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Rassegna stampa - venerd́ 1 marzo 1991 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su 105 Radio Magazine - 01/03/1991


Baglioni, sei anni dopo
Tutto quello che avreste voluto sapere su Oltre e non avete mai osato chiedere: un'intervista esclusiva per 105 Radio Magazine


Non avevamo dubbi: la prima radio a cui Claudio Baglioni ha pensato per una delle sue rare interviste dopo anni di silenzio, è stata proprio Rete 105. E il successo con cui i nostri ascoltatori hanno accolto la presenza del cantante nei nostri studi, telefonando in diretta per porgli le loro domande tramite il critico Mario Luzzatto Fegiz, ha confermato che la popolarità radiofonica di Claudio è sempre a livelli record. Anche se qualche fan e critico musicale, stanco di attendere l'uscita di Oltre, stava già cominciando a dare segni di impazienza, accusando più o meno apertamente l'autore di Questo piccolo grande amore di prendere in giro il pubblico. Noi e voi però lo sappiamo bene: Claudio ha sempre avuto bisogno di tempi lunghi, di privacy, di concentrazione. Se ha impiegato tanto tempo per confezionare un album, oltretutto doppio, era solo perché voleva offrire ai suoi fans un prodotto perfetto sotto tutti i punti di vista.
Come del resto ci conferma lui stesso:

Sì è vero dall'ultimo mio disco che risale al 1985, è passato un bel po' di tempo, se escludiamo l'esperienza dal vivo di Assolo. Il fatto è che mio malgrado, amo troppo la perfezione. Pensate che Oltre in pratica era già pronto alla fine del 1989: mancavano solo alcuni interventi di musicisti ospiti, alcune limature ai testi. Però c'era qualcosa che non andava: a un certo punto mi sono ritrovato a chiudere l'album con una sensazione di estraneità che riguardava certi aspetti e capitoli particolari. Allora mi sono preso la briga, anche se la casa discografica stava già preparando la promozione e aveva addirittura fatto prenotare il disco nei negozi di pensarci su ancora un po'. La cosa ha suscitato subito un sacco di reazioni, più o meno centrate, e io ho scelto di starmene zitto: qualsiasi cosa avessi detto in quella situazione sarebbe stata sospetta, anche perché io per primo non sapevo ancora bene dove volevo arrivare. Il problema è che limando qui, sistemando là, ho spostato in pratica l'uscita dell'album di un anno, ma mi pare ne sia valsa la pena...

Però il disco è stato accolto con parecchie critiche: tu come le giudichi?
Devo dire che tutto sommato sono abbastanza contento di come la critica ha giudicato Oltre. A me sembra di aver fatto comunque un buon lavoro, di aver tirato fuori un doppio album che se non altro ha avuto la possibilità di creare discussioni e polemiche: non è certo cosa da poco, in un momento in cui la musica scivola via con gran fretta e superficialità, in una fase di consumo molto facile com'è quella che stiamo vivendo. Trovo che il disco sia stato abbastanza analizzato, anche se non vorrei certo trovarmi nei panni di un critico musicale quando gli arriva questa mole di canzoni, 90 minuti di musica da ascoltare e soppesare....C'è qualche commento talmente ricco di acredine e di cattiveria decisamente sospetto: ad esempio, la polemica sulla dimensione, la confezione, la velleità di Oltre mi sembra decisamente inutile. Uno che fa un disco ogni cinque anni come me, il rischio di essere velleitario e prolisso lo corre comunque……

Una delle critiche a Oltre riguarda l'uso di certa poesia, giudicata troppo esagerato da parte tua. Sei d'accordo?
Bisogna considerare prima di tutto che l'uso della parola in alcuni punti della canzone viene fatto per aggiungere altra musica a quella che già c'è. Voglio dire: quando si suona, il musicista insiste su un determinato riff e lo modifica di poco, lo rende ripetitivo. In questo senso va vista la ricerca di parole che non hanno contenuti rilevanti, ma hanno il solo scopo di conferire certe sonorità, certi colori, certi climi, certe atmosfere....

Ci puoi raccontare com'è andato il terribile incidente che ti è capitato poco prima dell'uscita del disco?
Mi piacerebbe molto, ma non ricordo niente. E sì che non avevo né mangiato, né bevuto troppo: rientravo dall'aver visto qualche amico, ed ero completamente in me. Ci deve essere stato un secondo di disattenzione da parte mia e sono andato a sbattere. Sono svenuto, e mi sono svegliato tutto pesto, con dolori alle mani e la lingua ridotta male. Confesso di aver provato un attimo di panico: vuoi vedere, mi sono detto che questa povera carriera di cantante è già destinata a finire? Invece per fortuna si è sistemato tutto: adesso ho ancora la lingua malconcia, ma nel giro di qualche settimana sarà tutto a posto.

