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Rassegna stampa - marted́ 19 maggio 1998 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su La Nazione - 19/05/1998


Risponde Claudio Baglioni



ROMA - Centralini in fibrillazione per Claudio Baglioni. Fasciato in quella che ormai è diventata la sua divisa da "cavaliere bianco e nero" - jeans e maglietta scuri, stivaletti "texani" e giubbotto di pelle bianca - Claudio si e presentato martedì pomeriggio nella redazione romana del nostro giornale e ha trascorso due ore e mezzo al telefono rispondendo a tutte le domande dei fan. Disponibile, sereno, con gli occhi protetti da occhiali scuri (un colpo di vento durante le prove del megaconcerto, che terrà il 6 giugno allo stadio Olimpico di Roma, gli ha provocato una congiuntivite), si è concesso alla curiosità degli ammiratori. "Mi piace rispondere direttamente ai fan", ha detto Claudio. "E' un modo simpatico per avere un dialogo diretto con il pubblico. Quel pubblico che mi segue ormai da quasi tre decenni e di fronte al quale ogni volta, provo la stessa intensa emozione".

27 canzoni per 27 pensieri
"Viviamo in un mondo di vuoti, senza nessuno che si degni di chiederti tu come stai. L'unico pensiero di tutti gli uomini persi è il potere. Ma noi no, noi crediamo ancora in questo piccolo grande amore. Noi sogniamo ancora un amore bello. Puro e autentico. In fondo cos'è l'amore, forse sarà una banale parola di cinque lettere, ma è l'unica cosa che rende felici tutti, bambini, adulti, anziani e perfino gli animali. Perché la vita è adesso e bisogna imparare ad apprezzarne tutti i giorni. Tutti i sabato pomeriggio. E strada facendo guardando i tanti poster illuminati da una lampada ci accorgeremo che saremo i vecchi del domani. E tu, quante volte ti chiederai "Chissà se mi pensi" e vivi con la paura di restare solo. Quando verrà quel giorno e avrai bisogno di qualcuno a cui poter dire "fammi andar via" o ''io me ne andrei'', ricorda, io sono qui e con tutto l'amore che posso ti starò vicino, insieme balleremo l'ultimo bolero, insieme ascolteremo l'ultimo do-re-mi-fa-sol. Insieme ricorderemo i mille giorni di te e di me passati a Porta Portese fino a quando davanti ai nostri occhi apparirà un nuovo giorno, un giorno nuovo.
(Nathalie, 26 anni, Modena)

Ho visto in tv che agli inizi della carriera ai fatto un film che aveva come protagonista la tua 2 cavalli "Camilla". Ma perché non è mai uscito?
"Non era un vero e proprio film, era una specie di lungometraggio musicale fatto tra il '72 e il '73, partiva dalla fine di Questo piccolo grande amore e prevedeva alcune canzoni di Gira che ti rigira amore bello, un viaggio un po' avventuroso fatto su quella '2 cavalli' gialla e nera che appunto si chiamava Camilla. Poi non ne abbiamo saputo più niente, tanto che anch'io l'ho cercato disperatamente, fino a quando i giornalisti del TG2 mi hanno detto che un tecnico un po' malandrino, andando via dalla Rca, ha portato con sé questo film. Così, ogni tanto, esce fuori qualche fotogramma che, comunque, non ha mai vinto nessun premio…"

E' vero che quando hai bruciato Camilla, la mitica "due cavalli", hai pianto?
"Per la verità non mi ricordo se ho pianto, sicuramente mi è dispiaciuto molto. Ma dovevo girare un video e in fondo quel falò era scena-simbolo. Significava abbandonare un pezzo della vita: da quel momento in poi sarebbe iniziato un nuovo percorso".

Non è che sarai un po' feticista? (Luana, Firenze)
"Per alcune cose forse sì. Camilla, quell'automobile è stata la mia migliore amica per due o tre anni, ha accompagnato i miei viaggi, le mie fughe, ma quando certi simboli diventano troppo forti allora è bene sbarazzarsene altrimenti se ne diventa schiavi".

Claudio, ti passo la mia fidanzata che vuole parlare con te… Si chiama Angela…
Pronto, Claudio? Prima di tutto ti voglio dire che non sono la ragazza di Giuseppe. Non so come gli sia venuta in mente una cosa del genere... (Giuseppe e Angela, Bologna)
"Beh, vedetevela un po' voi..."
Ma io sono troppo emozionata per parlare con te... ma il concerto del 6 giugno a Roma è l'unica data?
"Per il momento sì. Ed è una storia lunghissima, che parte da una voglia che dura da diciotto anni, ma solo quest'anno è diventata concreta la possibilità di utilizzare tutto lo stadio Olimpico non solo una parte. Questa è un'occasione unica, anche se spero di poter far girare questo spettacolo a partire dal prossimo anno. Comunque, ti faccio tanti auguri e spero che ti fidanzi con Giuseppe...".

