimo perché agli allenamenti i suoi calciatori non riuscivano a non ridergli in faccia, insomma la sua figura perdeva di autorità». E, un giorno, Trappattoni se la prese con la Gialappa's: «Imbecilli maleducati», sbottò.
E loro: «Ha ragione, lo dicono da anni anche i nostri genitori». Da allora la satira sportiva è dilagata, in cloni, fotocopie, semplici costole che hanno invaso il video, pur senza minacciare la riserva di Mai dire gol, che ancora oggi riesce a macinare ritmi di tre milioni e mezzo di spettatori a botta.
Il primo a seguire la vostra strada è stato Fabio Fazio con "Quelli che il calcio", oggi un temibile concorrente.
«Per lui abbiamo affetto e simpatia. Ci sentiamo spessissimo».
Però lo prendete in giro: la coppia di Fabio e Baglioni, fatta da Claudio Bisio e Gioele Dix è cattivella.
«La verità è che Fazio e Claudio Bisio sono amici, si divertono a giocare.
Quanto a Gioele, è stato tutto casuale, un giorno abbiamo provato a truccarlo da Baglioni ed è venuto fuori praticamente identico. Ma senza cattiveria, Fazio e Baglioni fanno ridere già come sono loro».
Saranno uno dei cavalli di battaglia della vostra stagione?
«Dilazionandoli. Perché oggi i ritmi della tv sono frenetici. Una volta le maschere duravano anni. Adesso un personaggio completo come Pravettoni alla seconda replica suscita allarme. No, bisogna rinnovarsi continuamente. Cosa che faremo quando il programma, dal 6 dicembre, diventerà di un'ora, ci saranno nuovi personaggi, il debutto di tre comici, più Alessia Marcuzzi.
Noi, a differenza degli altri programmi, non abbiamo vallette, ma vere conduttrici col compito di fare delle classiche presentazioni, sia pure disturbate da un po' di imbecilli».
Il ritmo della tv è davvero pazzesco se Teocoli già pensa di mandare in pensione il suo Maldini e di lanciare un nuovo personaggio, chissà magari Zoff.
«E'necessario fare continuamente esperimenti. Ma questi personaggi come Teocoli/Maldini non le chiamerei imitazioni, sono delle maschere che vivono di luce propria, allontanandosi dal modello originale. Nella storia di Mai dire gol di imitazioni non ne abbiamo fatte tante. L'anno scorso con il suo Tomba Giole Dix ha scoperto una sua vena, dalla quale sono nati Ravanelli e poi Baglioni».
Avete provato un po' di invidia vedendo una macchietta come quella di Teocoli/Maldini affidata alla concorrenza?
«Ma Teo è la storia di Mai dire gol, siamo stati sette anni insieme.
Ricordo che Maldini lo faceva per noi nei corridoi, ma non lo portava in trasmissione perché allora Maldini non era così alla ribalta. Penso che la sua maschera sia la cosa migliore della stagione».
C'è qualcos'altro, di questa annata di satira sportiva, destinato a restare?
«Penso che il duo Fazio-Baglioni sia altrettanto bello. E non sono male neppure la nostra Lolita, la bambina con le trecce che si infila nei ritiri calcistici e il procuratore intrallazzone di Bisio, detto Micio».
I comici involontari alla Biscardi sono avversari temibili?
«E' inevitabile: a volte la realtà supera la fantasia. Comunque, noi preferiamo puntare sui filmati e sul serbatorio dei personaggi inventati e scritti a tavolino».
La vostra longevità ha un segreto?
«Non possono esserci ricette nel far satira, basta puntare su quello che fa ridere».
Da qualche tempo avete smesso di annunciare che volete chiudere "Mai dire gol".
«Lo dicevamo, alla fine di ogni stagione. L'anno scorso ci siamo detti basta con questo rito. C'è gente che cambia il titolo e fa sempre lo stesso programma, noi teniamo il titolo e cambiamo il programma».
E non avete altre idee?
«Faremo degli agguati su Radiorai sui grandi avvenimenti, tipo i mondiali come abbiamo già fatto e tipo Miss Italia che avremmo voluto fare».

segnalato da Ceclia Lombardino

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