Già, altrimenti adesso non saresti qui con noi. Ma tu ad esempio, ti esprimi meglio a parole, durante le interviste, o preferisci far parlare le tue canzoni?
Il fatto che io, come mi pare tutti i miei colleghi, curiamo molto la nostra opera, facciamo cioè dei dischi centellinando le nostre intuizioni, raccontando al meglio le nostre verità, le nostre non-verità, le nostre incertezze. Poi quando si va a raccontare quest'opera alla stampa o
in una trasmissione televisiva, ma basta anche un servizio fotografico, si cade automaticamente di tono. Non so ancora bene per quale motivo particolare.

Parliamo d'amore: come sono i tuoi rapporti con le donne?
Sempre abbastanza traumatici. Del resto lo dico chiaramente, in Oltre, album terribilmente centrato su un solo personaggio dove le donne sono viste senza nessuna possibilità di analisi, senza alcuna strizzatina d'occhio, senza nessuna voglia d'interpretare l'universo femminile. C'è proprio una denuncia dell'impossibilità di capirle. Del resto, quando ci si ritrova fra maschi si fa sempre questa specie di barricata, un po' sciocca e bieca a dire la verità, nei confronti delle donne, illudendosi che magari per una sera si può fare a meno di loro. Questo non toglie che l'amore sia sempre al centro delle mie canzoni: un amore, come quello descritto in Oltre, sempre controverso, difficile da decifrare, da trovare, in un mondo in cui è sempre più appiattito e perso.

Come mai hai deciso di dare una serie di concerti in discoteca, a sorpresa e senza nessun annuncio?
Sì mi sono esibito in alcuni locali storici: il Kiwi di Piumazzo, il Baccarà di Lugo di Romagna, la Bussola di Viareggio... Tutti i posti in cui ci esibivamo noi cantanti degli anni Settanta, prima ancora che si parlasse di stadi di palasport, di arene. L'idea è venuta una sera a tavola: io avevo voglia di tornare a suonare dal vivo, stando però molto vicino al mio mestiere e alla mia ambizione, che è quella di diventare un giorno un musicista con tutti i crismi, ma anche al mio pubblico. Così mi sono messo a rifare musica come una volta, ad amarla, insieme a qualche disperato come me. Durante queste prove mi sono accorto che la via più veloce per arrivare alla gente era quella di suonare in locali non molto grandi e senza liturgie precotte, senza manifesti, senza calendari da rispettare, senza nessuna spiegazione di questi concertini improvvisati. Così, ci siamo decisi: dopo gli accordi con i manager (il patto è chiaro: se c'è anche un solo manifesto, un solo annuncio per radio, o si sparge misteriosamente la voce, si annulla tutto) arriviamo lì col nostro pullmino e i nostri strumenti, e a metà serata il disk-Jockey annuncia una sorpresa; e noi attacchiamo a suonare. Finora è tutto andato bene: penso che sarà veramente la via migliore per ritrovarmi al centro del mio mestiere.

Però adesso affronterai una tournée vera e propria…
Sì, dalla fine di Marzo, se ce la faccio ad allestire in tempo il mio progetto. Che è quello di costruire un tendone mobile con cui girare le città e stabilirmi in ogni posto per diversi giorni.
Ma non il solito tendone da circo: una specie di casa accogliente e funzionale, con tutta una serie di comfort. Ad esempio, la possibilità di parcheggio nelle vicinanze, la sicurezza del posto prenotato, e da cui si possa vedere e sentire bene in qualsiasi posizione ci si trovi.
Un posto che i miei tecnici stanno cercando di rendere acusticamente perfetto, e che il pomeriggio sia a disposizione di chiunque voglia seguire dei corsi di musica, ad esempio, o di provare sul palco il giorno in cui noi ci riposiamo.
Insomma, una situazione abbastanza diversa dalle solite, ma che garantisce al pubblico di non dover rimpiangere, come spesso accade, il prezzo del biglietto.