Claudio sei tu? No, non me lo dire! Mia figlia non ci crederà mai che ho parlato con te. E' appena uscita. Ma quando vieni a Firenze?" (Rosanna e Clelia Ugolini, Firenze)
"Non lo so. Perché questo concerto è una cosa unica. Comunque, se tua figlia non crede che hai parlato con me, lo leggerà sul giornale".
(Dopo un'altra serie di telefonate...)
Clelia: "Oddio, Claudio, sei proprio tu? Sono la figlia di Rosanna...allora la mamma aveva detto la verità! E' vero che partirai con un tour il prossimo anno?". Baglioni: "Ma quanti Siete in famiglia? Almeno ci regoliamo... comunque, forse sì, farò un tour e si chiamerà 'Tour blu' perché la canzone portante è Da me a te che è anche l'inno della nazionale ai prossimi mondiali di calcio e speriamo che porti anche fortuna. Lo chiamerò Tour blu perché in questa canzone c'è anche un po' di azzurro, che è quello della nostra nazionale...".

Nella canzone "Stelle di stelle" dici che gli artisti sono delle persone che non vivono mai veramente. Essere artista per te è una condizione che vivi come un'esclusione dalla realtà o un privilegio che ti consente di analizzare la realtà con distacco? (Sara, Civitanova Marche)
"Penso che la vita degli artisti, della gente di successo, abbia un percorso diverso: noi siamo conosciuti anche da persone che non conosciamo. E' una differenza sostanziale che spesso porta ad avere un forte bisogno di normalità, di vivere lontano dagli sguardi di tutti. Noi viviamo la nostra vita in prima fila, ma non so se questo aiuti un particolare tipo di sensibilità. Però in quella canzone si diceva anche che gli artisti hanno dalla fortuna la possibilità di non morire mai...".

Visto che hai fatto l'inno della nazionale, secondo te quali sono le squadre favorite ai Mondiali? (Gabriele, 11 anni, Empoli)
"Secondo me sono Brasile, Germania, e anche l'Italia mi sembra messa bene... La pensi anche tu così? Allora vuol dire che facciamo il tifo per le stesse squadre, anche se l'Italia viene sempre per prima".

Perché questa volta vuoi battezzare il tuo tour con il blu? (Deborah, Forlì)
"Perché questo colore si ispira di più alle immagini. Come sai, i miei precedenti tour si sono chiamati Giallo e Rosso, perché i colori segnano i momenti, il giallo solare sul camion in giro per le strade; il rosso è il teatro, volevo far diventare teatri i Palasport d'Italia. E questo blu è la terza via dei colori, anche se è un colore più malinconico rispetto agli altri. Ma è così, perché sta anche a significare che un viaggio iniziato tanti anni fa sta per concludersi".

Claudio, per il concerto abbiamo fatto uno striscione, "Mille notti di te e di noi" (Serafino, Como)
"Hai fatto bene a dirmelo, così durante il concerto lo guarderò e saprò che lì c'è un amico che si chiama Serafino".

Ti spaventa di più il passato o il futuro? (Marco, Varese)
"Il passato mi mette una strana inquietudine perché purtroppo è lì, sotto gli occhi di tutti, è riconoscibile, è certo. Il futuro invece non mi spaventa, anzi ne ho bisogno. Permettetemi di citare il verso di una mia canzone: 'l'unica paura che mi resta del futuro è quella di non esserci'. Ecco, vorrei vedere tutto il mio futuro. Vedere, insomma, come va a finire".

Claudio, che cosa ti ferisce? (Giuseppe, Vicenza)
"Come accade a molte persone, anch'io vorrei essere migliore di quanto sia in realtà, a volta ho quindi la sensazione di fare una cosa per ottenerne un'altra. E questo mi ferisce perché penso che ferisca gli altri. Ho la sensazione di non essere innocente. Invece penso che tutti gli esseri umani dovrebbero fare la loro corsa non tanto verso la felicità, quanto verso l'innocenza. Arrivare a un punto in cui si torna indietro, verso una condizione primordiale"
Secondo te, ci si può arrivare?
"Forse sì, ma è un percorso che comporta molto coraggio. Non è affatto facile".

Ha mai rimpianto di non aver presentato il Festival di Sanremo? (Paola, 32 anni, Milano)
"Non ci sono andato perché avevo capito che sarebbe stato troppo stressante. Mi incuriosiva molto, ma mi sono reso conto che Sanremo è un trappolone troppo difficile da gestire. Non sono assolutamente pentito di quella scelta. Non sono un ex presentatore pentito".

Come rispondi a chi, dopo "Anima mia", qualcuno ha gridato: "Aiuto, Baglioni è impazzito"? (Francesca, 27 anni, Cremona)
"Ecco, questo potrebbe essere l'inizio dell'età dell'innocenza. Magari fossi impazzito davvero, i pazzi sono i soli ad avere la certezza della propria identità".

Farai ancora televisione? (Luigi, Bologna)
"No, state tranquilli, per adesso proprio no".

