torna al menu
stampa
Rassegna stampa - sabato 14 marzo 1992 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

  <  elenco completo (595)   <  articoli pubblicati su Il Mattino di Napoli (13)
  <  altri articoli scritti da Federico Vacalebre. (2)

Pubblicato su Il Mattino di Napoli - 14/03/1992


Un trionfo allo zucchero filato
Baglioni, cantautore nazionalpopolare che ha imparato a sorridere

di Federico Vacalebre.

CASERTA: " Ora sono libero/un uomo/oltre ": così si chiudeva, dopo 99 minuti e 13 secondi, " Oltre ", l'ultimo famigerato doppio album di Baglioni. Un lp probabilmente di transizione, eccessivo, ridondante, che spesso sacrificava le innegabili intuizioni melodiche del cantautore per testi logorroici, infarciti di intellettualismi forzati, fuori posto. Quei versi ora sono diventati verità: Claudio è libero, oltre le paure e le insicurezze. Oltre "Oltre".
A guardarlo sul palco del Palamaggiò, davanti a sette-ottomila ragazzi 8ma non mancavano trentenni e quarantenni) che non si stancavano mai di fargli da coro, l'eterno ragazzo Baglioni sembrava cresciuto, maturato. E contemporaneamente tornato bambino. Non è un paradosso è la storia di Claudio-Cucaio che continua.
Claudio si è scrollato di dosso tanti problemi e finalmente affronta il mondo e la musica senza pensare di dover sempre difendersi da chissà quale attacco, risultando meno supponente, più umano e simpatico a tutti, anche a quanti continuano a non amare le sue canzoncine allo zucchero filato. Cucaio (Baglioni da bambino non riusciva a pronunciare correttamente il suo nome e così lo storpiava in Cucaio) ha ritrovato la voglia di giocare, di intendere la sua musica così leggera e popolare come divertimento, passione ludica, non più come eterna sfida con se stesso e con il mondo.
In Baglioni le personalità di Claudio e Cucaio convincono ormai tranquillamente. Chissà se è stato Claudio o Cucaio a suggerire di schiaffare proprio a inizio di concerto il brano più richiesto, l'ineffabile inno prevertiano di "Questo piccolo grande amore" preceduto da uno scherzoso travestimento. Claudio-Cucaio si è presentato sul palco con una finta barba nera, camuffato da inserviente pronto a lustrare il pianoforte su cui pochi istanti dopo, svelato l'inganno, avrebbe intonato, accompagnato da un infinito boato, la sua sigla. A essa ha fatto seguire altri "classici" del suo repertorio, da "E tu come stai" a "Signora Lia", "Sabato pomeriggio", persino "W l'Inghilterra" e "Porta Portese", mischiandole però con brani più recenti. Confrontare i brani degli esordi e quelli di "Oltre" permette di delineare la parabola artistica di Baglioni, adolescente di borgata che sognava una vita migliore cantando amori modello fotoromanzo e che, arrivato al successo, sogna ancora una vita migliore. Ma il suo sogno è cambiato: all'epoca di "Un cantastorie dei giorni nostri" per raggiungere la felicità gli bastava la fidanzata giusta, l'illusione di un amore eterno, mentre l'uomo di "Oltre" cerca il riconoscimento del suo lavoro, non vuole più essere denigrato, indicato come il controaltare populista e reazionario dei cantautori "impegnati" (che brutta parola!).
Fortunatamente, però, il Baglioni di "Oltre il concerto" ha superato, almeno apparentemente, anche questo problema. Non cerca più di farsi perdonare né di farsi amare a tutti i costi. Non né ha bisogno: perché mai cercare disperatamente di farsi accettare da qualcuno che non ama "Poster", "Avrai", "Strada Facendo" e "Io lui e la cana femmina" quando gli basta accennare le prime note, come è successo ieri notte al Palamaggiò, per ricevere indietro un enorme boato, quando potrebbe starsene fermo e muto a guardare migliaia di persone che cantano felici i suoi contestati versi.
Così Claudio-Cucaio e il suo affiatatissimo gruppo, in grado di regalare impasti sonori brillanti nonostante la pessima acustica del Palamaggiò, possono ridere, scherzare, saltare da una parte all'altra del palco-ring posto al centro del palazzetto, munito di pedane mobili, ascensori e braccia meccaniche che permettono l'andirivieni dei musicisti: Claudio-Cucaio appariva solitario alle tastiere, si ritrovava circondato da una fragorosa rock band (nelle cui fila brillava il basso di Tony levin, già con Peter Gabriel e i King Crimson di "Discipline"), poi magari preferiva suoni acustici (come quelli di una fisarmonica, affidata ad una delle sue coriste)…
Sembrava di essere i un luna park, una continua girandola di trovate e di stati d'animo semplici, raccontati con un linguaggio quotidiano (i pezzi di "Oltre" fanno, in questo senso, eccezione) e facilmente comprensibile, oltre che condivisibile. Claudio-Cucaio non sarà De Andrè, Dalla o Vasco Rossi, ma è indiscutibilmente il più amato dagli italiani, il più abile confezionatore di leggerissime canzoni destinate a restare nell'immaginario collettivo di più generazioni, il padre putativo di tutti i Ramazzotti-Masini-Vallesi prossimi venturi…Per lui dello show, "La vita è adesso", la vita è un sogno rosa, almeno per il tempo di una canzone. Poi senza pietà, ricomincia la vita vera.


segnalato da Alfonso

  <  elenco completo (595)   <  articoli pubblicati su Il Mattino di Napoli (13)
  <  altri articoli scritti da Federico Vacalebre. (2)