Che ricordo hai del concerto di Amnesty International a Torino?
Prima di tutto vorrei chiarire una cosa: io non sono arrivato su quel palco in maniera strumentale o mafiosa. Questo per spiegare la forte contrapposizione che c'è stata in quell'occasione alla mia presenza. Io avevo cominciato ad annusare la nascita di questa iniziativa tempo prima, grazie alla mia amicizia con Peter Gabriel, ed è proprio grazie a lui se ho partecipato. Anche se a Torino mi sentivo un po' Peter Pan: non avrei mai immaginato che potessero accadere certe cose. Certo l'idea che io, cantante popolare che quasi mai in passato si era avvicinato a questo tipo di problematiche, potesse partecipare a una grande manifestazione nella quale si parlava di problemi mondiali, non mi dispiaceva affatto. Ma non ho pensato alle conseguenze: se dovessi fare una critica a me stesso devo ammettere di essere stato un po' sciocco prima, ma non certo durante la manifestazione.

E' vero che ti piace fare l'eterno adolescente, anche adesso che hai quarant'anni?
Sì: ho capito che se negare agli altri la propria adolescenza significa provocare dolori e disillusioni, allora preferisco tenermela.

Come mai appari così raramente in pubblico?
Sono sempre abbastanza a disagio quando mi devo presentare in pubblico: per evitare le situazioni di imbarazzo in cui spesso mi trovo in occasione di interviste, preferisco evitarle. E non è certo una forma di pubblicità: anche a me piacerebbe, come tutti gli artisti che fanno questo mestiere, essere sempre al centro dell'attenzione, presente, guardato, ammirato e contestato.


Con Oltre, il cantante romano festeggia i vent'anni di carriera discografica. Vent'anni che in realtà sarebbero anche di più se consideriamo le primissime esperienze musicali: la partecipazione, ad esempio, del timido tredicenne Claudio (che sta studiando chitarra e pianoforte) al concorso Voci Nuove di Centocelle, il quartiere romano dove abita, alla manifestazione Ludi Canori o al Festival degli Sconosciuti. Dopo questi primi assaggi, il diciassettenne Baglioni fa l'intellettuale tutto vestito di nero (gli amici lo chiamano Agonia), organizza pretenziosi spettacoli musical-teatrali e soprattutto bussa alle porte delle case discografiche con le sue canzoni un po' tristi e malinconiche. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, è la RCA a dire di sì: esce così nel 1970 il primo 45 giri di Claudio Baglioni Signora Lia, seguito dall'album Un Cantastorie dei nostri giorni. Sia l'uno sia l'altro non interessano più di tanto il pubblico: perfino alla Gondola d'argento di Venezia a cui partecipa il cantautore si piazza all'ultimo posto nel girone delle giovani promesse. Il successo però è dietro l'angolo, con l'uscita nel 1972 di Questo piccolo grande amore: il singolo compreso nell'album che porta lo stesso nome, vende la bellezza di un milione di copie, e fa immediatamente di Claudio una popstar. L'album successivo, Gira che ti rigira amore bello, non ripete gli stessi risultati, ma contiene comunque due canzoni destinate a diventare dei classici: Amore bello e Io me ne andrei. Va meglio con il 33 seguente, E tu...., che comprende anche Ninna nanna ninna nanna, e quello dopo, Sabato pomeriggio, con la canzone omonima che rimane in classifica per quasi quattro mesi. Senza parlare del boom di Solo, il disco del 1977 che consacra definitivamente Claudio Baglioni uno dei protagonisti della canzone italiana. Seguono altri successi: E tu come stai?, un disco intimista che segna anche il cambio di casa discografica, e Strada facendo. Nel 1982, felice di essere diventato papà (Claudio è sposato dal 1973 con Paola Massari), intraprende la prima grande tournée della sua carriera: l'inno dei suoi fans, Alè-oò è il titolo del doppio album live ricavato da questi concerti. Per tutto il 1983 e 1984 nessuna ha più notizie del cantautore: riappare l'anno dopo al Festival di Sanremo cantando dal vivo Questo piccolo grande amore (eletta nello stesso anno Canzone del secolo). Pochi mesi dopo esce La vita è adesso, che precede una nuova trionfale tournée: 54 date davanti a più di un milione di spettatori il bis è l'estate successiva, con Baglioni da solo sul palco circondato da tastiere elettroniche: da questi concerti viene tratto il triplo LP Assolo.
Poi, dopo un lungo periodo di silenzio interrotto solo dalla apparizione all'Amnesty Tour a Torino nel 1988, esce finalmente l'anno scorso l'atteso Oltre.
E adesso, è in programma una nuova tournée.


segnalato da Enrico

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