Martedì era il compleanno di tuo figlio Giovanni: da che cosa lo metti in guardia, a sedici anni? (Lisa, 31 anni, Sant'Arcangelo di Romagna)
"Dall'assuefazione, dalla rassegnazione. Non dalla malinconia, perché secondo me non è una cattiva compagnia. Ogni tanto è utile per rimuovere i rumori assordanti. Abitua ad ascoltarsi".

Una volta è stato detto che in Baglioni c'è qualcosa di Quasimodo e un pizzico di Baudelaire. Ma tu ti senti un poeta (Arianna, 25 anni, Roma)
"Io credo che in fondo la poesia sia una forma ormai desaparecida della comunicazione tradizionale, allora, siccome le canzoni hanno una viabilità più semplice si è portati a pensare che ci sia della poesia nelle canzoni. Ci sono in effetti dei testi che da soli possono meritarsi l'appellativo di componimento poetico tant'è che, secondo me, giustamente, vengono inseriti nelle antologie scolastiche. Per quanto mi riguarda, scrivere è diventata la mia dannazione. Quando scrissi Questo piccolo grande amore saltarono su tutti a dire che quel pezzo non era poesia. Nacque così in me la voglia di diventare poeta. Ma nel momento in cui lo decisi mi resi conto di forzare la mano. Capii allora che la parola, anche se perfettamente costruita, non comunica niente se è fine se stessa. Il risultato comunque è che adesso io detesto scrivere i testi. Credo che il linguaggio sia un po' come la musica: deve suonare, avere una cifra magica al suo interno. A quel punto diventa semplice e comunicativo".

Come e dove scrivi le canzoni? (Alessandro, Siena)
"Mi ci vuole un posto fastidioso, per portare a termine il lavoro prima possibile. Questo però nella fase della realizzazione definitiva. Le intuizioni nascono prima, e sono diluite nel tempo. Mi annoto tutta una serie di cose. Faccio un grosso lavoro di appunti, sia per le parole sia per la musica. Di notte poi lavoro meglio, di notte ci si sente un po' più eroici. Di notte vengono fuori anche delle grandi stupidaggini, ma se passano il banco di prova della mattina dopo, vuol dire che sono valide".

Quale sensazione provi più frequentemente tra la felicità la gioia, la tristezza? (Luca, 45 anni, Pistoia)
"Sono un po' malinconico, ma mi accorgo che con il passare del tempo sono spesso sereno. Con degli scoppi di esaltazione".

Claudio, e l'amore? (Piera, Rimini)
"Vorrei essere innamorato per tutta la vita. Ma una cosa è certa: dell'amore nessuno di noi capisce nulla. Si sa solo che è importante. Io so che può tracimare anche verso altre occasioni di vita. Ho avuto dei momenti in cui l'amore per una persona veniva completato dalle cose che facevo da solo".

Perché nei concerti non riprendi mai i vecchi pezzi come "Gagarin" o "Pivot", che pochi conoscono? (Luciano, 30 anni, Lucca)
"E' vero, ma quando si fanno concerti così allargati, siccome il pubblico è molto eterogeneo, si tende a fare un scaletta cosiddetta trasversale, si scelgono cose che possano conoscere e piacere a quanti più possibile. Però quelli sono brani che faccio molto spesso in occasioni particolari, per esempio da due anni in qua per i ragazzi del Clab, a cui faccio ascoltare anche canzoni che non ho mai inciso. In queste occasioni non c'è la liturgia e l'ufficialità di un concerto tradizionale, allora ci si può permettere di fare qualcosa di diverso".

Ti spaventa l'appuntamento all'Olimpico? (Katia, Pistoia)
"Un lavoro faticosissimo, ma elettrizzante. Per me sfide come queste sono praticamente indispensabili. Certo in questi giorni di prove entrare all'Olimpico vuoto, immenso, ti fa venire le vertigini: è impressionante".


Sale la febbre del concerto
Già venduti 70mila biglietti
ROMA - Con l'inizio delle prove, il 30 maggio, il conto alla rovescia per il concerto "Da me a te" di Claudio Baglioni all'Olimpico entrerà nel vivo. In effetti, già da domani pomeriggio, il popolo di Baglioni comincerà a respirare l'atmosfera del grande evento con una serie di iniziative e mostre al "Villaggio Baglioni" allestito per l'occasione. Il 28 Baglioni suonerà nel carcere di Rebibbia, la prova del 5 sarà dedicata ai soci del Clab (il fan club del cantante) e un'altra prova è prevista per i portatori di handicap.
Per il concerto del 6 giugno sono stati venduti già 70mila biglietti. Il loro prezzo varia dalle 25mila lire di curve e distinti alle 40mila della tribuna Tevere, alle 55mila della tribuna Monte Mario, fino alle 100mila della tribuna d'onore. Saranno montati 25 proiettori motorizzati posizionati a bordo palco. Per gli effetti speciali sono previsti 10 autobioscopiche da 5mila watt l'una, 18 macchine per effetti fumogeni, 4 turbine del vento, 12 "space cannon" da 4mila watt l'uno.

segnalato da Manlio

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