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Rassegna stampa - domenica 1 febbraio 1987 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Tutto - 01/02/1987
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CANTAUTORE IN ASSOLO
CLAUDIO BAGLIONI



di Fabio Santini

foto Il cantautore romano ha pubblicato un triplo album che è la documentazione sonora della tournée dell’anno scorso, vissuta da solo sui palchi italiani. “Mi ero messo in competizione con me stesso”, spiega Baglioni, “quasi volessi ancora dimostrarmi che sono un musicista”. “Assolo” è stato rifinito a Rimini ed è prodotto da Celso Valli. Il disco segna un’ulteriore svolta nella maturazione di Claudio, un artista costantemente alla ricerca di nuove energie.

“Ciao Claudio. come stai?”. Baglioni risponde dall’altra parte del filo del telefono, a Roma. Parla pacatamente come al solito, esprime concetti con molta riflessività, discute del suo album triplo, “Assolo”, cercando di ricomporre il mosaico, dai tempi del progetto fino alla realizzazione, percorrendo un’altra tappa del cammino di vita d’artista alla continua ricerca di nuove verifiche sonore. “Durante la tournée 1986, in giro per l’Italia accompagnato da tastiere, pianoforte, chitarre e batteria elettronica, il mio staff tecnico ha registrato tutti i concerti. In genere faccio sempre così. Si registrano le serate poi si riascolta tutto con il mio gruppo di lavoro: mia moglie Paola, il music-maker Pasquale Minieri, qualche tecnico del suono”.

Quindi tu eri già partito con l’idea di realizzare un disco dal vivo...

“Non proprio. Insomma, a tournée conclusa, quando i primi giorni dopo lo stress dei concerti ti senti come finito in pensione perché le giornate tutto d’un tratto abbandonano i ritmi affannosi e frenetici e le ore passano più lente, abbiamo riascoltato il tutto a casa mia e di Pasquale. Abbiamo anche lavorato in un piccolo studio romano. Ci siamo accorti che c’era dell’ottimo materiale, che forse andava rivisto, rimesso a posto, ma il contenuto per un disco c’era per cui si progettava la possibilità di registrare”.

Cosa è successo dopo?

“Siamo andati a Rimini. Abbiamo lavorato con il produttore Celso Valli. Sul motivo “Poster” ci siamo accorti che l’unico microfono che riprendeva la mia voce era quello che in realtà si usa per raccogliere i rumori d’ambiente, del pubblico. Si era creato un clima pieno. Provavo le stesse emozioni di quando io sto sul palco e capto suoni e volti senza fisicità, ma con grandi flussi emozionali. La stessa cosa ora si stava riproponendo lì, in studio. E allora abbiamo deciso di filtrare tutte le canzoni con quel tipo di sistema. Un lavoro difficile e faticoso che ha richiesto un montaggio di carattere cinematografico. Capisci, da un documento reale è nato un disco fantastico, diabolico, ai limiti dell’impossibile, qualcosa di realmente nuovo...”.

Quanto è durata tutta l’operazione di “Assolo”?

“Una cinquantina di giorni, di fatiche e di impegno mai dati prima per qualsiasi altro disco. Perché si è passati da una registrazione, con tutte le sue impurità e la sua straordinaria carica da concerto, a qualcosa di indefinibile se non con i limiti della fantasia, filtrata con il cuore, il coraggio, l’uso della tecnologia, ma ragionato, preservando sempre la figura dell’uomo che muove tutto il meccanismo”.

Com’è nato il progetto di “Assolo”?

“Un anno fa me ne stavo nella mia casetta di montagna.
Suonavo chitarra e pianoforte; ho ripercorso il cammino di tutte le mie canzoni. Da quando avevo il gruppo ad oggi. Mi sono detto: adesso mi metto a fare il musicista. Volevo fare uno spettacolo con un sistema innovativo: un cantautore calato nella cornice dei grandi stadi a stretto rapporto con il suo pubblico, senza le “difese” dei suoi collaboratori sul palco, affidandosi alla voce e agli strumenti da lui stesso suonati. Mi ero messo in petizione con me stesso, quasi volessi ancora dimostrarmi che sono un musicista. Ecco, “Assolo” vuole di proprio questo: Baglioni è un musicista che canta le sue canzoni. Sembra stupido che lo debba dire proprio io ma credo che questo album segni un’ulteriore svolta nella mia maturazione musicale. E’ in questo senso un momento molto importante per me. Perché non seguo il successo, preferisco farmi inseguire... L’unica strada che seguo è quella della ricerca, della scoperta di nuove vie per esprimermi, per darmi al mio grande pubblico cercando di non cadere nelle ripetizioni, nei tranelli di un ingranaggio così ben collaudato. Mi muovo in un sistema difficile, dove mi devo guardare da un sacco di cose che non vanno. Cassette nei detersivi, dischi vecchi che vengono ripubblicati, libri cattivi che escono come noccioline. Per questo ho istituito un servizio telefonico di segreteria (063603890; 063602897) per dare al mio pubblico, che magari si trova disorientato, i segmenti della mia attività ufficiale”.

Hai dichiarato: ora smetto per tre anni...

“Non l’ho mai della questa frase. Mi piace fare musica, mi soddisfa, mi realizza, mi placa, mi fa stare bene... Ho contatti con l’estero in questo momento e non escludo... Chissà... Suonerò ancora quando ci saranno garanzie per il rispetto verso il pubblico, strutture più adeguate e migliori”.

Claudio, una volta Dalla mi ha detto che la più brutta canzone di un cantautore è più bella del più bel motivo di disco dance...

“In questo momento la musica italiana è strozzata da una situazione molto difficile. Si importa moltissima musica straniera, si produce musica straniera in Italia. Si dà così poco spazio agli autori nuovi. E’ un danno per tutti: per la musica e per l’ambiente italiano in genere”.

Claudio ha un attimo di pausa. Poi, finalmente, esclama: “Ma allora ti è piaciuto questo disco?”: Gli rispondo: “Sì, più di un album di Claudio Baglioni...”

Foto di Guido Harari

segnalato da Roberta

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